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 2015  gennaio 14 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - NAPOLITANO SI È DIMESSO


REPUBBLICA.IT
ROMA - Guardie d’onore schierate per il saluto di commiato, bandiera del Quirinale ammainata (video). Giorgio Napolitano ha firmato stamani alle 10.35 le tre lettere istituzionali che, affidate al segretario generale Donato Marra, comunicano il proprio passo indietro a Palazzo Chigi (foto), Camera e Senato e - ora è ufficiale - alla soglia dei 90 anni si è dimesso da presidente della Repubblica.
Ricevuti gli onori militari e lasciata la residenza istituzionale, il capo dello Stato rieletto per due volte al Colle, torna a casa, nel rione Monti, assieme alla moglie Clio Bittoni. In un secondo momento si recherà a Palazzo Giustiniani, al Senato, dove prenderà possesso del suo nuovo studio, nel quale da tempo ha già fatto trasferire i suoi libri e il materiale di studio.
Si chiude così la presidenza più lunga della Repubblica. "Sono contento di tornare a casa", ha confidato ieri ad una bambina Napolitano, "il Paese resti unito e sereno", il suo ultimo messaggio agli italiani. Su Twitter rimbalza subito il post del premier Matteo Renzi che ringrazia il presidente e che convoca d’urgenza il Consiglio dei ministri.
Un "grazie", sempre su Twitter, anche da Martin Schulz, presidente del parlamento Ue (in quota Pse).
E sarà probabilmente sabato, in piazza Madonna dei Monti, cuore del rione, la festa che i residenti organizzeranno per salutare il ritorno a casa del senatore a vita Napolitano (con la polemica del M5s sul ruolo che ora continuerà a rivestire). Si terrà un concerto, con un repertorio classico, ma ci sarà sicuramente una versione ’particolare’ dell’Inno di Mameli. Lo spiegano gli abitanti del quartiere, che si è animato nell’attesa del rientro del presidente a vicolo dei Serpenti. "Sarà una sorpresa" afferma una donna che lavora in uno dei negozi.
Ieri è stata la giornata degli ultimi saluti formali ai dipendenti e ai corazzieri del Quirinale. A questo punto, la partita sul Colle si apre ufficialmente. E infatti si è riunita stamani al Nazareno la segreteria del Partito democratico: una riunione che si è aperta con la condivisione di una "rinnovata gratitudine e del profondo rispetto per la responsabilità, la passione e l’autorevolezza" di Napolitano. All’ordine del giorno, "il percorso istituzionale dei prossimi giorni e l’agenda delle riforme (costituzionale e legge elettorale), in discussione nei due rami del parlamento".
In realtà, contatti e sondaggi informali sono già iniziati da giorni: i dem Lorenzo Guerini e Roberto Speranza - a loro venerdì in direzione il premier-segretario del Pd affiderà il compito di sondare tutti i partiti - hanno cominciato a raccogliere gli umori interni al partito su vari candidati. Le opposizioni - Lega, Sel e M5s - chiedono lo stop dei lavori dell’aula sulle riforme (legge elettorale e bicameralismo) in discussione.
In parallelo, il fedelissimo del premier-segretario del Pd, Luca Lotti, continua a tenere il filo diretto con il plenipotenziario di Forza Italia Denis Verdini, assicurando l’impegno all’indicazione di un candidato Pd che però, come chiedono gli azzurri, "non metta un dito negli occhi" di Silvio Berlusconi. Si ragiona su più nomi ma, con gradazioni diverse, tutti con un passato nella vita politica "a maggior ragione - spiegano fonti renziane - visto che in un momento così delicato per l’Italia e per l’Europa, le altre due maggiori cariche dello Stato, Laura Boldrini e Pietro Grasso vengono dalla società civile".
Proprio Grasso, in qualità di presidente del Senato, seconda carica dello Stato, assumerà il ruolo di supplente della presidenza della Repubblica. Per la cronaca, e per la storia, Grasso diventa il primo "presidente della Repubblica" titolare di un profilo personale su Twitter. E su Twitter Grasso scrive.
Intanto, l’aula della Camera - sospesa dopo la lettura della missiva del capo dello Stato - tornerà a riunirsi subito dopo la conferenza dei capigruppo. Conferenza che dovrà decidere i tempi della convocazione del parlamento per l’elezione del successore di Napolitano. Sempre a Montecitorio è partito un lunghissimo applauso - 2 minuti di battimano - quando la Boldrini ha finito di leggere la lettera di dimissioni del presidente (video).
