Dagospia 17/1/2015, 17 gennaio 2015
1. DAGOREPORT
Rivolta in Forza Italia contro l’intervista di Renatino Brunetta al Corriere (vedi scheda successiva). E’ partita una raccolta di firme tra Senatori e Deputati su un documento pro-Nazareno redatto e inviato riservatamente da Paolo Romani. Scatta la conta interna, in vista del voto del Quirinale, di chi sta con Berlusconi pro-Nazareno e chi no, come Brunetta.
3. IL DOCUMENTO DI PAOLO ROMANI
Il 18 gennaio 2014, un anno fa, il Presidente Silvio Berlusconi, confermando la Sua straordinaria generosità e il suo Amore per il nostro Paese, si è recato nella sede del Partito Democratico, quel partito che inopinatamente due mesi prima era stato protagonista della Sua vergognosa esclusione dal Parlamento della Repubblica, e ha posto le basi per l’apertura di una nuova fase politica, dimostrando di avere a cuore prima di tutto le sorti dell’Italia e la prospettiva, da sempre al centro della Sua azione, dell’ammodernamento delle Istituzioni.
Ad un anno da quell’evento, i sottoscrittori di questo documento, ribadiscono la piena fiducia nel Presidente Berlusconi e la lungimiranza di quella scelta che ha riportato Forza Italia al centro della vita politica e dimostrato la Sua essenzialità per qualsiasi prospettiva di reale cambiamento del nostro Paese e ne ha chiarito, agli occhi dell’opinione pubblica, la natura di movimento riformista e responsabile.
Tale scelta ha consentito di avviare il cantiere per dare una risposta ad una duplice emergenza: la prima derivante dalla sentenza 1/2014 della Corte Costituzionale, che, mutilando di parti essenziali la normativa preesistente, ha prodotto una legge elettorale incompiuta ed inefficace, e per di più meramente proporzionale, rendendo ineludibile l’approvazione di un nuovo testo; la seconda – che si trascina da oltre trenta anni nel dibattito politico – riguarda invece l’ammodernamento del sistema istituzionale, la riduzione dei costi della politica e la semplificazione del procedimento legislativo, una esigenza quest’ultima, resa più cogente dalla modifica del Titolo V, imposta con una riforma costituzionale dalla sinistra nel 2001 a colpi di maggioranza e che ha pregiudicato per dieci anni gli investimenti nel nostro Paese, e dal referendum ideologico che nel 2006 annullò la prima vera organica riforma della Costituzione voluta dal centro-destra e approvata dal Parlamento.
L’ammodernamento delle Istituzioni è da sempre nel dna di Forza Italia che nel suo primo programma elettorale del 1994 prospettava il superamento del bicameralismo paritario e del Senato elettivo; parimenti l’introduzione di una legge elettorale che assicuri la riduzione della frammentazione politica e la governabilità, è la logica conseguenza della ‘scelta di campo’ bipolare che Silvio Berlusconi ha chiesto agli Italiani, conseguendo milioni di voti.
Consapevoli dell’attuale composizione del Parlamento italiano, riteniamo che, nella situazione data, la scelta di un anno fa, abbia contribuito ad innestare nel disegno di legge costituzionale i principi cardine della già citata riforma del 2005 (superamento del bicameralismo perfetto, semplificazione del processo legislativo, modifica del Titolo V, riduzione dei Parlamentari e dei costi della politica) e ad impedire soluzioni normative che, inseguendo slogan populisti (come il Senato dei Sindaci…), senza il decisivo contributo di Silvio Berlusconi e dei deputati e senatori di Forza Italia, avrebbero potuto costruire un assetto tutto a danno di una parte politica. Con ciò Forza Italia si è inserita nella migliore tradizione del riformismo italiano, che non è la pretesa, attualmente purtroppo impossibile, di far convergere sulle proprie posizioni forze politiche diverse e distanti, ma la continua ricerca delle possibili mediazioni nell’interesse del Paese.
L’evoluzione dello scenario politico, alla vigilia di importanti scadenze, conferma la centralità di Forza Italia: tutto ciò non può a nostro avviso entrare in un dibattito sul rinnovamento della forma partito e sulle prospettive future di ricostruzione del centro-destra, che più logicamente potrebbe invece svilupparsi una volta chiarite le regole del gioco e l’assetto costituzionale del Paese.
POLVERINI BRUNETTA POLVERINI BRUNETTA
Tutti noi inoltre siamo consapevoli che questo Governo ha dimostrato, con le sue demagogiche promesse e con spot elettorali di facile presa, di non essere in grado di agganciare la ripresa già avviata nei paesi più avanzati e ha condannato di fatto l’Italia a restare al palo, senza prospettare reali soluzioni che solo una proposta politico-economica realmente liberale, rappresentativa di quella maggioranza moderata e riformista, potrebbe oggi dare al Paese.
Brunetta con la moglie CERNOBBIO Brunetta con la moglie CERNOBBIO
Per tali motivi la differenza di opinioni non può spingersi a danneggiare il nostro movimento politico ed il presidente Berlusconi avvalorando un presunto sostegno di Forza Italia a questo governo, sostegno che né nei numeri né in migliaia di votazioni è mai esistito, o l’esistenza di fantomatici e oscuri ‘interessi’.
Renato Brunetta Renato Brunetta
La scelta di contribuire al percorso di riforme è ancora più limpida perché non condizionata dal mantenimento di posizioni di potere, di governo o di sottogoverno e ciò acclara la natura di Statista del Presidente Berlusconi che, nonostante l’onta subita da assurde condanne e da una ininterrotta serie di azioni volte ad alterare sistematicamente l’assetto democratico come sancito dalle elezioni, ha contribuito con responsabilità alla definizione del percorso delle riforme.
BRUNETTA E BERLUSCONI BRUNETTA E BERLUSCONI
Tutto ciò ci conforta nella rinnovata fiducia nel Presidente Silvio Berlusconi alla vigilia di una importante scadenza istituzionale: l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica non dovrà e non potrà infatti prescindere da Forza Italia, giacché anche i nostri elettori ci chiedono, prima di ogni altra cosa, di impedire il reiterarsi di scelte tutte a danno della parte moderata del Paese, magari richiamando in servizio permanente attivo i campioni della sinistra antiberlusconiana.
E la nostra responsabilità ci convince anche della nostra differenza: cresciuti in politica grazie alla generosa discesa in campo di Silvio Berlusconi, non possiamo permetterci, per il bene dell’Italia che amiamo, di sostituire vent’anni di antiberlusconismo a prescindere, con un vuoto e sterile massimalismo di facciata.