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 2015  gennaio 18 Domenica calendario

SCUOLA

«Mi piacciono le vecchie domande. Ah! Le vecchie domande, le vecchie risposte, cosa c’è di più bello?» Questa battuta di un personaggio di Samuel Beckett, mi sembra in Aspettando Godot , si adatta meravigliosamente bene alle vicende politiche italiane. Per esempio al dibattito (chiamiamolo così) sulle riforme. Penso alla riforma della scuola, e a ciò che si dice e si ripete da decenni sulla necessità di riorganizzare le carriere degli insegnanti, non più in base agli anni di insegnamento cioè all’età, ma in base al merito. Un’idea che, da sola, è un ottimo scenario per «le vecchie domande, le vecchie risposte» di Beckett. Personaggio A: «Il merito, che idea geniale». «Già, ma cos’è il merito?», chiede il personaggio B. Interviene il personaggio C: «Come si misura, il merito? E, soprattutto, chi lo misura?» «Chi sono, tra gli insegnanti, i più meritevoli: gli sgobboni? I geni? Lo sgobbo si misura in ore; ma il genio, chi lo misura?» «E gli estrosi?», torna a chiedere il personaggio B. «Quanto dovremmo pagare al mese al professore del film L’attimo fuggente : quello che declama i Poeti Estinti in piedi su un banco?» «Io, quello lo licenzierei», dice A. «Cosa se ne fa, la scuola pubblica, di un invasato?» «E i redentori alla don Milani, che fanno studiare il contratto dei metalmeccanici nella scuola dell’obbligo,
quanto li pagheremo?», dice B; eccetera. Aspettando Godot , cioè la riforma. Ultime battute.
A: «Allora andiamo?»
B: «Andiamo». (Non si muovono).