Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  gennaio 18 Domenica calendario

UNA SQUADRA FANTASTICA

La Juve è volata sul Napoli, domenica scorsa, grazie al Polpo, al Pelado e a King Arturo . All’anagrafe Pogba, Caceres e Vidal. Oggi all’Olimpico quella tra Lazio e Napoli sarà anche una sfida tra Dusan Stop Basta e Gonzalo El Pipita Higuain.
L’ultima macchietta del teatrino calcistico è invece Er Viperetta, il pirotecnico e naif Massimo Ferrero, produttore cinematografico e presidente della Sampdoria. La genesi incerta del soprannome risale alla sua gioventù tra Testaccio e Cinecittà, ma basta vederlo mordere in tv, anche nella versione apocrifa di Crozza, e si capisce il motivo. In borgata un nomignolo non lo si nega a nessuno: anche l’allenatore Claudio Ranieri, per dire, era stato ribattezzato Er Fettina in quanto erede di un macellaio. Un po’ come in Argentina: l’attaccante del Napoli Higuain è Pipita perché il padre, anche lui calciatore, era detto El Pipa a causa di un naso imponente; lo juventino Carlos Tevez è l’ Apache, perché il barrio natio di Ciudadela — non proprio un luogo ameno — è conosciuto come Fuerte Apache; l’ala del Psg Ezequiel Lavezzi è noto come El Pocho ( Pocholo era il cane che aveva da bambino)mentre l’interista Mauro Icardi è O Cañito, la cannuccia. Per non parlare dei brasiliani, di cui spesso si conosce solo lo pseudonimo e non la carta d’identità: Ricardo Izecson Dos Santos Leite non lo conosce nessuno, ma se dite Kakà è tutto più chiaro. Insomma, le vie del nickname sono infinite. Casuali, originali, banali, assurdi, letterari, triviali, epici, ridicoli.
Di soprannomi, dagli anni Trenta a oggi, Furio Zara e Nicola Calzaretta in L’Abatino, il Pupone e altri fenomeni ne hanno scovati oltre mille e quattrocento. Perché un’etichetta, o perlomeno un diminutivo, è necessaria da che calcio è calcio, in qualsiasi spogliatoio, anche tra gli amatori. Figurarsi ai livelli più alti, dove a volte può incollarsi addosso come una condanna, ma anche diventare un vero e proprio brand: come C-R7, il marchio del Pallone d’oro Cristiano Ronaldo.