Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  gennaio 20 Martedì calendario

PROFONDO ROSSO PER SHANGHAI

L’Oriente si tinge rosso. Il blocco imposto sul margin trading a tre dei più grandi broker del Paese ha infatti provocato un vero e proprio tonfo della borse cinesi. Il listino di Shanghai ha lasciato a fine seduta il 7,7% dopo aver toccato durante la giornata -8,3%. Il crollo, il peggiore dal 2008, è stato di 260,15 punti, (scendendo a quota 3.116,35) e ha di fatto azzerato i guadagni fatti da inizio anno. Il segno meno ha caratterizzato a fine giornata anche il listino di Shenzhen. La seconda borsa della Repubblica popolare ha contenuto le perdite rispetto a Shanghai, ma ha pur sempre fatto registrare un calo del 3,3%. E gli effetti della decisione presa venerdì dalla China Securities Regulatory Commission, la Consob cinese, si sono fatti sentire anche a Hong Kong, dove l’indice Hang Seng ha perso l’1,5%. Il giro di vite sui margini degli investimenti deciso dall’autorità guidata da Xiao Gang ha colpito Citic Securities, Haitong Securities e Guotai Junan Securities, che hanno ceduto il 10%. Venerdì sera la Csrc ha deciso di sospendere per tre mesi l’apertura di nuovi account presso tre grossi broker cinesi, rei di aver infranto alcune regole esistenti sulla marginazione. Alla base della mossa dell’autorità di controllo ci sarebbero tuttavia i timori sulla sostenibilità del rialzo delle azioni di oltre il 60% fatto segnare negli ultimi mesi, sostenuto anche dal taglio dei tassi di interesse deciso a novembre dalla Banca del popolo cinese. Quando successo ieri, secondo diverse analisi, potrebbe quindi essere una strategia per raffreddare il mercato rialzista che, è l’opinione di alcuni osservatori, Pechino ha voluto sostenere per permettere ai cinesi di diversificare rispetto agli investimenti nell’immobiliare o nei prodotti del sistema bancario ombra. Adesso sarebbe arrivato il momento di far calare la pressione per evitare lo scoppio di un’eventuale bolla. Lo spauracchio è il ricordo di quanto successo a metà degli anni Duemila. Alla crescita iniziata nel 2005 seguì il botto del 2007, quando il mercato era più che raddoppiato. Per questo motivo già nelle scorse settimane sono arrivate esortazioni alla prudenza. In particolare per gli investitori retail, che generano tra il 60 e l’80% degli scambi. In questa direzione sembra andare anche la nota rilasciata dalla Csrs durante la giornata di ieri, con la quale il portavoce Deng Ge ha sottolineato che l’autorità ha agito per proteggere i diritti degli investitori, Inoltre, ha aggiunto, sarà compito dei broker rafforzare la valutazione sui rischi ed educare gli investitori. Le conseguenze del tonfo di ieri potrebbero farsi sentire per tutta la settimana. Tuttavia il mercato rialzista sembra tutt’altro che finito. «Un giorno non significa niente», commenta su Twitter Bill Bishop, imprenditore da anni in Cina, commentatore per il New York Times e curatore della newsletter Sinocism. La giornata caratterizzata dal profondo rosso è arrivata inoltre alla vigilia della pubblicazione dei dati sulla crescita cinese del 2014 I risultati, che saranno diffusi oggi, prevedono una crescita attorno al 7,4%, comunque al di sotto dell’obiettivo del 7,5%. Pechino si troverebbe così a mancare il target per la prima volta dal 1998. Il tasso di crescita sarebbe inoltre il più basso dal 1990. Segno di un’economia che ha rallentato e che cerca di cambiare il proprio modello si sviluppo, non più basandolo esclusivamente su manifatturiero ed esportazioni. Proprio per questo il premier Li Keqiang intende sfruttare l’appuntamento del World Economic Forum di Davos per rassicurare gli osservatori internazionali. «Ci sono rischi, ma la Cina ha sufficienti spazi di manovra», spiega una fonte governativa all’agenzia ufficiale Xinhua. Il premier dovrà quindi illustrare quella che è già stata presentata come la «nuova normalità», ossia una crescita del Dragone non più caratterizzata dai ritmi sostenuti degli anni passati. Per farlo, continua Xinhua, presenterà nel dettaglio le riforme intraprese, cercando di allontanare gli oscuri presagi sull’economia cinese.
Andrea Pira, MilanoFinanza 20/1/2015