Gianni Poglio, Panorama 15/1/2015, 15 gennaio 2015
SONO PICCOLA, MA BALLO ALLA GRANDE
Per lei il web si è spaccato in due. Tutta colpa di un video uscito la scorsa settimana: Elastic heart della cantante australiana Sia. Maddie, 12 anni, nel clip si esibisce in una danza tribale con una tutina color carne in compagnia di Shia LeBouf, 28 anni, superstar di Hollywood. Entrambi chiusi in una gabbia, lei con la consueta parrucca bionda, lui con i pettorali bene in vista. Indecente e inappropriato per alcuni, una grande performance artistica per altri. In ogni caso, l’ultimo trampolino verso la fama globale per la baby dancer più famosa del momento: Maddie Ziegler.
Regista dell’«operazione Maddie», come spesso accade nelle epopee teen d’America, una madre (di origini italopolacche) estremamente determinata a investire sul talento della figlia. Non ci possono essere dubbi: la straordinaria e fulminea carriera di Maddie è in realtà il capolavoro della signora Melissa Ziegler-Gisoni. Tutto merito suo (o demerito, a seconda dei punti di vista) se oggi la piccola Ziegler non è piu solo una bambina che volteggia come un angelo, ma un vero e proprio brand che interessa trasversalmente tutti i settori dell’entertainment. Basta digitare il suo nome in Google per imbattersi nelle mille declinazioni del fenomeno Ziegler: Maddie che sfoggia passi di danza moderna, protagonista indiscussa del video di una delle canzoni più forti del 2014: Chandelier (446 milioni di clic su youTube), sempre della quarantenne Sia. Oppure che presta il volto alla moda per marchi come Glitzy Girl, Sally Miller e Purple Pixies, o ancora sulla cover di Kode, il celebre lifestyle magazine americano. Fino all’ultimo colpo grosso, una fashion line per ragazzine, The Maddie and Mackenzie Collection, cofirmata da Maddie e dalla sorella minore, Mackenzie (7 anni), anche lei ballerina in rapida ascesa. Affari di famiglia.
Maddie parla poco con la stampa, ma quando lo fa, evidentemente ben indottrinata, lascia intuire di aver già perfettamente metabolizzato le regole del gioco dei grandi: «Agli ultimi Video Music Award di Mtv, Miley Cyrus e Jennifer Lopez mi hanno salutato come una collega. Bene: essere riconosciuti è un grande traguardo, ma c’è ancora molto da fare, non posso fermarmi adesso». Una frase fatta che in apparenza non dice nulla, ma che in realtà rivela molte cose. L’operazione Maddie, una classica storia americana che mescola talento innato e smisurate ambizioni (soprattutto della madre), inizia nel 2004 in una minuscola e incolore palestra di Pittsburgh, in Pennsylvania, che ospita le prime acrobazie della baby ballerina. Solo per lei, nella casa di famiglia viene allestita una stanza, ribattezzata The Store, con tutti i vestiti di scena, i gioielli e il make up.
Fin dagli esordi Maddie sfoggia un’elasticità fisica e una naturale predisposizione a creare passi inusuali. Vince un concorso locale dietro l’altro. Chi la osserva con occhi esperti sa coglierne la rara abilità nell’interpretare, fin da piccola, uno dei generi più diffusi in questi decenni, ovvero la complicatissima lyrical dance, uno stile che fonde il rigore del balletto classico con la più assoluta libertà espressiva ed emotiva della danza jazz e contemporanea. In questo genere, il corpo è al servizio del climax della canzone e, spesso, la grazia e l’aggressività dei movimenti e delle espressioni del viso sono suggeriti dal significato delle parole della canzone.
Ci vuole talento, quello vero, per affrontare da ragazzina una disciplina così complessa, ma lei, da quando ha due anni, trascorre la maggior parte del suo tempo con le scarpette da danza ai piedi. Sempre con il sostegno di mamma che, per pagare le proibitive rette della prestigiosa Abby Lee Dance Company, dove la bimba prodigio si è formata, non ha esitato a farsi assumere come centralinista della scuola.
Il resto, come spesso avviene in queste storie di talento precoce, lo ha fatto la tv. Per la precisione, un reality show chiamato Dance Moms, ovvero decine di telecamere puntate sulle evoluzioni delle giovani studentesse della Abby Lee Dance Company di Pittsburgh. Ma le vere protagoniste sono le mamme, impegnate nell’elaborare strategie per trasformare le abilità delle loro bambine in una carriera. Madri ansiose, ambiziose e in molti casi, un po’ spregiudicate. La più brava? Senza dubbio la signora ZieglerGisoni.