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 2015  gennaio 20 Martedì calendario

PERISCOPIO


Liguria, la Procura indaga sulle infiltrazioni del Pd nelle primarie della mafia. Spinoza. Il Fatto.

La Bindi mi sta simpatica e l’ho sempre difesa dagli attacchi anche volgari di Grillo e Berlusconi, ma per Renzi la nomina della Bindi a presidente della Repubblica sarebbe come la serpe in seno, essendo lei una odiatrice furibonda. Giuliano Ferrara. Corsera.

(mfimage) «Se davvero abbiano pagato, è un schifo», ha detto Salvini guardando la laurea di Renzo Bossi. Il Fatto.

«Darei la vita perché tu possa esprimere la tua idea». «T’è andata bene, non ce l’ho». Vignetta di Fabio Magnasciutti. Il Fatto.

Giorgio Napolitano: «Allora io vado, eh... Se chiama Mancino bruciate il telefono... ah, quasi mi dimenticavo: vi ho lasciato un paio di mohiti nel frigo bar. A me mi fanno acidità. State buon». Vignetta di Lake. Il Fatto.

Non ricordo una sola affermazione di Cesare Damiano, Pd, con cui mi sono trovato d’accordo. Enrico Zanetti, sottosegretario all’economia, Scelta civica (Vittorio Zincone). Sette.

Oggi ci occupiamo di Daniela Santanchè. Sempre che non ci interrompa. Stefano Disegni. Il Fatto.

L’operazione Finocchiaro come candidata al Colle potrebbe concedere il salvacondotto a Berlusconi. E lei stessa sta adottando un profilo molto basso. Ormai non la si vede neppure fare la spesa all’Ikea con il carrello spinto dalle sue guardie del corpo. Roberto D’Agostino. Dagospia.

Ai tempi di Sergio Cofferati, ridimensionato a sindaco di Bologna, dissi che si era chiuso il biennio rossiccio dell’ex segretario della Cgil. Peppino Caldarola, ex direttore de l’Unità e deputato Pd. Il Fatto.

A proposito di Charlie Hebdo, il cattolico offeso manda l’ufficiale giudiziario e non si arma di Kalashnikov. L’allora cardinale Bergoglio, a Buenos Aires, fece causa all’artista Léon Ferrari che rappresentò Benedetto XVI in pose che il futuro Papa Francesco giudicò «insulti e messe in ridicolo delle persone che credono in Gesù». Massimo Introvigne. Libero.

Per qualche giorno è stato di moda essere tutti Charlie. Poi si è scoperto che era ancora meglio: non essere Charlie. Quindi il mondo è diviso in due: chi è Charlie e chi non è Charlie. Ah, c’è poi una piccola minoranza di chi non è né Charlie, né non Charlie, che, per comodità, chiameremo Scelta civica. Mattia Feltri. La Stampa.

A Roma, in Piazza Farnese, davanti all’ambasciata francese c’era anche Ejaz, giornalista pakistano di Torpignattara, con in mano il cartello «Je suis Charlie» scritto nella sua lingua. C’era anche il giorno prima, Ejaz, musulmano infinitamente più pacifico e tollerante di molti politici cattolici presenti in piazza a favor di telecamera per combattere la propria guerra santa e elettorale. Diego Bianchi. Il venerdì.

Ce la prendiamo sempre con il Corano ma nel Vangelo è scritto, nella prima lettera di San Paolo ai Corinzi: «Di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l’uomo. Ogni donna che prega senza velo sul capo manca di riguardo al proprio capo (...). La donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza (...). La chioma le è stata data a guisa di velo». Ecco: questa roba è ridicola prima di altro, e compare in un testo che si studia nelle scuole e sul quale negli Usa si giura solennemente. Sì, lo sappiamo che una differenza fra islamismo e cattolicesimo sta proprio nel come si rapportano ai testi sacri: l’islam è sdraiato su un’interpretazione fedele del Corano (da 1.300 anni) e il cattolicesimo invece si è evoluto tra concili ed encicliche e secolarizzazione varie. Resta che questo testo (e altri) è ancora lì, anche se la veletta in testa se la metteva vostra nonna calabrese. Filippo Facci. Libero.

Che storia è mai questa? Una storia di mai, non quella di sempre. Come quella del lago dei raziocigni, o di Moser quando il mare si aprì per farlo passar in bicicletta: un uomo salvato dalla acque, proprio da loro, che, se non lo avessero salvato, sarebbe annegato; o salvati da un dio che non si vede ma che, se riuscisse a vedersi, magari si amerebbe ancora di più. Alessandro Bergonzoni. Il venerdì.

È la forma dei messaggi postati sul web che corrompe qualsiasi contenuto. Una radiografia di budella, una macedonia di miasmi, una collezione di frasi impronunciabili persino con se stessi. Nessuna di queste oscenità pigiate sui tasti troverebbe la strada per le corde vocali. Nessuno di quelli che per iscritto si augurano dolori atroci alla Bonino o rimpiangono il mancato stupro delle cooperanti liberate, avrebbe la forza di ripetere le sue bestialità davanti a un microfono o anche solo a una specchio. La solitudine anonima della tastiera produce il microclima ideale per estrarre dalle viscere un orrore che forse neppure esiste. Massimo Gramellini, la Stampa.

La privatizzazione delle società di stato nella Russia post sovietica ha portato violenza, corruzione, nuove vittime. Ma l’anima russa resta misteriosa. Martin Cruz Smith, Tatiana. Mondadori.

Lo so bene che Maazel è morto, Prêtre si è rotto il femore, Santi è malato. La sua politica di portare alla Scala i grandi vecchi è rischiosa ma l’estate scorsa, a Salisburgo, i migliori concerti del festival li hanno diretti Blomstedt, von Dohnanyi, Haitink e Harnoncourt, che non sono dei giovanotti. Io credo che la tradizione, la grande tradizione, sia importante per la Scala e nel passato sia stata un po’ trascurata. Ricordo una lettera che mi scrisse Claudio (Abbado, ndr) quando fui nominato: «Faremo ancora delle belle cose insieme, te lo prometto». Non ha potuto, purtroppo. Ma per avere questi giganti vale la pena di correre il rischio che non riescano poi a venire». Alexander Pereira, dal 1° settembre 2014 sovrintendente de La Scala. La Stampa.

E chi è felice / felice non si dice / è una parola che immalinconisce. Patrizia Valduga. il Fatto.

La verità è brevissima. Il resto è solo commento. Umberto Eco, Il pendolo di Foucault.

A lui, buon vecchio fantaccino, aerei ed aviatori stavano sui coglioni. Italo Alighiero Chiusano, La derrota. Rusconi. 1982.

Ieri sera tardi ho preso il treno locale Milano Greco Pirelli - Piacenza. Fa tutte le fermate. Che bello. A un certo punto si è presentato il controllore con due tizi di una società di security. Sono stato contentissimo. Finalmente si può reagire, se c’era qualche prepotente sul treno, prima non si poteva. Motivo? I miliardari di sinistra non volevano. Tanto i treni serali non li prendevano. Maurizio Milani. Il Foglio.

Chi governa gode. Chi è governato si accontenta. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 20/1/2015