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 2015  gennaio 17 Sabato calendario

IL PENSIONATO CHE PRENDE IL DOPPIO DI OBAMA: «È ASSURDO, MA NON POSSO MICA RIFIUTARE»

«Cosa dovrei dire: “no grazie”?» Mario Cartasegna, l’ex avvocato dipendente del Comune di Perugia che con gli extra, le percentuali sulle cause vinte calcolate nella pensione, si ritrova un vitalizio di 651 mila euro sul quale l’Inps ha aperto un’inchiesta, presentandosi ieri mattina negli uffici comunali non nega niente: «Lo so, è assurdo che incassi tutti questi soldi. Ma perché ve la prendete con me?».
E con chi dovremmo prendercela?
«Con l’ordinamento. Su di me lei ha scritto delle cose non vere».
Cioè?
«Non ho avuto “concessioni spettacolari”. Il posto fisso l’ho vinto per concorso e la percentuale sulle cause me l’ha riconosciuta nel 1978 il consiglio comunale di Perugia all’unanimità (non due “sindaci socialisti” che lascia intendere chissà cosa) per evitare avvocati esterni e gli amici degli amici. Ed era il minimo della tariffa dell’ordine delle cause vinte».
Non sono stati poi aboliti dalle «lenzuolate» di Bersani, quei minimi?
«Per i liberi professionisti. Ma siccome io ero a contratto…»
Se li è tenuti ben stretti…
«Cosa dovevo fare, scusi?».
Insomma, nessuno al mondo prende 651 mila euro di pensione dopo aver fatto il dipendente comunale!
«Gliene do atto. Ma non ero l’unico ad avere un contratto così…».
E allora perché ha il triplo dei suoi colleghi pensionati?
«Perché al Comune di Perugia come avvocato ero solo. Ho fatto tantissime cause. E tantissime ne ho vinte. E poi, scusi, perché scrivere che al Tar di Perugia ero “di casa”? Come se avessi avuto una sentenza ad hoc!».
Nessuna malizia: ma era lì tutti i giorni, Perugia è piccola, non negherà che c’era un rapporto diverso da quello che un anonimo impiegato dell’ufficio legale di un grande Comune avrebbe avuto al Tar di una grande regione, al di là della correttezza dei giudici…
«Posso essere d’accordo sul rapporto di stima verso un avvocato che frequenta l’ambiente. I giudici li conoscevo, ovvio. Ma poteva risparmiarsi certi veleni. Ha scritto che come avvocato mi sono dimenticato di oppormi al mio ricorso…».
Non è così?
«Non l’ho proprio trattata quella pratica: appena presentato il ricorso mi sono astenuto…».
E chi l’ha trattata?
«Non lo so! Eravamo 1.600 dipendenti…».
Era lei però, l’unico avvocato comunale…
«Poteva occuparsene il segretario generale. Poteva prendere un avvocato esterno…».
Fatto sta che il Comune non si oppose. Tornando ai suoi stipendi: fa impressione vederli schizzare negli ultimissimi anni da 200 mila euro a un milione: o no?
«Ha ragione. Ma non dipendeva da me. Certe cause sono finite anche dopo 20 o 25 anni. Io le mie parcelle le passavo alla Ragioneria e se c’erano i soldi mi pagavano. Mica me le pagavo da solo».
Fatto sta che uno si chiede: ma ha fatto apposta a portare tutti questi processi a compimento sul più bello che c’era da calcolare la pensione?
«La tabella sulla progressione è corretta ma le assicuro: non ci ho messo lo zampino… So che non ci crede ma ho visto con sorpresa la mia pensione».
Ma se ha fatto causa, ha battagliato…
«Non è così. Nel 2010 proposi io, visto che ero già in pensione, di esser pagato per le cause non ancora chiuse come un professionista, con l’Iva. E fu l’Agenzia delle Entrate a dire di no. Avrebbero risparmiato…».
Insomma, sono sbagliate le regole?
«Non lo contesto. È vero. Anche che gli amministratori potessero fare scelte diverse è vero. Potevano mettere un tetto: “massimo compenso tutto compreso 300 mila euro l’anno”. Ma avrei dovuto proporlo io? Andiamo!».
Quindi lei è semplicemente il fruitore di errori altrui…
«Errori… Erano leggi, regolamenti…».
Ammette lei stesso che il Comune sbagliò a non porle il tetto.
«Certo. Ma dovevo segnalarlo io? Se il principio era sbagliato dovevo sbandierarlo io sui giornali? Ora la legge di Stabilità li ha cancellati, quei compensi. Diciamolo: ho solo avuto tre botte di fortuna. Primo, sono andato in pensione col retributivo. Secondo, ero il solo avvocato comunale. Terzo, l’Agenzia delle Entrate ha detto: nelle cause pendenti costui prosegue l’attività che faceva prima quindi… Ripeto: con la mia proposta avrebbero risparmiato».
Prendere in pensione il doppio di Obama non l’imbarazza?
«Pensa che lo sapessi?».
Adesso lo sa.
«Perché dovrei essere imbarazzato? Prendo quel che l’ordinamento mi dà. Cosa dovrei fare: rinunciare ai soldi? Dai!».
E se il governo decidesse di toccare certi diritti acquisiti, come il suo, frutto di regole sbagliate?
«Vuol sapere se farei ricorso? Non so. C’è una Consulta. Non toccheranno solo me… Ma lei sa qual è la mia pensione netta, visto che ha scritto che al lordo prendo 651 mila euro?».
Venticinque o ventisei mila euro al mese.
«No: 20.700. Perché oltre alle tasse c’è il prelievo sulle pensioni d’oro. Non è che mi lamento. Ma che io ridia allo Stato 378 mila euro l’anno non è da tutti. Sono o no un grande contribuente? E non ho contestato il contributo di solidarietà».
Tanti han fatto causa…
«Non io. Ma se la Corte costituzionale, poi, dovesse dichiarare illegittimo questo contributo, cosa faccio? Devo rifiutare i soldi, se l’Inps me li restituisce? Lo so, è un meccanismo assurdo. Ma non si può colpevolizzare chi ne fruisce! Perché vuol farmene una colpa, se ho fatto causa per farmi riconoscere ciò che una sentenza diceva che dovevo avere?».