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 2015  gennaio 17 Sabato calendario

PER BANKITALIA SIAMO PIÙ POVERI

Per il premier Matteo Renzi, grazie al suo governo, le famiglie stanno meglio, tanto è vero che hanno cominciato a risparmiare di più. Per annunciarlo, ha scelto il Parlamento europeo, dove il 13 gennaio, in un’aula quasi deserta, ha pronunciato il discorso conclusivo del semestre di presidenza italiana. «Nessuno segnala che l’Italia ha il più alto risparmio privato, quattro triliardi di euro» ha puntualizzato. «Quando l’M5s dice che le famiglie italiane si stanno impoverendo, cozza con la realtà: le famiglie italiane hanno visto crescere il loro risparmio da 3,5 triliardi (3.500 miliardi) nel 2012 a 3,9 triliardi. È difficile, ma la realtà s’impone».
Poche ore dopo, il deputato Pd Matteo Richetti, renziano da sempre, intervistato da Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7, ha ripetuto lo stesso messaggio, immediatamente smentito però da un altro partecipante al talk show, il capogruppo della Lega Nord alla Camera, Massimiliano Fedriga: «Il risparmio non è affatto aumentato, ma diminuito di 127 miliardi: sono dati della Banca d’Italia. Facendo credere all’Europa che le famiglie italiane sono diventate più ricche, per di più nel pieno di una recessione, Renzi è un irresponsabile». Chi ha ragione? La risposta migliore si trova nel supplemento del Bollettino economico della Banca d’Italia, pubblicato il 16 dicembre e interamente dedicato alla ricchezza delle famiglie nel 2013. Questa ricchezza viene quantificata in 8.728 miliardi di euro, e suddivisa in tre parti: attività reali, per lo più immobili (5.760 miliardi, il 60% del totale); attività finanziarie, cioè depositi in banca, titoli di Stato e risparmi veri e propri (3.848 miliardi, il 40%); meno le passività finanziarie, come i mutui e i prestiti (886 miliardi). Rispetto all’anno precedente, la ricchezza complessiva 2013 risulta diminuita di 123 miliardi (meno 1,4%). Non solo. La Banca d’Italia ha calcolato che, nel primo semestre 2014, tale ricchezza risulta ulteriormente diminuita di un altro 1,2 per cento.
Sul piano tendenziale, ha dunque ragione Fedriga: le famiglie italiane non sono diventate più ricche, ma più povere. Va però detto che entrambi, sia Renzi che Fedriga, citano dati sbagliati quando parlano di risparmio. Il premier, con un errore piuttosto frequente anche tra i commentatori economici, confonde il totale delle attività finanziarie delle famiglie (3.848 miliardi) con una parte di essa, i risparmi veri e propri, che nel 2013 sono stati pari a 46 miliardi. Pure Fedriga fa lo stesso errore, scambiando la diminuzione della ricchezza totale delle famiglie (123 miliardi) come un calo del solo risparmio (da lui indicato, a memoria, in 127 miliardi).
Tra i dati Bankitalia che confermano in modo vistoso il calo della ricchezza familiare, spicca quello sul patrimonio abitativo, stimato 4.900 miliardi (sui 5.760 delle «attività reali»), valore diminuito del 4,4% in termini reali rispetto all’anno prima. La causa? Anche se la Banca d’Italia non approfondisce questo aspetto, altri studi recenti lo fanno con dovizia di numeri. Tra tutti, spicca per completezza quello della Confedilizia, presieduta da Corrado Sforza Fogliani, che attribuisce il forte calo del valore degli immobili residenziali proprio all’impennata delle imposte patrimoniali degli ultimi anni.
I dati parlano chiaro: rispetto al gettito Ici di 9 miliardi nel 2009, quando vigeva ancora l’esenzione sulla prima casa, siamo saliti a 23,7 miliardi nel 2012 per effetto dell’Imu su tutti gli immobili, varata dal governo di Mario Monti. A seguito di altri balzelli successivi, come la Tasi, la pressione fiscale sulla casa è salita a 28 miliardi nel 2014, triplicando il gettito delle tasse sul mattone in soli tre anni. E non è finita. Sommando all’Imu e alla Tasi le varie imposte di tipo patrimoniale che gravano sulle famiglie, è stato calcolato che nel 2015 il loro gettito totale sarà di almeno 50 miliardi. L’elenco di tali imposte merita di essere ricordato: Imu, Tasi, imposta di registro, imposta di bollo, imposta ipotecaria, imposta sui diritti catastali, bollo auto, canone Rai, imposta sulle transazioni finanziarie, quella sulle successioni e donazioni, e quella sui cosiddetti beni di lusso. I danni collaterali sono stati enormi. Lo Stato, per incassare 44 miliardi di imposte sul mattone in tre anni, ha provocato una svalutazione del valore degli immobili per almeno mille miliardi, impoverendo le famiglie di altrettanto, dopo che per decenni il mattone è stato il bene rifugio per eccellenza dei risparmiatori. Risultato: edilizia in crisi, 57 mila imprese di costruzione scomparse, 340 mila addetti del settore senza lavoro, e crollo dei consumi delle famiglie.
Pensate che sia finita? Vi sbagliate. Il Bollettino della Banca d’Italia ricorda che la ricchezza delle famiglie italiane, nonostante tutto, è ancora pari a 8 volte il pil: situazione che ci pone alla pari con Francia, Giappone e Regno Unito, e piazzati meglio di Stati Uniti, Germania e Canada. È a questo confronto che Renzi si riferiva nel discorso di Bruxelles? Pare di sì. Ma se così fosse, prepariamoci al peggio.
Tino Oldani, ItaliaOggi 17/1/2015