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 2015  gennaio 18 Domenica calendario

MOSCA A UN PASSO DAL JUNK BOND

“Musor”, spazzatura: ormai anche il governo si aspetta di vedere il rating sovrano della Federazione russa retrocesso al rango “junk”, dove investire diventa speculazione. «È altamente probabile», ha ammesso pochi giorni fa il ministro dell’Economia, Aleksej Uljukaev. Ma la bocciatura, se avverrà, sarà per mano di Standard & Poor’s , entro fine gennaio: l’agenzia di rating lo ha fatto capire il mese scorso, dopo il martedì nero che ha visto il rublo precipitare oltre quota 80 sul dollaro e oltre i 100 rubli sull’euro.
Per il momento, Mosca resta a un passo dal livello junk: ieri Moody’s è stata l’ultima delle tre “grandi sorelle” del rating ad accompagnarla all’ultimo gradino “investment grade”. Il suo voto sull’affidabilità creditizia del Paese è stato abbassato da Baa2 a Baa3, seguendo a ruota la decisione di Fitch del 9 gennaio, quando la Russia è stata retrocessa da BBB a BBB-.
Lo stesso destino, in queste settimane, sta toccando al rating di banche e imprese di Stato russe, peraltro escluse dalla possibilità di raccogliere finanziamenti all’estero, a causa delle sanzioni. E sono proprio le sanzioni, oltre all’impatto del calo dei prezzi del petrolio, a motivare la decisione di Moody’s. «Il 14 gennaio – spiega l’agenzia – nel corso della discussione sul rating del governo russo i punti principali sollevati sono stati il fatto che la forza fiscale o finanziaria del Paese, incluso il profilo del debito, sono concretamente diminuiti. Il Paese emettitore è divenuto sempre più vulnerabile».
Se pure la Russia si appoggia ancora su basi che dovrebbero garantirne l’affidabilità fiscale – dalle riserve in valuta della Banca centrale al basso rapporto tra debito e Pil, per il governo al 12% - le preoccupazioni nascono dalla proiezione nel futuro dei due grandi fattori di rischio, petrolio e accesso ristretto ai mercati dei capitali. Moody’s prevede che lo shock del calo del petrolio e del rublo «danneggi ulteriormente le prospettive di crescita già compromesse del Paese, nel medio termine». Più a breve, si teme «l’impatto negativo che l’erosione dei cuscinetti in valuta e delle entrate fiscali possa avere sulla stabilità finanziaria del governo». Moody’s terrà sotto la lente gli sforzi della Banca centrale russa e del governo Medvedev per preservare la forza economica e finanziaria del Paese, riservandosi una revisione del proprio giudizio – e un possibile ulteriore downgrade.
«Non dubito per un secondo della capacità del governo di rispettare i propri impegni sul debito», dice l’ex ministro delle Finanze Aleksej Kudrin, che pure non risparmia mai critiche al governo ogni volta che vede messi a rischio quei “cuscinetti” di riserve da lui stesso voluti. Ma è sui fondi sovrani assottigliati dal calo del petrolio che il governo farà affidamento per sostenere banche e imprese. Per molti analisti passerà parecchio tempo prima che il petrolio recuperi il terreno perduto in questi mesi, e intanto la Banca centrale si dissangua per sostenere il rublo e la fuga dei capitali triplica il passo. Il futuro dei conti russi è scritto qui.
Antonella Scott, Nòva – Il Sole 24 Ore 18/1/2015