Bianca Carretto, Corriere della Sera 17/1/2015, 17 gennaio 2015
NASCE FCA BANK, LA BANCA DELLE RATE CARELLI: OBIETTIVO 16 MILIARDI IN 3 ANNI
Nasce Fca Bank, la banca captive di Fca in Europa, raccoglie il testimone di Fga Capital-Sava, storica finanziaria del Lingotto. A pochi giorni dall’annuncio dei nuovi 1.500 posti a Melfi, la nuova mossa segna un inizio 2015 che, come ha sottolineato Sergio Marchionne, sarà «un grande anno».
Giacomo Carelli, amministratore delegato e direttore generale di Fca Bank, con tutto il suo team ha fatto nascere la nuova società, le cui radici risalgono a novant’anni fa. «È vero - spiega Carelli - per trovare il primo esempio di una finanziaria “captive”, all’interno del nostro gruppo, dobbiamo risalire all’aprile del 1925 quando nacque a Torino la Sava (Società Anonima Vendita Automobili), una finanziaria che proponeva, per la prima volta in Italia, la possibilità di rateizzare l’acquisto di un’automobile. Negli anni le attività sono cresciute a livello internazionale, fino alla trasformazione in banca di questi ultimi giorni. Un grande lavoro di squadra iniziato nel 2012, con una tappa importante a dicembre 2013, quando fu inviata alla Banca d’Italia la richiesta di autorizzazione per l’attività bancaria, concluso alla fine del 2014 con la delibera della licenza, in questo modo oggi siamo la holding di un gruppo con sede in Italia, presente in tutta Europa».
Fca Bank è «una joint-venture paritetica tra Fca Italy (società di Fiat Chrysler Automobiles da cui viene coordinata la gestione della regione europea, mediorientale e africana) e Ca Consumer Finance (del gruppo Crédit Agricole), due tra i più importanti protagonisti internazionali nei rispettivi settori competenza. Nata nel 2007, nel 2013 la joint-venture è stata rinnovata almeno fino al 2021, con i mercati finanziari che hanno positivamente reagito alla notizia. Fca Bank è una società che opera in 16 nazioni europee con un portafoglio molto diversificato sia dal punto di vista geografico sia in termini di clientela».
Quali sono i vantaggi per i clienti di un simile gruppo bancario internazionale?
«Sono i prodotti sempre più flessibili, innovativi e competitivi per il finanziamento e per il noleggio di autovetture e di veicoli commerciali. Lavoriamo con i marchi Fca creando insieme soluzioni per tutte le esigenze dei vari acquirenti, promuovendo anche un’ampia gamma di servizi assicurativi e di mobilità. La trasformazione in banca faciliterà il processo di espansione e di diversificazione delle nostre attività, ci permetterà di ampliare la nostra offerta estendendola a un numero maggiore di clienti. Potremo così, oltre ad aumentare la gamma di prodotti finanziari, anche entrare nel settore dei depositi bancari (da soli o in collaborazione con altri istituti finanziari), puntando sul web banking e su soluzioni di mobilità alternative. Abbiamo già lanciato con Fca il car sharing, continuando a studiare soluzioni per il cliente e anche per i concessionari del costruttore, aiutati in questo dalle novità di Fiat Chrysler, come Jeep Renegade, Fiat 500X e anche le nuove Maserati».
Che dire dei risultati commerciali, della redditività e della capitalizzazione di Fca Bank?
«Nel 2014 abbiamo finanziato o noleggiato il 43% di tutte le vetture immatricolate da Fca in Europa. In Italia siamo arrivati a finanziare più del 64% dei privati. Dei circa 14,7 miliardi di portafoglio netto del gruppo, il 40% proviene dall’Italia, il 19% dalla Germania, il 18% dal Regno Unito e quasi l’8% dalla Francia. Il nostro piano di sviluppo prevede una crescita del settore automobilistico di circa il 3% medio annuo fino al 2017. Il nostro portafoglio netto passerà dagli attuali 14,7 miliardi a oltre 16 miliardi nei prossimi 3 anni. Nel 2013 gli utili netti sono cresciuti a quota 172 milioni a livello consolidato dai 167 del 2012, nel 2014 sono ancora aumentati. Il patrimonio netto (Core Tier-1) supererà il 12 %, era del 10,9% nel 2013. Ritengo che questo sia un forte segnale dell’impegno da parte di entrambi gli azionisti a reinvestire gli utili nel tempo, per il consolidamento patrimoniale e la crescita della banca».
Era necessario cambiare logo e nome, entrambi molto conosciuti?
«La trasformazione in banca è l’occasione per realizzare un cambiamento che vuole rappresentare il segno tangibile della capacità di trasformarsi e innovare. Abbiamo pensato che questo fosse il momento giusto per dimostrare la forza del gruppo attraverso un unico nome e anche, perché no, un logo che vuole porre l’accento su modernità, proiezione e apertura verso il nuovo, pur mantenendo i colori istituzionali ispirati ai nostri due azionisti. Il marchio Sava, comunque, non verrà abbandonato: pensiamo di mantenerlo per alcune campagne promozionali mirate, anche per rendere onore alla nostra storia».