Elena Comelli, Corriere Economia 19/1/2015, 19 gennaio 2015
PATRICK, IL MILIARDARIO CHE COLLEZIONA GIORNALI
Investire nell’editoria francese, di questi tempi, può sembrare un azzardo. Ma Patrick Drahi non si tira indietro. Il patron di Numericable, leader della banda larga e della tv via cavo francese, in pochi mesi ha preso in mano una serie di testate storiche in difficoltà, affermandosi come il nuovo magnate della stampa d’Oltralpe.
Dopo il quotidiano Libération , liberato in luglio dai creditori con un’iniezione di 14 milioni, ora è la volta del settimanale L’Express , che andrà a far compagnia a Libé nel neonato gruppo editoriale Mag& News, destinato a integrare al suo interno «televisione, radio, stampa scritta, digitale e mobile», promette Drahi.
Il settimanale, fondato nel 1953 da Jean-Jacques Servan-Schreiber e oggi numero due francese dietro a L’Obs con 407 mila copie alla settimana e 136 giornalisti, si porterà dietro un’altra testata importante, il mensile economico L’Expansion , e otto satelliti di qualità, fra cui Lire , Classica e Studio Ciné , ceduti dal gruppo belga Roularta, sempre più a corto di liquidità.
In questo modo, con un investimento di soli 10 milioni, il magnate franco-israeliano si è aggiudicato l’ammiraglia del gruppo che il rivale Serge Dassault, controverso industriale degli armamenti e padrone del giornale di centro-destra Le Figaro , aveva venduto meno di dieci anni fa ai belgi per 220 milioni. Ma l’ondata di acquisizioni non finisce qui. Drahi, insieme all’alleato Marc Laufer, sta già lavorando al prossimo obiettivo, quella dell’emittente musicale Radio Nova. In questo modo Drahi, 51 anni, mette insieme pezzo per pezzo il suo nuovo impero mediatico, dopo averne già costruito un altro nelle tlc, che spazia su 9 Paesi. L’ultimo boccone, il più grosso, è stato l’acquisto in giugno del secondo operatore mobile francese, Sfr, per 17 miliardi di euro da Vivendi. In questa battaglia Drahi, che ha la residenza in Svizzera, ha avuto contro tutto l’ establishment francese, in particolare l’ex-ministro dell’Economia Arnaud Montebourg, che si schierò apertamente a favore del rivale Francis Bouygues (patron del terzo operatore mobile francese) e gli «ordinò» di trasferire la sua residenza in Francia se voleva comprare Sfr. Risultato: Vivendi finì per vendere comunque a Drahi e Montebourg il mese scorso ha annunciato il suo ritiro dalla politica. Nel frattempo, Drahi ha acquisito anche Virgin Mobile France.
Negli ultimi mesi, quindi, il magnate dei cavi ha concentrato sotto le ali della sua holding Altice — già leader nelle reti a banda larga con Numericable — due operatori mobili con 22 milioni di clienti e una serie di testate nazionali, che producono contenuti di qualità.
L’obiettivo, come dimostra anche l’alleanza con Marc Laufer, ex-socio di Radio Monte Carlo, è la convergenza: tlc e media sotto lo stesso tetto, con le relative possibili interazioni. In questo, il neonato tycoon assomiglia al suo alter-ego Xavier Niel, partito come Internet provider, cresciuto con Free (quarto operatore mobile francese) e infine entrato nella stampa scritta, acquisendo il controllo di Le Monde e del settimanale L’Obs (già Nouvel Observateur) insieme a Pierre Bergé e Matthieu Pigasse.
Ma dietro l’apparente distacco di Drahi e la sua maniacale riservatezza s’intravvede altro. Il suo primo investimento nei media è stato il lancio, nel luglio 2013, di un canale tv internazionale di notizie basato in Israele, i24news , trasmesso in inglese, francese e arabo, con l’intenzione di far concorrenza ad Al Jazeera . L’emittente verrà associata al nascente gruppo Mag&News. In Israele Drahi ha fatto anche il suo primo investimento nella telefonia, comprando nel 2009 il leader dei cavi Hot, per offrire piena convergenza di voce, dati, tv e cellulare. Per questo figlio d’immigrati nato a Casablanca, Israele è un laboratorio, ma anche una seconda patria. La prossima tappa è Radio Nova, un’emittente mitica fin dall’epoca delle radio libere. E poi? Resta aperta l’opzione di salvare Charlie Hebdo.