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 2015  gennaio 17 Sabato calendario

PIÙ COLOMBA CHE FALCO

[Intervista a Jyrki Katainen] –
«Il prezzo del petrolio è basso, i tassi di interesse ai minimi, e i cambi favorevoli per l’esportazione. È il momento giusto per tentare la ripresa. E quello che ci farà ripartire sono le riforme strutturali». Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione europea ha appena concluso la tappa italiana del road show per promuovere il nuovo Fondo Europeo di Investimenti Strategici che dovrebbe essere il motore del piano Juncker. E dopo due giorni fitti di incontri, dal governo ai sindacati, dagli imprenditori agli studenti della Bocconi, smette i panni del falco rigorista e spiega in questa intervista esclusiva concessa a Class Cnbc, che impatto avrà per il nostro Paese la svolta sulla flessibilità in Europa.
Domanda. Vicepresidente Katainen, qual è il bilancio della sua missione?
Risposta. Molto buono, incoraggiante. L’Italia è uno dei Paesi che sta promuovendo più investimenti e il nostro piano consiste in tre punti: raccogliere investimenti, creare una lista trasparente di progetti e di soggetti privati pronti a investire, e convogliare gli investimenti verso aree come il digitale, l’energia, il mercato dei capitali. Questo tipo di approccio comprensivo può portare a un cambiamento vero. Non può cambiare tutto, ma sicuramente rappresenterà un forte contributo.
D. Molti restano scettici. Secondo la Banca d’Italia, la crescita nel 2015 sarà solo dello 0.4%. Che cosa serve per ripartire?
R. Serve un’azione sia da parte del governo di Roma che della Ue, oltre che della Bce. Con le riforme strutturali si potrà incrementare la competitività e creare più posti di lavoro. Abbiamo a che fare con problemi che per la maggior parte riguardano carenze strutturali, e non dovute al ciclo economico. E, come ho detto, il momento è quello giusto.
D. Quali riforme conteranno di più?
R. Sia la riforma della giustizia che del mercato del lavoro possono garantire un grande cambiamento positivo se vengono implementate in maniera corretta. L’Italia ha avuto un problema con il sistema giudiziario che ha bloccato gli investimenti privati. Ora una riorganizzazione più responsabile complessiva sarebbe d’aiuto. Per quanto riguarda il Jobs Act, poi, sono sicuro che aiuterà i giovani a trovare lavoro. Insomma, sia la flessibilità nel mercato del lavoro che un sistema giudiziario rinnovato sono due cose molto positive.
D. Pensa che Renzi abbia la forza politica per mantenere le promesse di cambiamento che ha fatto?
R. Non voglio valutare nessuno personalmente perché non ho motivi di dubitare che ciascun leader europeo stia facendo meno del proprio meglio per arrivare al completamento delle riforme. Da parte della Commissione voglio augurare tutte le fortune al governo perché possa arrivare alla fine di questo cammino.
D. E quello che ha visto qui può aiutare l’Italia a superare l’esame di marzo sulla legge di stabilità?
R. È presto per dirlo. Dobbiamo ancora analizzare le previsioni economiche. E comunque sia Pierre Moscovici che Vladis Dombrovskis sono incaricati di questo esame. Voglio insistere però sul fatto che la Commissione darà molto più peso, ora rispetto a prima, alla componente delle riforme strutturali. Perché non si tratta solo di valutare i rallentamenti del ciclo economico. Le sfide con le quali si confronta l’Italia sono presenti da decenni. Ecco perché è importante concentrarsi su queste riforme.
D. È questo il senso delle norme sulla flessibilità che avete annunciato nei giorni scorsi?
R. Uno dei cambiamenti introdotti dalla Commissione riguarda la velocità con la quale verrà richiesto il consolidamento dei conti. Se un Paese è sotto il 3% e rischia l’apertura di una procedura di infrazione europea, la procedura di consolidamento può essere un po’ più lenta di quanto non fosse richiesto in passato. Questo può aiutare i paesi a risolvere questo tipo di situazioni perché fornisce un po’ più di flessibilità. Insisto però sul fatto che non si tratta di un cambiamento delle regole, ma solo di un utilizzo più flessibile delle norme esistenti.