FOTO Napolitano lascia, la notizia sui siti internazionali
Nel frattempo, Grasso ha lasciato Palazzo Madama - dicendo "spero di tornare presto" - per raggiungere Palazzo Giustiniani e insediarsi come presidente della Repubblica supplente, dopo aver ricevuto la comunicazione ufficiale delle dimissioni. Per Grasso è stata la prima uscita da capo di Stato supplente. Davanti a Palazzo Giustiniani sono giunti i due corazzieri che presiederanno gli uffici, mentre sopra l’ingresso dell’edificio è stato issato lo stendardo del capo di Stato supplente, a suo tempo disegnato e voluto da Francesco Cossiga.

REAZIONI
ROMA - Il premier Matteo Renzi saluta il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con un messaggio su Twitter: "#graziepresidente". Un ringraziamento a caldo, che segue di pochi minuti le dimissioni del capo dello Stato. "In questo momento la figura di Giorgio Napolitano deve richiedere gratitudine, emozione e commozione per il lavoro svolto - tiene ad aggiungere più tardi il premier - . Oltre ad aver gestito momenti delicati di tenuta istituzionale ha dimostrato una straordinaria intelligenza politica tanto che tutti i partiti tranne che M5s gli hanno chiesto di rifare il presidente". "Napolitano è stato per me il presidente dei 150 anni dell’unità d’Italia".
Il telegramma del Papa. Appreso del congedo di Napolitano, dal suo viaggio in Asia, il Papa ha mandato un telegramma: "Le sono spiritualmente vicino e desidero esprimerle sentimenti di sincera stima e di vivo apprezzamento per il suo generoso ed esemplare servizio alla nazione italiana, svolto con autorevolezza, fedeltà e instancabile dedizione al bene comune. La sua azione illuminata e saggia ha contribuito a rafforzare nella popolazione gli ideali di solidarietà, di unità e di concordia, specialmente nel contesto europeo e nazionale segnato da non poche difficoltà". Tiene ad esprimere "la più alta gratitudine" personale "e della Camera dei deputati, per il servizio" al paese e definisce Napolitano "un fondamentale riferimento" anche la presidente della Camera, Laura Boldrini. Per la vice presidente del Senato Valeria Fedeli, che sostituirà il presidente Pietro Grasso che farà da "reggente" alla presidenza della Repubblica, Napolitano "ha esercitato il suo ruolo perseguendo i necessari e non sempre facili equilibri tra il Parlamento e i governi che si sono succeduti negli anni della sua presidenza, e lo ha fatto in un periodo molto complesso per il nostro Paese".
L’attacco del M5S. Messaggi di vicinanza e di stima, ma non passa molto dalle dimissioni, quando sul mandato di Napolitano piovono critiche, primo fra tutti il j’accuse del M5S. Giorgio Napolitano, "uno dei peggiori presidenti della Repubblica", rinunci alla carica di senatore a vita: così, in una nota congiunta, i capigruppo M5S di Camera e Senato, Andrea Cecconi e Alberto Airola. Napolitano, per i presidenti dei parlamentari pentastellati, non è stato "garante" e per questo "non lo rimpiangeremo". Un messaggio che viene replicato in tarda mattinata da Beppe Grillo. Mentre Paolo Becchi, considerato vicino al M5S, "Napolitano si è dimesso ma l’ombra del colpo di Stato di cui è stato il regista in questi anni è ancora lunga".
Un affondo al ruolo di Napolitano arriva anche da Daniela Santanché, deputata di Forza Italia che dice: "Bye bye Napolitano. Dopo nove anni, l’Italia si libera di un presidente della Repubblica che prima di entrare al Quirinale si è dimenticato di togliersi la giacchetta della sinistra. Colpevole, tra i colpevoli, di non aver fermato la persecuzione politica e giudiziaria nei confronti di Silvio Berlusconi. Per fortuna oggi scriviamo la parole fine!". Mentre il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, scrive:"Chi dopo#Napolitano?#nonunaltrodisinistra". Mentre per la presidente di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale, Giorgia Meloni, con le dimissioni "l’Italia chiuda la stagione della sottomissione ai diktat europei e apra una nuova stagione di difesa dei propri interessi nazionali". "Non rimpiangerò il presidente Napolitano, cui imputo di aver dismesso a un certo punto le vesti di arbitro, come previsto dalla Costituzione, per indossare quelle di attivissimo giocatore in campo, distinguendosi per un interventismo che lo ha portato troppo spesso a sconfinare oltre i poteri stabiliti dalla Costituzione fino ad interferire con Parlamento, governo e magistratura", attacca Antonio Ingroia, presidente di Azione Civile.
