Marco Bertoncini, ItaliaOggi 23/1/2015, 23 gennaio 2015
MARTINO, CANDIDATO COME IL PADRE
Se davvero Antonio Martino sarà candidato da Fi (non è chiaro come si comporteranno Ncd e Udc: per ora c’è un generico annuncio, indicante propensione per la scheda bianca) nei primi tre scrutini per il Colle, si presenterà per la prima volta un curioso caso in un’elezione presidenziale: la candidatura del figlio dopo quella del padre.
Infatti mezzo secolo addietro, nel dicembre ’64, il Pli presentò, come proprio candidato di bandiera, Gaetano Martino, padre di Antonio.
Martino senior aveva una lunga carriera alle spalle, ricca di incarichi ministeriali (Istruzione ed Esteri), politici (presidente del Pli), istituzionali (presiedette l’Europarlamento, ed è noto il suo decisivo impegno per la nascita dell’Europa unita) e accademici (fu rettore a Messina e a Roma). Nelle elezioni presidenziali cui si giunse a causa delle dimissioni del malato Antonio Segni (e che videro la complicata successione di Giuseppe Saragat), i liberali votarono per lui in una decina di scrutini. Ottenne dai 53 ai 63 voti.
Il figlio Antonio ha pure lui esperienza ministeriale, alla Difesa e, più brevemente, agli Esteri (come il padre: altra curiosa continuità). Dal ’94 è deputato, sempre vicino a Silvio Berlusconi, ma anche critico, e pubblicamente, forte dell’essere il numero 2 tra i fondatori di Fi. Le sue riserve sulla nascita dell’euro lo fanno passare per un euroscettico, laddove è invece sempre stato un puntuale avvisatore dei rischi che si correvano. Anche lui è stato professore universitario: mentre il padre era medico, il figlio è economista.
Per la verità, già nelle ultime presidenziali qualche voto disperso era giunto a Martino iunior. Stavolta, però, se si confermerà l’annuncio, si tratterà di un ben più consistente pacchetto di voti. Dopo cinquant’anni, quindi, verranno di nuovo lette numerose schede per un politico della famiglia Martino. Non sono mancati minori episodi, nelle presidenziali, segnalanti la presenza di parenti di celebri politici. Si possono ricordare, in alcuni scrutini per il Colle nel 1978, i voti assegnati a Eleonora Moro, da poche settimane vedova di Aldo, e a Carlo Alfredo Moro, magistrato e fratello di Aldo. Qualche scheda nel 2006 recava il nome di Linda Giuva, archivista ma nota come moglie di Massimo D’Alema.
Senz’altro i voti più polemici giunti a un parente di un personaggio celebre restano quelli assegnati in alcuni scrutini del 1964 a Ludovico Montini, il quale era sì parlamentare della Dc ma soprattutto fratello di Paolo VI. Era una denuncia ben più che allusiva a interventi d’Oltretevere sulla Dc, in quei frangenti allo sbando (infatti il candidato ufficiale, Leone, dovette ritirarsi).
Marco Bertoncini, ItaliaOggi 23/1/2015