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 2015  gennaio 17 Sabato calendario

NEL MIRINO LE CELLULE DORMIENTI ROMANE

ROMA Tutte le strade portano a Roma. Anche quelle del terrorismo internazionale. E mentre dopo gli attentati di Parigi, ieri sono scattati i primi arresti in Belgio e Germania, nella Capitale l’allerta è alle stelle. Tanto da avere portato il prefetto Giuseppe Pecoraro, giovedì, a chiedere al Viminale cinquecento uomini in più da destinare alla prevenzione e alla tutela degli obiettivi sensibili, di cui la Città Eterna è tappezzata. Ma è un rompicapo ad arrovellare le menti dell’intelligence: dov’erano diretti i due sospetti combattenti fermati ieri dalla polizia belga al Frejus prima di entrare in Italia? Dopo Milano, il pensiero corre subito a Roma.
CENTRO DI SMISTAMENTO
Metropoli mediterranea che nei ragionamenti degli 007 negli ultimi anni avrebbe fatto un gran salto di qualità: non più un semplice crocevia di passaggio per aspiranti martiri in nome di Allah, ma un autentico comando logistico, una base di smistamento per cellule dormienti e soprattutto indipendenti, nel Risiko mondiale del terrore.
Il ruolo di Roma nella strategia dei seguaci di Bin Laden finiti nella scia di Ayman al-Zawahiri, il “dottore”, o dei fondamentalisti islamici legati all’autoproclamato califfato di Abu Bakr al Baghdadi, in Siria, nel corso di vent’anni sarebbe cambiato, sfruttando le possibilità di ingresso nel Paese. Dieci anni fa nella Capitale - era il settembre del 2005 - venne arrestato l’etiope Osman Hussain, uno degli attentatori del metrò di Londra. Nell’esplosione delle bombe all’epoca morirono 52 persone e ne rimasero ferite 700. Hussain era andato a pregare nella mosche Al Huda di Centocelle.
IL DETONATORE
Ora l’attenzione è tutta puntata su piccole cellule, nuclei prima addestrati poi armati e finanziati, pronte a mettersi in moto e per cui i fatti di Parigi potrebbero avere fatto da detonatore. Una sorta di chiamata alle armi a cui si spera nessuno risponda. Cellule, però, slegate tra di loro, che non hanno bisogno di conoscersi l’un l’altra per mettersi d’accordo sugli obiettivi da raggiungere, perché l’accordo è già stato fatto a monte. Quando la strategia del terrore si è accorta dei punti deboli di una struttura puramente verticistica, piramidale che rischia di sgretolarsi de decapitata. Meglio creare piccole strutture, autonome, cellule “orizzontali”, in grado di scegliere autonomamente gli obiettivi e di organizzarsi per colpire.
Il timore è che Roma possa esserne diventata negli anni una base di smistamento. Con ramificazioni nelle altre province del Lazio, come Latina e Viterbo.
Oggi le indagini dei Servizi e delle squadre anti-terrorismo di polizia e carabinieri sono tutte dirette a tenere sotto stretto controllo i movimenti all’estero di personaggi gancio tra l’Islam moderato e le derive estremiste, vigilando sui legami con amici ricontattati dopo lungo tempo, che magari appaiono improvvisamente e poi spariscono passando per aeroporti e stazioni secondarie. Come spesso fanno imam itineranti, pronti a spostarsi da un Paese all’altro per fare proseliti. Attenzione è data soprattutto ai movimenti sull’asse Roma-Milano, città quest’ultima in cui sarebbero più presenti infiltrazioni siriane. Nel mirino della Procura capitolina, non a caso, in questi giorni è finita una decina di stranieri residenti in Italia sospettati di associazione sovversiva con finalità terroristiche.
METROPOLITANA
L’allerta, dunque, è alta. Il Questore Nicolò D’Angelo ha predisposto una serie di pattugliamenti che prevedono anche l’impiego di numerosi uomini in borghese. Molti dei quali impiegati anche nella rete metropolitana e in stazioni più decentrate ma ad alto transito di viaggiatori.