Dopo nove anni alla guida del Quirinale, per Napolitano arrivano comunque molti messaggi di stima, anche dall’estero. Il governo tedesco ha preso atto
"con molto rispetto" della decisione di Giorgio Napolitano di dimettersi - fa sapere tramite il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, rispondendo ad una domanda - . Si è trattato di un presidente di grande significato per l’Italia, a cui il Paese deve molto".
"Il presidente Napolitano si dimette oggi, ma la sua eredità è indelebile, in Italia e in Europa. Grazie Giorgio!", scrive su Twitter il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. Per Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali, Napolitano "ha svolto un lavoro straordinario in questi anni, come una roccia tra mille bufere e intemperie, mentre per il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, è stato "una figura di riferimento anche in passaggi delicati del nostra storia".
La leader di Cgil, Susanna Camusso, dichiara che il presidente Napolitano "ha sempre garantito, nel rapporto con l’Europa e il mondo, l’immagine del paese". Un "saluto affettuoso e caloroso al presidente Napolitano, ringraziandolo per il lavoro straordinario che ha fatto, per il servizio alto reso al Paese in una delle fasi più difficili della storia repubblicana", è quello del vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, a nome anche dell’intero plenum dell’organo di autogoverno della magistratura. Stima e affetto anche da parte degli imprenditori italiani nel salutare il presidente emerito della Napolitano", dice il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. "L’industria italiana gli dice grazie". E il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, definisce Napoitano "un grande presidente". In un telegramma, il presidente della Corte costituzionale, Alessandro Criscuolo, spiega che Napolitano ha operato "nella difesa costante dei valori fondanti della nostra società e del nostro Paese".
Il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino parla di "un profondo senso delle istituzioni, unito a ineguagliabili doti di grande equilibrio, che ha consentito al nostro Paese di superare momenti storici difficili e delicati". Un grazie "per essersi assunto la responsabilità di sopperire a un vuoto politico, a ciò che in quel dato momento storico, la politica non era in grado di fare: scegliere un presidente della Repubblica", arriva anche dalla capogruppo di Area Popolare (Ncd-Udc) Nunzia De Girolamo.

NEL PEZZO SUL TOTONOMINE REPUBBLICA METTE NELL’ORDINE (SENSO DELLA LETTURA) LE FOTO DI: VELTRONI, CASTAGNETTI, MATTARELLA, FINOCCHIARO, GRASSO, FASSINO

PEZZO SUL TOTONOMINE
ROMA - "Ragionevolmente a fine mese avremo il nuovo presidente della Repubblica". Il premier Matteo Renzi, con queste parole pronunciate alla presentazione di un libro, fissa il timing per la scelta del successore. E rincara la dose: "Le forze politiche non hanno brillato: stavolta non possiamo fallire". Poi risponde a una domanda su una delle candidature circolate negli ultimi giorni, quella del commissario anticorruzione Raffaele Cantone: "Ha tanto da fare. Volete rovinargli la vita ma non se la farà rovinare".
Di sicuro c’è la data di inizio votazioni: il 29 gennaio alle 15. Con la partecipazione dei delegati "grandi elettori" regionali. Le singole amministrazioni regionali dovranno trasmettere agli uffici parlamentari i nominativi dei loro rappresentanti con almeno due giorni di anticipo. Il Consiglio Regionale del Veneto è stato convocato dal 20 al 22 gennaio e ha calendarizzato la nomina dei suoi tre grandi elettori al primo punto dell’ordine del giorno. Il 20 gennaio è convocata anche la seduta dei parlamenti regionali di Lazio, Sicilia, Lombardia, Piemonte, Puglia, Calabria, Umbria, Molise. L’assemblea del Trentino si riunirà il 21 gennaio, il Consiglio regionale dell’Emilia Romagna il 26 gennaio.
