varie 20/1/2015, 20 gennaio 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - LA BATTAGLIA DELL’ITALIACUM
REPUBBLICA.IT (ore 15.35)
ROMA - L’assemblea dei senatori Pd ha votato sì con 71 voti all’Italicum di impianto renziano. Ma la minoranza del partito - in tutto 29 senatori che hanno firmato il documento Gotor contro i capilista bloccati - ha deciso di non partecipare al voto, lasciando la sala della riunione. Un senatore si è astenuto. Il premier Matteo Renzi ha chiesto ai suoi parlamentari di Palazzo Madama di votare compatti, sia nel gruppo che in aula, l’emendamento Esposito, il cosiddetto "maxicanguro", ossia la modifica che ne annulla in sul sol colpo 40mila, blindando di fatto l’Italicum. Riassume i punti cardine della legge come se ne fosse una copia e, se votato, neutralizza tutti gli altri emendamenti. "Non si tratta di un voto di coscienza - ha ribadito Renzi qualche istante prima della votazione- ma se poi mancassero i numeri in Senato sarebbe molto grave".
"C’è stata una discussione vera e seria e c’è stato ascolto reciproco - ha detto il premier in assemblea in fase di replica - Dalle nostre decisioni dipende la tenuta del Paese". A chi gli ha rimproverato il patto del Nazareno ha risposto che "anche prima si parlava con Berlusconi e con Verdini. Voglio fare la legge elettorale con Berlusconi perché non voglio più governarci insieme".
"La questione dei capolista nominati non è decisiva - ha continuato Renzi - Elementi decisivi sono il premio alla lista e il ballottaggio. Se ci fosse stata questa legge elettorale Bersani sarebbe andato al ballottaggio e sarebbe diventato presidente del Consiglio".
Renzi ha anche chiarito che il voto sul Quirinale non c’entra niente con l’italicum. "Questa è una legge positiva che ci copieranno in Europa - ha aggiunto - per la prima volta diamo al partito una funzione nuova, ecco perché l’equiparazione tra segretario e presidente del Consiglio. Proporrò per questo anche una modifica allo statuto: segretario per 5 anni anzichè 4". E ha concluso: "In un partito democratico non si caccia la minoranza ma dopo il confronto si decide per fare insieme le cose".
L’incontro Renzi-Berlusconi. Questa mattina, a un anno esatto dalla stipula del patto del Nazareno, Matteo Renzi e Silvio Berlusconi si sono visti di nuovo per un incontro decisivo rispetto agli appuntamenti che potrebbero rappresentare uno snodo cruciale della legislatura: elezione del nuovo capo dello Stato, riforme istituzionali e - tra i mal di pancia interni al Pd - nuova legge elettorale. I due, accompagnati dai rispettivi staff, si sono parlati a Palazzo Chigi.
Un colloquio - durato circa un’ora - propedeutico ad una serie di altri impegni previsti per la giornata. Alle 12.30 il premier, come abbiamo visto, ha incontrato i sentatori del Pd incassando il sì del gruppo all’Italicum. Nel pomeriggio, invece, anche per Berlusconi è previsto un confronto con il proprio gruppo a palazzo Madama. Nell’agenda del presidente del Consiglio si inserisce pure un delicato Consiglio dei ministri con all’ordine del giorno le misure antiterrorismo e la riforma delle banche Popolari che agita i settori cattolici della maggioranza. Poi la partenza per il vertice di Davos.
LEGGI Renzi: "Vogliono pugnalarmi alle spalle" di G. DE MARCHIS
Lo scontro con la minoranza. Sul nodo dei nominati è intervenuto oggi anche Gianni Cuperlo, esponente della minoranza dem: "L’impegno di Miguel Gotor e altre decine di senatori per un parlamento scelto finalmente dai cittadini è coerente con quanto tutto il Pd, compreso Renzi, si è impegnato a fare davanti al Paese. Se oggi il capo del governo per difendere il patto con la destra sceglie la via di un parlamento composto in larga misura di nominati si colpisce alla base quel principio della rappresentanza che la riforma vorrebbe rigenerare".
