Paolo Siepi, ItaliaOggi 17/1/2015, 17 gennaio 2015
PERISCOPIO
L’eventuale elezione di Veltroni avrebbe come unica controindicazione il suicidio di D’Alema. Jena. La Stampa.
I capi di stato mondiali: «Uniti contro la minaccia di terrore che incombe sull’Europa». Ma parlavano di Tsipras. Spinoza. Il Fatto.
Oggi le grandi macchine ideologiche del Ventesimo secolo si sono fermate per sempre e già vanno coprendosi di ruggine. Saul Bellow, I conti Tornano. Mondadori, 1995.
Ci sono i ministri che si dimettono prima di essere guariti del tutto. Alessandro Bergonzoni. ilvenerdì.
La corruzione privata, istituita dalla legge Severino con sanzioni ridicole (niente intercettazioni e custodia cautelare, prescrizione assicurata), va equiparata a quella pubblica, sia per le pene, sia per la procedibilità d’ufficio (e non a querela): altrimenti la fanno sostanzialmente franca tutti i trafficoni delle società municipalizzate e partecipate dallo Stato che, avendo la forma giuridica di Spa, non ricadono nella corruzione pubblica. Tutto ciò, si capisce, se si vuol fare sul serio contro la corruzione. Marco Travaglio. Il Fatto.
Quaderni Piacentini chiuse nel 1984. Qualcuno disse che la rivista morì in buona salute anche se la gestione autonoma finì nel 1980. Eravamo passati da 12 mila copie, nel 1968, a circa 5 mila. Che era ancora un bel capitale. Ma era venuta meno la funzione «agitatoria» e cresciuta la quota di accademia: ottima, ma pur sempre accademia. «Giornalismo inattuale. Per otto anni fu un esperimento sia letterario in forme raramente praticate sia editoriale, fuori dalle convenzioni e dai pregiudizi degli editori. Proponemmo autori — come Kierkegaard e Leopardi, Herzen e Thoreau, Weil e Orwell — da leggere senza cautele interpretative. Non avemmo l’approvazione di molti dei vecchi compagni, a cominciare da Fortini e Cases. Solidali invece Renato Solmi, Timpanaro, Jervis, Edoarda Masi, Luca Baranelli e altri. Fu una confortante sorpresa la sintonia di Carlo Ginzburg e Cesare Garboli». Piergiorgio Bellocchio, fondatore di Quaderni piacentini. la Repubblica (Antonio Gnoli).
Ai ragazzi che cercano un lavoro avrei voglia di dire: non fate meglio di tutti, quello che fanno già altri, ma fate meglio che potete, qualcosa che non ha ancora fatto nessuno. Però bisogna riconoscere che la vita non è X Factor. Non tutti possono essere fenomeni e la comunità deve garantire la sopravvivenza anche dei mediocri. Massimo Gramellini. La Stampa.
La mia trasmissione Passepartout, purtroppo, è finita. Da tre anni non facciamo più puntate nuove. Però la Rai continua a replicare quelle vecchie, tanto parlo di arte e di storia, non di attualità. Insomma, vado sempre bene. Come Sex and the City_ Philippe Daverio. Critico d’arte. La Stampa.
Voglio ricordare un povero arnese, un vecchietto, Don Andrea, che stava in piedi all’altezza del semaforo della vomerese via Kerbaker e offriva fazzolettini di carta e accendini. Io gli volevo bene per la sua dignità e passavo apposta di lì per regalarlo. Una volta arrivo e lui, come mi vede, esclama: «Vi ho preparato un accendino del Vostro colore preferito: rosso!». E io: «Don Andrè, ma che state ammaccann’, ’colore mio è nero, Benit’ Musollin’!». («Don Andrè, ma che state farneticando, il mio colore è nero, Benito Mussolini!»). Egli giunge le mani, alza gli occhi al cielo e declama: «Ma ’o stò cchiaggnenn’ ancora!» («Me lo sto ancora piangendo!»). Mirabile esempio della capacità del popolo napoletano di ribaltare, con un colpo d’ingegno, la situazione sfavorevole: don Andrea l’aveva creata egli stesso credendomi comunista e ne era subito uscito. Paolo Isotta, La virtù dell’elefante. Marsilio.
Il popolo di Roma, di cui si ritrovano al presente poche tracce, non crede, non ha creduto a nessuna delle due trascendenze di Roma. Non è un popolo religioso e neppure civile. Il potere imperiale è morto da due millenni e da allora sembra che per i romani non sia successo niente. Le teste di pietra degli imperatori, a guardare bene, somigliano ancora oggi a quelle dei macellai e dei proprietari di ristoranti. Il potere dello stato nazionale e dei ministeri («voi non sapete cos’è un ministero. Nessuno lo sa», avvertiva Carlo Levi nel 1950) è un potere kafkiano, proprio così: Orson Welles usò il vecchio Palazzo di Giustizia, chiamato Palazzaccio dai romani nel suo film sul «Processo» (di Kafka, appunto) con Tony Perkins. Alfonso Berardinelli, scrittore. Il Foglio.
Nessuno dei piaceri materiali, nessuna delle ricchezze della società di cui la mia famiglia fa parte, mi interessano e mi toccano. Amo una camera nuda, un letto spartano, non ho mai avuto e non avrò mai più di due vestiti alla volta. Dal mio ritorno alla vita civile, ho deciso di vestirmi in blu scuro, camicia blu e cravatta nera, e non cambierò mai. Una preoccupazione in meno. Insomma, amo l’uniforme per ciò che semplifica e regola una volta per tutte. Jean Jacques Servan-Schreiber, Passions. Fixot, 1991.
Comunque, la Cosa in Sé, la tengo tutta per Me. Alberto Arbasino. Corsera.
Si deve acquisire un metodo e non inseguire il mercato, non fare cose che non ti appartengono. Ci sono stati periodi in cui mi sono fatto condizionare. Il successo ti cambia, ti stranisce. Si emoziona un bambino alla prima comunione, figuriamoci un ragazzo che si ritrova duecentomila persone davanti ad ascoltarlo. Pino Daniele, musicista. la Repubblica (Emilio Marrese).
Durante l’inverno sto in casa tutto il giorno e vedo fisso il Giro delle Fiandre. Ho tutte le cassette in Vhs delle ultime 20 edizioni. Tenete conto che vedere tutto un Giro delle Fiandre dalla partenza all’arrivo sono un 50 orette. Durante quel periodo se mi telefona il dott. Vietti succede così. Dott. Vietti: «Ti disturbo?». Io: «No! Stavo vedendo il Giro delle Fiandre tra il km 72 e il km 73 del 1997. Sono appena passati davanti a casa di una donna anziana. Vai a capire se è stata messa lì apposta dalla regia televisiva o abita davvero lì. Puoi verificare sul computer del Foglio?». Maurizio Milani. Il Foglio.
Il caldo era soffocante, e l’aria immobile, gonfia dell’umidità scesa nella notte. Dalla fitta coltre di castagni e di querce che copriva i monti circostanti, cadeva sul fondovalle un vapore denso e quasi palpabile che inzuppava ogni cosa e si insinuava anche dentro le stanze. Piero Chiara, Viva Migliavacca!.Mondadori, 1982.
I giovani invecchieranno e i vecchi torneranno bambini, alla faccia dell’anagrafe. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 17/1/2015