"Faremo incontri con tutte le forze politiche". Così il vicesegretario del Pd, Debora Serracchiani, risponde, al termine della segreteria del partito, a chi le chiede se, dopo le dimissioni di Giorgio Napolitano, per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica sono previsti incontri con Silvio Berlusconi. L’obiettivo del Pd - spiega - è arrivare all’elezione del futuro presidente della Repubblica "in tempi ragionevoli, al quarto o quinto scrutinio anche se non vogliamo dare numeri".
"Oggi - continua la Serracchiani - abbiamo lavorato in segreteria sui requisiti e sull’identikit del futuro presidente della Repubblica". Sarà un candidato del Pd? "Dovrà essere rappresentativo e vorremmo arrivarci con la più larga condivisione possibile".
"Se c’è la volontà di arrivare a una intesa con tutti, che sia con tutti, perchè aspettare la quarta votazione e lasciar perdere la prima, la seconda e la terza?", si chiede Pierluigi Bersani, parlando con i giornalisti che a Montecitorio gli chiedono un parere sul metodo con il quale si dovrà eleggere il successore di Napolitano.
Intanto c’è da registrare il "no grazie" di Mario Draghi, indicato nei giorni scorsi come uno dei possibili successori di Naplitano. "E’ un grande onore essere preso in considerazione, ma non è il mio lavoro", dice il presidente della Bce: "E’ importante il lavoro che sto svolgendo adesso, ne sono contento e continuerò a svolgerlo".
Su Twitter, intanto, Matteo Salvini, segretario della Lega Nord ed eurodeputato, dice la sua con l’auspicio che il successore non sia "un altro di sinistra".
"Ora - ha poi detto Salvini - non facciamo nomi" ma "speriamo che non sia merce di scambio tra Renzi e Berlusconi. Ci piacerebbe fosse un tecnico e non un politico, qualcuno che ha fatto qualcosa per l’Italia, per il made in Italy nel mondo. Non sia un altro di sinistra, un vecchio rottame di sinistra. Noi abbiamo 30 voti, al massimo possiamo suggerire una personalità indipendente che non sia schiava di Bruxelles" e che "non faccia il reggicoda di Renzi come Napolitano negli ultimi mesi".
E mentre Napolitano lascia, sono i pro-Mattarella i primi a schierare le ’truppe’ nella partita del Quirinale. Secondo l’agenzia Dire, cinquantasette grandi elettori si sono incontrati a cena, ieri sera, con il proposito di condividere i rispettivi punti di vista sull’elezione del successore. Presente al tavolo del ristorante Scusate il Ritardo, in piazza del Pantheon a Roma, anche il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini. A quanto raccontano alcuni dei partecipanti, la discussione - conviviale - ha avuto un punto di incontro nella definizione di un profilo condiviso per il presidente della Repubblica. "Né bianco, né rosso, né giallo - spiegano -. Un arbitro autorevole e sopra le parti".
Ma più d’uno, oggi in Transatlantico, etichetta i partecipanti alla cena (tra gli altri Beppe Fioroni, Matteo Richetti, Giampiero Bocci, Maria Amato, Luigi Bobba, Simonetta Rubinato, Giorgio Santini, Gero Grassi e Massimo Fiorio) come quelli ’per Sergio Mattarella’. Loro negano: "Non si è parlato di nomi. Vogliamo un presidente che rappresenti tutti e non assecondi la visione di chi vede nel Quirinale un contropotere rispetto a Palazzo Chigi". Ma a chi chiede loro perché contarsi se l’appuntamento aveva natura informale, rispondono: "C’era da pagare il conto, 35 euro a testa".

DOCUMENTI
IL TESTO DELLE TRE LETTERE
ONOREVOLE PRESIDENTE, LE COMUNICO CHE IN DATA ODIERNA HO RASSEGNATO LE MIE DIMISSIONI DALLA CARICA DI PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DA ME ASSUNTA IL 22 APRILE 2013. LE TRASMETTO LA COPIA DELL’ATTO DI DIMISSIONI DA ME SOTTOSCRITTO CON I SENSI DELLA MIA ALTA CONSIDERAZIONE. GIORGIO NAPOLITANO

IL DOCUMENTO DELLE DIMISSIONI
IN DATA ODIERNA RASSEGNO LE DIMISSIONI DALLA CARICA DI PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DA ME ASSUNTA IL 22 APRILE 2013. DAL PALAZZO DEL QUIRINALE, 14 GENNAIO 2015. GIORGIO NAPOLITANO