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 2015  gennaio 14 Mercoledì calendario

DRONI ALL’ITALIANA


Erano gli albori degli anni duemila e un gruppo di giovani del Dipartimento di ingegneria elettronica e dell’informazione dell’Università di Perugia pensava a come realizzare velivoli senza pilota. I droni, che oggi guadagnano le pagine dei giornali e la curiosità del pubblico, al tempo erano oggetti non ben identificati. L’idea di costruire sistemi UAV (da unmanned aerial vehicle), cioè velivoli a propulsione elettrica e guida automatica controllati da una stazione a terra, o ground control station, era avveniristica. Soprattutto perché a disposizione dei ragazzi c’erano diversi studi teorici, ma nessuna realizzazione pratica, almeno in Italia.
Così Giorgio Belloni, Michele Feroli, Roberto Chieruzzi e Stefano Pagnottelli decidono di unire intorno a loro un team con diverse competenze: dall’elettronica all’aerodinamica, dal controllo dei processi alla programmazione software per dare vita al sogno di costruire un aereo a guida autonoma controllato da remoto. Nel giro di un anno la scommessa è vinta, ed è pronto il primo prototipo di aereo ad ala fissa.
È il 2006 e i ragazzi decidono di portare il loro progetto a una start-up competition, guadagnando così visibilità e preziosi consigli per mettersi in proprio. Nasce da questa avventura, l’anno successivo, Siralab Robotics, uno spin-off universitario che fra i proponenti e soci fondatori vede anche Paolo Valigi e Antonio Ficola, rispettivamente professore e ricercatore presso l’ateneo perugino. «Nei primi anni, per sostenere e far crescere l’azienda, ci siamo occupati anche di altri progetti, nel campo dei controlli automatici e della robotica e con il tempo il nostro rapporto di collaborazione con l’Università di Perugia si è sviluppato», racconta Belloni, general manager di Siralab Robotics. «Se all’inizio dipendevamo dal rapporto privilegiato con l’ateneo, ora la nostra azienda è in grado di commissionare studi all’università e finanziare assegni di ricerca».

Un aiuto per l’uomo
Siralab Robotics diventa quindi un riferimento, sul territorio italiano, nella progettazione di droni sia militari sia civili. La ricerca sui velivoli senza pilota nasce infatti proprio nel campo della scienza militare, «ma le nostre applicazioni non sono nell’ambito degli armamenti», ci tiene a sottolineare l’ingegnere. «I nostri progetti con il Ministero della difesa hanno come obiettivo la realizzazione di dispositivi di protezione per convogli e persone che si trovano a operare in scenari critici». Dal mondo militare a quello civile, spaziando dall’agricoltura alle operazioni di soccorso.
D’altronde la mission dichiarata del gruppo di ingegneri è immaginare quale sarà il ruolo della robotica nel futuro della società civile. A seconda delle strumentazioni con cui si equipaggiano, i droni possono essere usati in contesti anche molto diversi. Nel campo dell’agricoltura per esempio, grazie a sensori multi spettrali si riescono a raccogliere informazioni complesse sulle coltivazioni in maniera relativamente semplice. «Non solo il livello di irrigazione del terreno, ma anche la vigoria delle colture e l’eventuale presenza di focolai di parassiti», spiega Belloni. Sul fronte della sicurezza, invece, l’uso dei sistemi APR (aeromobili a pilotaggio remoto) permette di ispezionare edifici pericolanti per cause strutturali o dopo un terremoto. O ancora fare un rilievo tridimensionale di una frana o di uno smottamento. Per questi scopi la Protezione civile ha scelto Siralab Robotic come fornitore dei propri droni, ma l’azienda di Perugia vende anche a professionisti come ingegneri, topografi, geometri che devono fare dei rilievi di prossimità. Professionisti e clienti che l’azienda può seguire da vicino: «Una realtà come la nostra non si limita alla vendita di un prodotto ma segue chi lo compra dalla fase di progettazione all’assistenza dopo l’acquisto», prosegue l’ingegnere elettronico. Il salto di qualità dell’azienda ternana è avvenuto nel 2013 quando, grazie a un accordo con la startupper company Italeaf S.p.A. di Stefano Neri, è stata fondata un’altra azienda, SkyRobotic, che si occuperà della produzione industriale dei sistemi APR. Il primo stabilimento, realizzato grazie al supporto industriale e finanziario che l’azienda partner ha messo nel progetto, sarà pronto fra poche settimane: lì sarà possibile produrre centinaia di pezzi l’anno. In più SkyRobotic è al lavoro per ottenere la certificazione dell’ENAC, l’ente per la sicurezza e il controllo del volo.
Insieme a droni volanti gli ingegneri di Terni stanno lavorando a una novità nel campo dei sistemi senza pilota: gli USV (unmanned surface vessel), ovvero vascelli robotizzati autonomi a propulsione elettrica, per il monitoraggio ambientale di mari, laghi e bacini idrici in grado di compiere campagne di campionamento, misura e batimetrie in automatico. «Il TrasiBot, così si chiama il nostro prodotto, uno dei primi ad arrivare sul mercato, è perfettamente in linea con quello che noi pensiamo sia il ruolo della robotica, ovvero quello di aiutare l’uomo nel monitoraggio ambientale e nel controllo del territorio», va avanti ancora Belloni. «In questo caso parliamo di acque, dello stato di salute dei laghi per esempio. Grazie ai sensori installati a bordo, TrasiBot riesce a valutare il pH, la torbidità, la temperatura, l’ossigeno disciolto e la conduttività. Ma anche la profondità dei fondali e la presenza di corpi estranei, il tutto con una frequenza e una precisione molto maggiore di quello che si può fare con le tecniche tradizionali. E a costi contenuti».
Tutti i dati rilevati sono sincronizzati rispetto a tempo e spazio, grazie al sistema GPS, e possono essere usati per costruire mappe digitali. Grazie a Galileo, uno dei TrasiBot di Siralab Robotics, l’ARPA dell’Umbria, l’agenzia regionale per la protezione ambientale, tiene sotto controllo il lago Trasimeno e quello di Piediluco. I giovani ingegneri sono cresciuti, tuttavia non rinunciano alla loro immaginazione.