D. Un compromesso o una svolta?
R. Ripeto: una delle cose che cambia è la velocità del consolidamento. E se un Paese è in condizioni difficili diamo più peso alle riforme strutturali. Se vengono portate a termine, sarà possibile evitare eventuali sanzioni.
D. Si può considerare una vittoria di Renzi?
R. Molti primi ministri hanno chiesto maggiore chiarezza sul patto di stabilità. L’anno scorso era stato deciso che non lo avremmo cambiato, ma che andavano chiarite, per quanto possibile, le regole esistenti. Penso questo sia stata fatto e recepito in maniera positiva.
D. Che cosa finanzierà in concreto il nuovo Fondo Europeo di Investimenti Strategici? Ha trovato dei progetti in Italia?
R. È importante ricordare che molti progetti possono essere finanziati con soldi pubblici dai governi. Ma se ci sono progetti più rischiosi, come quelli pilota sulle tecnologie, le energie rinnovabili o nel settore del bio-fuel, e i privati non riescono a sostenere questi costi, il fondo se ne può accollare una parte. Se ci sono delle perdite il fondo perderà per primo. Ecco gli esempi di progetti che possono chiedere fondi: progetti rischiosi. È importante in questo momento che possano prendere vita anche progetti innovativi, e quindi rischiosi.
D. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan sembra ancora riluttante sulla partecipazione italiana al Fondo Europeo. Come vi siete lasciati?
R. Padoan ha detto che non è stata ancora presa una decisione da parte del governo, ma che verrà presa a breve. Abbiamo parlato diffusamente della natura del fondo. Non ci sono ancora state promesse di alcun tipo.
D. Per rilanciare gli investimenti serve stabilità, ma il 25 gennaio la Grecia torna alle urne e l’Europa ha paura del voto. Si rischia una nuova crisi?
R. Penso che la scelta della moneta unica, e la partecipazione della Grecia all’Unione Europea, sia irreversibile. L’Europa ora è più forte di qualche anno fa, e non mi aspetto alcun contagio. Le persone hanno il diritto di scegliere il proprio governo. Voglio però ricordare che i greci hanno dei doveri verso gli altri cittadini europei. Quando hanno chiesto soldi, hanno promesso, anche ai disoccupati italiani, di restituirli. Quindi, qualsiasi risultato emerga dalle urne, i soldi presi devono ritornare.
D. Ma con la Troika vi preparate a negoziare un consolidamento del debito greco?
R. No, questo non sarebbe corretto. La Grecia ha degli obblighi e bisogna che si pongano tutte le condizioni per far ripartire la loro crescita.
D. La linea della austerità in Europa ha colpito l’economia e fatto moltiplicare i movimenti che contestano l’euro. Pensa che li vedremo crescere nei test elettorali del 2015?
R. I movimenti che criticano l’Unione, in realtà, sono solo contrari a tutto. L’Ue è un denominatore comune, ma loro si mostrano contrari per definizione: a una politica fiscale responsabile, all’establishment attuale, al sistema partitico. I loro leader offrono solo problemi, senza soluzioni. Dobbiamo invece ascoltare la gente che vota per questi movimenti populisti. Il nostro compito è capire di cosa hanno bisogno i loro elettori.
D. Alla fine di questi due giorni sembra difficile definirla un falco del rigore, come era stato fino a pochi mesi fa, quando criticava aspramente l’Italia e il governo. Cosa l’ha trasformata in colomba?
R. La situazione ora è diversa. Quando ho incontrato i ministri delle Finanze a settembre a Milano stavamo negoziando il percorso dell’Italia per arrivare ai suoi obbiettivi, e volevo incoraggiarli a mantenere le promesse fatte. Eravamo nel pieno del negoziato e io ho spinto molto per le riforme. Adesso abbiamo un accordo base sul cosiddetto Mto, l’obiettivo di bilancio a medio termine, e le riforme sono arrivate. Non c’è mai stato niente di specifico contro l’Italia, il mio lavoro era semplicemente assicurarmi che tutti facessero il proprio.
D. Quindi potrebbe tornare falco?
R. Penso di no, spero che l’Italia continui a fare ciò che è giusto e che ha promesso di fare.
Andrea Cabrini, MilanoFinanza 17/1/2015