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 2015  gennaio 18 Domenica calendario

DUE ARTICOLI

TORNA L’ALLERTA PER L’INFLUENZA SUINA -
L’influenza A-H1N1 torna a far paura. Il virus della «suina» ha mandato in queste ultime due settimane 50 persone in terapia intensiva negli ospedali italiani. Un uomo di 67 anni è morto ad Aosta, mentre un’altra donna, sempre di Aosta, è stata trasferita e ricoverata ieri nel reparto di rianimazione della Città della Salute di Torino. Delle cinquanta persone sotto ossigeno nelle rianimazioni italiane, 26 sono già sottoposte all’Ecmo, la tecnica della circolazione extracorporea che consente ai casi più gravi, grazie a una macchina, di tenere a riposo cuore e polmoni per facilitare il recupero e scongiurare il peggio.
Pericolo, non allarme rosso
La fotografia tracciata dal professor Marco Ranieri, primario di Anestesia e Rianimazione alla Città della Salute di Torino e responsabile della rete Ecmo nazionale, è di un’allerta diffusa, anche se non è ancora allarme rosso. Ogni anno - va ricordato - settemila persone muoiono per le conseguenze della «normale» influenza. «Ma la particolarità che più preoccupa del virus che sta colpendo l’Italia - spiega - è che i ricoverati negli ospedali della rete Ecmo sono tutte persone giovani, sotto i 50 anni, senza particolari fattori di rischio». Se nel 2009 l’H1N1 aveva infatti colpito soprattutto giovani a rischio (primo fattore fra tutti è l’obesità), e l’anno successivo anziani debilitati, «in queste settimane - sottolinea Ranieri - sembra colpire particolarmente persone non indebolite da altri problemi di salute». All’ospedale di Padova sono già dieci i casi in terapia intensiva, con tre pazienti sottoposti a Ecmo; sette i casi a Pavia (tre sotto Ecmo); cinque a Bologna (due sotto Ecmo); sei casi alla Sapienza di Roma (tre sotto Ecmo) e altri sei alle Molinette di Torino (tre sotto Ecmo). Gli altri ricoverati sono a Palermo, Monza, Milano, Firenze e Bari.
Vigilanza dei medici di base
Mentre ancora si aspetta ovunque, nel nostro Paese, il picco di influenza, l’allarme A-H1N1 rischia di mettere ulteriormente in ginocchio gli ospedali già al collasso per i pronto soccorso pieni. In alcune strutture stanno arrivando indicazioni per liberare il più possibile letti nei reparti, rinviando eventualmente anche gli interventi programmati non urgenti. «Senza dubbio - spiega il professor Ranieri - è necessario non sottovalutare i sintomi. Senza seminare il panico, è fondamentale che soprattutto i medici di famiglia e quelli in pronto soccorso valutino con attenzione gli eventuali peggioramenti di casi di influenza».
Vaccini fondamentali
È il primo anno, dopo tre senza allarme, che nelle terapie intensive dei centri di riferimento nazionali contro l’H1N1 finisce un così alto numero di pazienti. «Colpa della politica dissennata della non vaccinazione negli ultimi due anni», sostiene il professor Ranieri. Mentre cioè negli anni il virus, modificandosi, è diventato sempre più aggressivo, le difese dell’organismo sono diminuite per la riduzione dei vaccini somministrati. E la dimostrazione della tesi è che «a differenza di quanto avvenuto quattro anni fa - spiega sempre il responsabile dei centri Ecmo d’Italia - quest’anno i malati sono da subito più numerosi di quando il problema si è manifestato la prima volta nel nostro Paese».
La Federazione dei medici di medicina generale conferma i dati: nell’ultimo anno si calcolano circa 2 milioni di vaccinazioni anti-influenzali in meno. Significa che una persona su quattro ha scelto di non vaccinarsi, sull’onda delle polemiche e delle inchieste che tanto hanno fatto scalpore nel 2014.
Al di là del pensionato morto ad Aosta non ci sarebbero, al momento, altre persone in pericolo imminente di vita, fra i ricoverati in terapia intensiva. «Ma non dobbiamo abbassare la guardia, perché la caratteristica di questa forma di influenza è proprio l’improvviso, e repentino aggravarsi delle condizioni cliniche».


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In breve



Ecco come si diffonde e come riconoscerla e
Perché negli ospedali italiani si sono registrati nelle ultime due settimane così tanti casi di influenza A-H1N1?
Perché questi sono i giorni previsti per l’influenza tradizionale, anche se il picco deve ancora venire, atteso per fine gennaio.
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Si può parlare di epidemia? O di un rischio-epidemia?
No, e non bisogna fare allarmismo. È necessario però non sottovalutare neppure il pericolo: fondamentale che i medici di famiglia tengano sotto controllo l’evoluzione della febbre dei propri pazienti. Quest’anno il virus A-H1N1 sembra colpire non solo le persone obese come nel 2009 e gli anziani debilitati come nel 2010. I ricoverati nelle terapie intensive italiane sono prevalentemente uomini e donne sotto i cinquant’anni di età, senza altre patologie in essere. Persone, in sostanza, non deboli e a rischio.
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Quali sono i sintomi di questa forma influenzale?
I medesimi dell’influenza tradizionale: febbre alta, difficoltà di respirazione, dolori diffusi.
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Quando è necessario rivolgersi al medico o andare in pronto soccorso?
La differenza con l’influenza tradizionale è in quella che i medici definiscono «fame d’aria». A un certo punto dell’evoluzione della malattia si ha più difficoltà a respirare, proprio come se mancasse aria attorno. La sensazione è quella di chi, chiuso in una stanza, deve aprire la finestra per respirare bene. A quel punto bisogna chiedere aiuto a un medico o farsi visitare in pronto soccorso. L’influenza può evolvere rapidamente in insufficienza respiratoria acuta e la situazione precipitare
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Perché serve addirittura il ricovero in rianimazione?
Perché è necessaria la ventilazione artificiale. Diversi dei 50 ricoverati nelle ultime due settimane nelle terapie intensive degli ospedali italiani sono stati addirittura intubati.
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Che cosa è l’Ecmo a cui è stata sottoposta metà dei pazienti con influenza A-H1N1?
È una tecnica. Una macchina consente la circolazione extracorporea, come nel trapianto di cuore. L’organismo viene in questo modo alleggerito dal peso della respirazione e può recuperare più facilmente. All’Ecmo vengono sottoposti i pazienti in condizioni più critiche, in pericolo di vita.
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Quanto dura questa terapia?
Mediamente un settimana, con punte minime e massime di 5 e 10 giorni. In quest’arco di tempo, nel 2009 come nel 2010, sono state salvate diverse persone. Il primo anno di A-H1N1 in Italia e nel mondo la mortalità è stata inferiore, il secondo anno è stata inferiore la sopravvivenza perché le persone colpite nel 2010 sono state prevalentemente anziani già colpiti da altre patologie. La loro situazione clinica generale era peggiore fin dall’inizio, con minori possibilità iniziali di recupero.
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È certo che la causa di questa recrudescenza sia il minor numero di vaccinazioni fatte?
È la più probabile ed evidente. L’unica differenza rispetto ai due anni precedenti quando l’A-H1N1 era presente ma non ha scatenato l’allarme che oggi si è invece diffuso immediatamente.
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Perché l’A-N1H1 è «la suina»?
Perché i primi contagi, nel 2009, sono avvenuti da maiali a uomini, in Messico. Oggi non c’è più alcuna relazione. E la carne non c’entra nulla.

[M. ACC.]