E a pochi minuti dall’inizio dell’assemblea del gruppo, Gotor ha affermato che "ormai non c’è alcuna trattativa" tra la minoranza Pd e i vertici del partito. "E siamo in 29 senatori dem a confermare la linea del no ai capilista bloccati" nell’Italicum, i 29 che poi presenteranno a Renzi un documento di sostegno all’emendamento Gotor. "Ormai - ha aggiunto Gotor - la discussione è solo con Berlusconi".
Botta e risposta su Twitter. Ma in mattinata la discussione politica si era articolata anche su Twitter. In un post Renzi aveva scritto che con l’Italicum spariscono le liste bloccate.
Il botta e risposta, poi, era andato in scena - sempre su Twitter - con Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia.
Renzi-Meloni, botta e risposta su Twitter sulla legge elettorale
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A ruota, Danilo Toninelli, deputato del Movimento 5 Stelle, aveva rilanciato con una proposta che non chiama per nome e cognome i destinatari ma che lascerebbe intendere un’apertura alla minoranza Pd.
Ddl riforme alla Camera. Alla Camera invece è proseguito l’esame del ddl riforme, dopo che ieri è stato approvato l’articolo 1 che sancisce il superamento del bicameralismo paritario. Proprio a Montecitorio, Sel e Lega hanno chiesto la sospensione dei lavori dell’aula fino alla conclusione dell’incontro Renzi-Berlusconi. Ma l’assemblea ha respinto la proposta per 197 voti di differenza.
Telefonata Berlusconi-Daul. Intanto ieri lunga e cordiale telefonata tra Berlusconi e il presidente del Ppe, Joseph Daul. Secondo quanto riferiscono fonti azzurre, nel corso del colloquio telefonico, il cavaliere ha esposto al presidente del Partito popolare europeo il quadro della situazione politica in vista delle votazioni per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Daul si è congratulato con l’ex capo del governo per l’incontro e la convergenza di opinioni avuta tra Berlusconi e Angelino Alfano soprattutto in merito alla decisione di sostenere insieme, nella trattativa con Renzi, un candidato al Colle che provenga dall’area moderata e quindi in linea con la storia dei popolari europei.
AGGIUNTA DELLE 18.36
Silvio Berlusconi, che questa mattina ha visto Renzi e nel pomeriggio si è riunito a sua volta con i senatori di Forza Italia, invece ha invitato il gruppo a rispettare i patti e a votare l’emendamento Esposito. In cambio di questa apertura di credito, l’ex premier avrebbe ottenuto garanzie per il futuro, sul nome del prossimo capo dello Stato (martedì si rivedrà con Renzi per condividere il successore di Giorgio Napolitano) e, forse, anche sulla sua piena agibilità politica.
Una scelta che, raccontano fonti azzurre, avrebbe sollevato la protesta della fronda forzista, a cominciare dai fedelissimi di Raffaele Fitto. In 20 hanno votato contro alla linea indicata dall’ex cavaliere. In realtà, 13 sono i frondisti di FI, mentre 7 quelli del gruppo di Gal.
AGGIUNTA DELLE 20.23
Il voto al Senato. L’inizio delle votazioni sull’Italicum a Palazzo Madama è cominciato nel tardo pomeriggio. L’emendamento Esposito è stato ritenuto ammissibile dalla presidente supplente del Senato Valeria Fedeli che ha risposto così alla questione sollevata da Roberto Calderoli, secondo il quale la proposta di modifica che riscrive di fatto l’Italicum sarebbe stata presentata fuori dai termini previsti. Inoltre Fedeli ha respinto la richiesta di Lega, M5s, Sel e frondisti di FI di permettere di sub-emendarlo. E in aula l’Italicum è diventato "Espositum". L’esame dell’emendamento in questione è slittato a domani. La partita è apparsa subito particolarmente complicata, dal momento che i senatori dissidenti del Pd non sembrano intenzionati a votare a favore. Se da un lato il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi ha invitato la minoranza "ad adeguarsi" (video), Miguel Gotor ha commentato: "Con i capilista bloccati noi non voteremo l’Italicum. Vorrà dire che Renzi lo approverà con il voto di Verdini e Berlusconi".
L’emendamento Gotor, inoltre, ha riscosso consenso anche fra gli ex 5 Stelle: "Quella dei capilista bloccati è una stortura inaccettabile sia per i cittadini, sia per gli stessi futuri candidati al Parlamento", si legge in una nota del coordinamento degli ex senatori M5s.