Elvira Serra, Corriere della Sera 17/1/2015, 17 gennaio 2015
COME INNAMORARSI IN QUATTRO MINUTI
Se fosse un format televisivo, il successo sarebbe garantito. Prendete due sconosciuti, metteteli seduti uno di fronte all’altra per novanta minuti e fateli rispondere a turno a 36 domande: quando hai cantato l’ultima volta? Come vorresti morire? Se la tua casa prendesse fuoco e, messe in salvo le persone che ami, potessi andare a recuperare un’ultima cosa, quale sarebbe? Hai avuto un’infanzia felice? Qual è il tuo ricordo più prezioso e quello più tremendo? Qual è il traguardo raggiunto di cui sei più orgoglioso? Trova cinque caratteristiche positive nel partner che hai davanti a te. Dopo un’ora e mezzo, lascia che quei due si guardino negli occhi in silenzio per quattro minuti. Se non parte la ridarella, l’innamoramento è servito.
Mandy Len Catron lo ha sperimentato sulla sua pelle e ci ha scritto un saggio: To Fall in Love With Anyone, Do This; Per innamorarti di chiunque, fai così. Si è concessa l’esperienza con un suo conoscente dell’Università di Vancouver dove insegna. Ha preso in prestito il questionario dello psicologo Arthur Aron, che quasi vent’anni fa condusse all’altare due perfetti sconosciuti sei mesi dopo i fatidici 4 minuti occhi negli occhi. E anche lei, risposta dopo risposta, si è ritrovata dentro una relazione. Il resoconto, sul New York Times, era tra i dieci più condivisi della scorsa settimana. A riprova del fatto che saremo pure scettici e disincantati, ma sotto sotto desideriamo tutti innamorarci ancora.
Mandy Len Catron ha voluto dimostrare che l’amore non ci capita, come se ci inciampassimo. Per lei è un’azione deliberata, estremamente flessibile, che nasce anzitutto dalla volontà di aprirci uno spazio di intimità con un altro, esperimento che ci rende vulnerabili, ma fortissimi. Perché, con buona pace di ormoni e feromoni, l’eccitazione è prima mentale e cerebrale, soltanto dopo fisica. Il test di Aron, poi, ha una struttura seduttiva molto potente. «Le prime domande proiettano gli interlocutori nell’area dei sogni, facendo piazza pulita delle preoccupazioni. Quindi introducono il pensiero della morte. Innamorarsi diventa l’antidoto, perché è una fortissima affermazione di vita», spiega la sessuologa Alessandra Graziottin, che con una metafora schietta illustra il meccanismo del confronto: «È come uno striptease simmetrico, due sconosciuti si spogliano strato dopo strato». Il processo diventa un modo affascinante per scoprire l’altro e se stessi. «Forse proprio per questo lo userei anche all’interno della coppia».
L’altro potente afrodisiaco del «metodo Aron» è ascoltare ed essere ascoltati, materia rara al di qua della barriera superficiale delle relazioni contemporanee. «Per una donna ha già del miracoloso trovare un uomo che la sta a sentire per mezz’ora: figuriamoci per 90 minuti!», scherza Willy Pasini, specialista dei sentimenti (ultimo libro: Libere e a volte sfrontate, Mondadori). Lui fa notare come le 36 domande finiscano con il creare tre tipi di intimità: intellettuale, psicologica e corporea, quest’ultima attraverso lo sguardo. «Mancano l’intimità spirituale e sessuale, ma ne bastano tre su cinque per far funzionare una coppia», spiega lo psichiatra. E non contano poco i complimenti (domanda n. 22: trova cinque pregi del tuo partner), che gratificano tutti, uomini e donne.
Certo, pensare di potersi innamorare a tavolino potrebbe risultare poco romantico. Non a caso lascia perplesso Andrea De Carlo, che gli amori protagonisti dei suoi romanzi li crea sì, sulla scrivania, ma lasciando sempre un margine di imprevedibilità. «Non so mai al cento per cento cosa succederà ai miei personaggi. Uno degli aspetti magici dell’innamoramento è la sua misteriosità, il fatto che segua processi insondabili; implica la risonanza, si forma su un tessuto di fantasie che nascono perfino da episodi di quando eravamo bambini».
Parlarsi crea comunque un ponte. E se dove condurrà lo scopriremo solo vivendo, nel dubbio non costa nulla condividere il questionario. Se proprio va male, ci resterà un amico in più.