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 2015  gennaio 17 Sabato calendario

GOLDMAN SACHS “IL SISTEMA È AL SICURO”

Banchieri, gestori e responsabili di fondi d’investimento, qualche rappresentante di grandi imprese. Un centinaio di persone, qualcuno con gessato e capello impomatato che fa un po’ Gordon Gekko, per un totale di svariati miliardi di asset in gestione. Tutti accorsi di buon mattino in un hotel del centro di Milano per ascoltare le previsioni per il 2015 di Goldman Sachs. Perché? Intanto perché sono Goldman Sachs, poi perché sono bravi, e infine perché se lo dicono loro è probabile che succeda proprio perché lo hanno detto loro, scherza un partecipante durante una pausa dei lavori. L’appuntamento di ieri sarebbe di routine: le grandi banche d’investimento incontrano almeno una volta all’anno i propri clienti. Ma il momento è tutt’altro che normale: la prossima settimana la Bce di Mario Draghi svelerà con probabilità i dettagli del suo piano di riacquisto di titoli di Stato. Le elezioni greche con tutte le loro incognite sono alle porte. E giovedì la mossa a sorpresa della Banca centrale svizzera ha aggiunto altra incertezza.
Occhi su Francoforte
Ovviamente, l’attenzione di molti partecipanti è proprio alla decisione della banca centrale della Confederazione e alle sue possibili conseguenze. «Non vedo una valenza sistemica per la decisione svizzera - spiega Francesco Garzarelli, co-capo della divisione di ricerca macro e mercati di Goldman Sachs International - Certo, è ovvio che ci siano danni collaterali di fronte a movimenti così bruschi». Danni collaterali che, a fine giornata, sono il fallimento di alcuni broker specializzati sul mercato delle valute e le difficoltà di un importante operatore del settore come Fxcm.
Il nodo del petrolio
Più interessante sarà vedere cosa deciderà la Bce il prossimo 22 gennaio. Secondo Goldman, che prevede una ulteriore spinta deflattiva per l’eurozona dal calo dei prezzi del petrolio, alla fine Francoforte deciderà per un intervento nell’ordine dei 500 miliardi di euro di acquisti, ripartiti per quote con interventi delle banche centrali nazionali. E una conseguente ripartizione delle eventuali perdite pro rata sui bilanci delle varie banche centrali dell’eurozona.
Anche le imminenti elezioni in Grecia indipendentemente dal risultato non dovrebbero aprire la porta ad una uscita di Atene dall’euro. «Chiunque prenda il potere dovrà scendere a compromessi con la troika per finanziarsi». Quello che si pensa di fare nelle cancellerie europee è un ulteriore allungamento del debito. Ipotesi percorribile, secondo Goldman. Escluso invece un taglio del debito stesso: porterebbe una perdita al livello di Efsf e conseguentemente per gli stati membri, che non hanno intenzione di farsene carico. E l’Italia? «La mia tesi è duplice. Da un lato l’Italia ha una forza intrinseca nell’industria e nel risparmio privato. Ci sono però degli elementi negativi rappresentati essenzialmente da due fattori. Le riforme scontano un quadro politico nel quale manca una maggioranza solida. L’altro elemento negativo arriva dal panorama bancario, nel quale i problemi sono fuori ormai da troppo tempo». E’ il tema delle sofferenze che continuano a crescere, un fardello che limita di fatto la possibilità di concedere nuovo credito a imprese e famiglie.
Gianluca Paolucci, La Stampa 17/1/2015