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 2015  gennaio 19 Lunedì calendario

TROPPE LEGGI INCOMPIUTE DARE CERTEZZA ALLA RIPRESA

Il record, in questa speciale gara di valzer, spetta al Sistri: sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti. Fu istituito nel 2009, pieno governo di Silvio Berlusconi, per una volta per fare qualcosa di utile: semplificare e dotare le imprese di un metodo di controllo della gestione dei rifiuti grazie a banche dati informatiche. È noto che gli scarti produttivi sono un costo e un’occasione di arricchimento, anche per chi li ruba o li smaltisce in modo selvaggio. Le imprese, fra le quali troppe fanno affidamento sulla malavita per liberarsi dei rifiuti, hanno già pagato 100 milioni di euro per avere finalmente il Sistri. Da allora il sistema è stato oggetto di 5 leggi, 11 decreti ministeriali, una circolare, un quadro sinottico, un comunicato dirigenziale. E anche di nove rinvii: dopo quasi sei anni, non è ancora partito. Nella competizione fra leggi fatte e poi cambiate o tasse tolte e poi rimesse (con effetti retroattivi), il Sistri merita una menzione speciale. Ma non è solo. Nell’Italia degli ultimi anni gli investimenti sono crollati di quasi il 30%, ma abbondano gli esempi dei giri di valzer legislativi. Incertezze per le quali chi cerca di aprire un capannone, assumere dipendenti o avviare un’iniziativa, si sente esposto anche quando la legge (per il momento) è dalla sua parte. Che dire per esempio del decreto «del fare» del governo di Enrico Letta? Nel 2013 aveva cercato di togliere qualche laccio e lacciuolo dal settore delle costruzioni, pur nel rispetto dell’ambiente.
Fino a quel momento chi costruiva aveva bisogno di un’«autorizzazione paesaggistica» ogni cinque anni. Per semplificare la vita a chi ha cantieri aperti, si è deciso che per una singola opera bastava una sola licenza. Non andava rinnovata, anche se l’ultima pietra sarebbe stata posata dopo i fatidici cinque anni. Un passo avanti. Solo che appena due mesi dopo la semplificazione, è arrivata la complicazione: il decreto «cultura» dello stesso governo ha riportato tutto alla casella di partenza. Anche questo governo ha qualche candidato nella grande gara del valzer delle norme. È noto che il decreto 66 del 2014 (quello degli 80 euro) abbassa l’aliquota dell’Irap, l’imposta regionale sulle imprese, dal 3,9% al 3,5%. Chi investe, ha fatto i propri budget anche sulla base di quello sconto. Poi però solo 8 mesi dopo la Legge di stabilità, in modo retroattivo, ha riportato l’Irap del 2014 alla casella di partenza (lo sconto arriva poi sul 2015). Difficile arrischiarsi a creare anche un solo posto di lavoro, se in Italia ogni legge è scritta sulle sabbie mobili. Con il decreto fiscale atteso il 20 febbraio, il governo ha l’occasione di dare basi un po’ più solide alle regole del gioco. Può farlo nella trasparenza. Il valzer suonava bene per l’Impero austro-ungarico in declino, non per un Paese che vuole la ripresa.
Federico Fubini, Affari&Finanza – la Repubblica 19/1/2015