Claudia Casiraghi, Libero 17/1/2015, 17 gennaio 2015
GENE METTE«I PARASTINCHI»
Gene Gnocchi è tornato. La dipartita forzata dagli studi Rai non ne ha intaccato la vena propositiva dello showman di Fidenza che, fatto fagotto, gli ha permesso di reinventarsi presentatore di una trasmissione tutta nuova, I Parastinchi. In onda ogni domenica alle 23.30 su Odeon Tv (canale 177 del digitale), il programma unisce satira e tecnicismi in un mix che, giura Gene, consente al pubblico di godere tanto di commenti professionali quanto di momenti leggeri. «Da casa la gente non vuole sentire solo delle dinamiche di gioco. Vuole anche conoscere chi ha davanti, sapere cosa ascoltano nelle cuffiette i calciatori mentre scendono dai pullman, chi è l’elemento dominante nella coppia sadomaso D’Amico-Buffon. Cose così», dice lui, oggi a suo agio nel ruolo che si è costruito rispolverando parte di quella comicità che sembrava aver perduto. L’ironia però non sempre è vista di buon occhio. Ogni tanto sembra che possa svilire gli argomenti a cui si riferisce. Non ha paura che qualcuno critichi la sua scelta? «No. La mia ironia è bilanciata dagli interventi più seri degli ospiti. Ma non si tratta solo di questo. Il calcio è la mia vita, lo conosco talmente bene che credo di potermi permettere qualche battuta. Dopotutto si può fare satira sì, ma solo su qualcosa che si padroneggia appieno e io il calcio ce l’ho nel sangue da che sono nato». Dunque I Parastinchi sarà una trasmissione a tutto tondo, dentro il campo e fuori dal campo… «Sì, i Parastinchi è e continuerà ad essere pura satira sportiva, qualcosa che manca nel panorama del calcio televisivo italiano. Se vogliamo, potrebbe essere definito “una contro Domenica Sportiva” capace di fare il verso anche a SkyTg24 conservando però momenti di grande serietà e professionalità». Parlando di Domenica Sportiva, non è che con I Parastinchi lei voglia prendersi la sua rivincita sulla Rai? «Non esattamente. Certo, in parte è così. Ma più che una rivincita, I Parastinchi è il mio modo di vedere la televisione. Se fossi il conduttore della Domenica Sportiva la farei così, interattiva, dinamica, più frizzante». Cos’ha I Parastinchi più delle altre trasmissioni? «La vivacità. Io nel mio programma voglio esplorare il sottobosco calcistico, fatto sì di gioco e serietà, ma anche di pettegolezzi e commenti lascivi. Per me rubriche gossippare e battute sono imprescindibili. Interessano il pubblico canonico e contribuiscono ad attrarne uno nuovo: le donne, per esempio». Il suo pubblico comprende anche una buona percentuale di giovani. Pensa che i fenomeni del web che li riguardano, come Chiamarsi Bomber e Calciatori Brutti, potranno mai trovare spazio nel suo studio? «Certo, non lo escludo. Dopotutto Calciatori Brutti - oggi pagina Facebook - l’ho inventato io ai tempi del Gnok Calcio Show e mi sono accorto che ancora oggi fa presa sui giovani». Tra i suoi ospiti, uno ha destato qualche dubbio: Luciano Moggi… «Ho letto. Per me però Moggi resta un grande conoscitore di calcio: è brillante, ma accetta la reprimenda. Dice cose che altri non dicono, opinabili ma mai banali. Nonostante il suo passato controverso, continuo a preferirlo ai mille giornalistucoli che non fanno che leggere le agenzie per poi sciorinarle a mo’ di cantilena». Ha ricevuto qualche commento dagli addetti ai lavori dopo la prima puntata de I Parastinchi? «Certo. Mi hanno messaggiato in molti: calciatori, ex calciatori, persino Fulvio Collovati che faceva con me la Domenica Sportiva mi ha detto che si è divertito molto nel guardarmi». Gli ascolti sono stati buoni, ottimi per un esordio. Se la tendenza positiva dovesse continuare, I Parastinchi verrà rinnovata? «Sicuramente sì. L’idea è di fare una trasmissione che sia capace di rimanere ben salda nel panorama televisivo italiano. In più trovo che sia abbastanza versatile: per com’è costruita, potrebbe andare in onda tanto su Odeon Tv, quanto sulle reti generaliste». Cosa intende? Ha forse in programma qualche ritorno? «Non per ora. Dico solo che non mi stupirei se un domani qualche esponente di Mediaset o della Rai mi chiedesse di portare la mia trasmissione sulle sue reti. Ma a quel punto non so come potrebbe andare a finire».