Enrico Marro, Corriere Economia 19/1/2015, 19 gennaio 2015
E L’INFLAZIONE IBERNATA FA SALTARE I CONTRATTI NAZIONALI
Il contratto dei chimici, benché riguardi solo 180mila lavoratori, ha sempre fatto scuola nelle relazioni industriali in Italia. Per questo va osservata con attenzione la vertenza tra imprese e sindacati per il suo rinnovo. La trattativa si è interrotta lunedì scorso perché, per farla breve, il modello contrattuale è entrato a tal punto in crisi che, se si dovesse applicare alla lettera, sarebbero i lavoratori a dover dare dei soldi alle aziende, per la precisione 79 euro, e non viceversa, come sempre accade. Vediamo perché nel racconto di Emilio Miceli, segretario della Filctem Cgil. L’ultimo contratto, per il triennio 2013-2015, prevede quattro tranche di aumento per un totale di 148 euro medi. Finora sono stati pagati 86 euro, ne restano 62. Bene. Aziende e sindacati hanno cominciato la trattativa per il rinnovo del contratto per il triennio 2016-18 in largo anticipo, come da buone prassi. Ma subito si è presentato un problema. La prima cosa da fare, infatti, secondo le regole, è calcolare lo scostamento tra gli aumenti erogati e l’andamento dei prezzi. Risultato: i lavoratori hanno preso già 34 euro in più del dovuto e altri 45 in più li prenderanno, sostengono le aziende, sulla base delle previsioni dell’inflazione per il 2015. In totale fanno 79 euro in più. «Ora — dice Miceli — secondo voi il sindacato che fa, dice ai lavoratori fate un assegno da 79 euro e intestatelo all’azienda?». Chiaramente no, ma il problema va affrontato. In sostanza il modello contrattuale fondato sugli aumenti legati all’inflazione diventa addirittura controproducente se i prezzi sono fermi o addirittura diminuiscono. «Abbiamo proposto — continua Miceli — una rimodulazione delle due tranche che restano, 47 euro a gennaio e 15 a ottobre, mettendo 34 euro dei primi 47 in un Edr (elemento distinto della retribuzione) che poi eventualmente sarebbe stato riassorbito, ma non c’è stato nulla da fare: Confindustria ha bloccato tutto». Come se ne esce? Bisogna riformare il modello contrattuale, quello che del resto la Cgil non condivise, dice il segretario della Filctem: «Se non lo fanno le confederazioni, proviamoci noi chimici».