Paolo Siepi, ItaliaOggi 23/1/2015, 23 gennaio 2015
PERISCOPIO
Il sonno della sinistra genera Renzi. Jena. La Stampa.
Regionali in Veneto: Alessandra Moretti si presenta senza il simbolo del Pd. Non si abbinava con il vestito. Spinoza. Il Fatto.
L’islam radicale nasce da un’errata interpretazione della Torah, dice Matteo Salvini a Skynews24. Voleva dire il Corano. E poi diciamolo: se la Torah l’ha scritta Maometto, dietro c’è di sicuro lo zampino di Mao. I soliti cinesi che rubano il lavoro ai tabaccai padani con gli accendini taroccati. Ma la Lega mica si fa fregare. Ora si allea con la Corea del Nord e dichiara guerra alla Cina. Però dopo la terza birra. Marco Travaglio. Il Fatto.
Non ho trascorso la mia gioventù all’Aiglon College in Svizzera. Non sono amico dei figli di Agnelli. È una vita dura. Non lo dico per attirare la vostra simpatia, ma è dura. Sono solo. Giorgio Armani, stilista. Corsera.
La galera, chiunque ci vada a finire, la penso come una mia sconfitta. Ma evidentemente io non sono di sinistra. O non lo sono i giustizialisti che fanno i cortei gridando: «Previti in galera», quelli che lanciano le monetine, quelli che vogliono mani pulite e poi, a casa, picchiano la moglie. Se poi vogliamo buttarla in politica, come fa la sinistra a non capire che ha ricevuto solo danni dalla prossimità con i magistrati? Ogni qualvolta ha puntato sulle inchieste per vincere, ha ricevuto sonore sconfitte. A partire del ’94, quando la stagione di Borrelli e di Di Pietro avrebbe dovuto trionfalmente portare Occhetto al governo. Claudio Velardi, L’anno che doveva cambiare l’Italia. Mondadori, 2006.
Voltaire, a cui è stato arbitrariamente attribuita la frase: «Non condivido le tue idee ma sono pronto a morire per consentirti di esprimerle», concludeva invece le proprie lettere con «écrasez l’infâme». L’infame, che causava morte e terrore a una nazione, andava, secondo Voltaire, schiacciato, distrutto, annientato. Le Point.
Ho portato a casa la mia vecchiaia come si porta a casa la pelle dopo una guerra. Molti pensano che la vecchiaia sia una specie di salvadanaio da cui prendere le ultime monete di scambio con la vita. Per come la vedo io, essa è la stagione che ci prepara all’incontro con il nulla. I mille perché della vita finiscono lì. In quell’appuntamento. Non sai cosa c’è. Non sai chi arriva. Ecco, se penso alla mia scrittura, ai miei romanzi, alle mie storie, so che tutto è nato da questo enigma. Enzo Bettiza. (Antonio Gnoli). la Repubblica.
(mfimage) Andai a sentire Benigni a Venezia. Uno spettacolo meraviglioso. Esordì dicendo: «Veneziani! Cosa sarebbe il mondo senza Venezia! Il Friuli crollerebbe addosso all’Emilia!». Ti faceva sentire parte della storia. Poi venne a La Spezia. E anche lì: «Liguri! Cosa faremmo senza la Liguria! Il Piemonte scivolerebbe in mare!». Dario Vergassola, (Francesco Chiamulera). Il Fatto.
Sul terrazzo romano di questo vecchio palazzo a Prati, stanotte un cielo basso di nuvole, e rossastro delle luci della città. Il vento umido sa quasi di mare; i gabbiani se ne fanno portare, lenti, e sopra ai tetti stridono la loro acre risata. Attorno a me, quassù, nessuno, solo una foresta di antenne alte e secche, e comignoli, e rugginosi omini segnavento: che in questa oscurità paiono fantasmi, o forse veramente lo sono. La mole del Cupolone domina grave l’orizzonte. È l’ora dei tg, e queste antenne apparentemente mute gracchiano, giù nelle case, dei vizi di Mafia Capitale. Roma qui sotto, sdraiata sui suoi colli, pigra, pare una donna bella e un po’ sfatta, che stia ad ascoltare, indolentemente. Eppure oggi nella folla, in via Cola di Rienzo, quante facce serene; e mendicanti a cui non pochi regalavano una moneta, e alcuni, ed è raro altrove, perfino una parola. Marina Corradi. Tempi.it
Nella foga della polemica, dove è a suo agio come un fagiolo nel baccello, Vittorio Sgarbi si spinse un giorno a liquidare gli allarmi sull’inquinamento e la polvere sollevata dalle scarpe dei visitatori che metterebbero a rischio la celeberrima Ultima cena a Santa Maria delle Grazie con modi così spicci da mazzolare lo stesso Leonardo: l’inquinamento «non rovina un bel niente perché il dipinto non si può rovinare. Quella cagata di affresco non si può danneggiare più di così. È già un fantasma...». Esagerava? Certo che esagerava. E lo sapeva benissimo: «Volevo dire che non è un “affresco”: l’ha dipinto a secco. Sbagliando. Ed è così». Vittorio Sgarbi (Gian Antonio Stella). Corsera.
Ieri stavo girando i canali tv e ritrovo la donna più bella dell’intera storia moderna, Laura Freddi. Finito il suo programma ho subito demolito il televisore, che non è nemmeno mio, ma della mia convivente che attualmente è in manicomio all’estero. Basta guardare la tv! Non c’è mai stata e mai ci sarà una donna così bella. Dispiace aver garantito di non scrivere più lettere d’amore, ma a questo punto non posso rinunciare a scrivere quella più importante. Gentile Laura, sono un uomo molto solo e senza diploma. Abito in un casolare di campagna che non so di chi è, per cui se domani arriva qui un estraneo e dice: «Sono il padrone del baraccone», io, senza problemi, gli pago l’affitto. Laura, le chiedo cortesemente di non divulgare la notizia. Non ho hobby, ho 51 anni compiuti (proprio oggi), sono un elettore di Futuro e libertà. Non lavoro, anzi sì. Infatti a volte vado a prendere Buffon all’eliporto di Parma e lo accompagno dove deve andare. Sì, non volevo dirtelo perché sembrava di vantarmi, ma sono un pilota di elicotteri. Fino a 40 anni ero pilota di jet su una portaerei francese. Poi mi hanno mandato via per motivi vari. Non ho fatto ricorso al Tar perché mi dispiaceva offendere le istituzioni che hanno preso tale decisione. Per passare le giornate prendo il treno e vado a Milano a girare a piedi a vuoto. Laura, devo salutarti, è inutile essere falso: mi ha telefonato adesso il Foglio per ordinarmi una lettera d’amore alla dottoressa Ghisleri. La vogliono tra un’ora. Maurizio Milani. Il Foglio.
Dedicato ai bambini accento, ai genitori apostrofo, ai parenti e alle parentesi. Alessandro Bergonzoni. Il venerdì.
Non chiamare le cose con il loro nome è già una sconfitta. Jean-Pierre Le Goff. Figaro.
La notte era nera come un’anima priva di grazia. Hilary Mantel, Un posto più sicuro. Fazi editore.
Per diventare centenario bisogna cominciare da giovani. Proverbio russo.
Se una donna vuole adescarmi chiamo in soccorso mia moglie. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 23/1/2015