Gaia Piccardi, Corriere della Sera 17/1/2015, 17 gennaio 2015
CAROLINA , UNA BUGIA LUNGA UN ANNO E 4 MESI
ROMA Terrea in volto, la gonna severa al ginocchio e la voce come un sussurro, Carolina è incalzata dall’avvocato Fumagalli, presidente della seconda sezione del Tribunale nazionale antidoping, sui fatti della famosa mattina del 30 luglio 2012, quella del test saltato da Alex Schwazer. «Non so… Non ricordo… È passato tanto tempo… Mi sono sentita tradita come donna dal signor Schwazer…». È un sentimento: femminile, legittimo; ma non un alibi. Il tribunale accoglie nella sostanza l’impianto accusatorio della Procura, concedendole una riduzione di pena di un terzo per assenza di colpa o negligenza significativa. Mai negata la bugia («Alex non è qui»), c’è la complicità con l’ex fidanzato: Carolina Kostner ebbe un ruolo attivo nel permettergli di sottrarsi all’ispettore antidoping, la sua responsabilità è assodata. Cade, invece, l’omessa denuncia per la frequentazione di Michele Ferrari.
Ma ce n’è abbastanza per stroncarle morale e immagine: 1 anno e 4 mesi di squalifica, mille euro di multa, la gogna mediatica, la notizia che rimbalza ai quattro angoli della patinoire e lei, ridotta a un automa («Sono amareggiata e delusa, andrò avanti fino all’ultimo grado di giudizio»), così lontana dalla bellezza ieratica della ballerina di Bolero con cui sedusse l’Olimpiade di Sochi meno di un anno fa.
Cosa è successo, Carolina? Cosa ti è successo? È un venerdì interminabile, dentro la sala stampa dell’Olimpico che ospita il processo a porte chiuse. Nonostante l’opposizione dell’accusa, Fumagalli ammette il teste a favore della Kostner: Giuseppe Gambardella, nuovo manager della campionessa, natali londinesi, sedicente organizzatore di speed date e crociere per single, racconta di aver telefonato all’ispettore antidoping che non si bevve la bugia di Carolina per chiedergli dettagli su quella mattina concitata. Lo scopo è minare la credibilità della ricostruzione di Schwazer, che peraltro la Procura aveva già valutato di nessun detrimento della posizione della Kostner. Tempo perso, insomma. Punto per l’accusa.
Fumagalli è chirurgico. Chiede a Carolina di ricostruire le telefonate tra lei e Alex nascosto in casa sua, mentre l’ispettore, sgamata la truffa, non mollava la postazione sotto la mansarda di Oberstdorf. Sono cinque, di durata variabile: dai 3 ai 149 secondi. Carolina è sempre più tesa: la memoria non l’aiuta.
Dal cilindro della difesa dell’avvocato Fontana, che beneficia del nuovo Codice Wada 2015 (pena minima per la complicità da 4 a 2 anni come base di partenza), non spunta nessun coniglio. L’altro teste chiamato in tribunale, l’ineffabile Michele Didoni, ex coach di Schwazer, è assente. Fumagalli cambia tono, diventa quasi paterno: che programmi ha per il futuro, signorina? «La mia vita è il pattinaggio, mi sono presa un anno sabbatico ma nel 2016 ci sono Europei e Mondiali: mi piacerebbe continuare…» risponde la sventurata, forse ignorando che la sentenza verrà trasmessa a Wada, federazione e federghiaccio internazionale. Scattata ieri, la squalifica scadrà il 15 maggio 2016: significa che di gare non si parla fino all’inverno dell’anno prossimo. Solo eventi privati, non federali. Impossibile immaginare Carolina senza ghiaccio e ghiaccio senza Carolina. E un ritorno alla soglia dei 30 anni è da escludere.
Sui titoli di coda di questa vicenda umana molto malinconica, mentre annuncia esangue il ricorso al Tas di Losanna, Carolina è un burattino senza fili che viene caricato in auto e portato via. «Oggi ho subito un’ingiustizia» dice.
È sempre stato maledettamente difficile rimanere in piedi su quei due centimetri di lame.