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 2015  gennaio 14 Mercoledì calendario

INTERVISTA A… LISA SIGNORILE


Popular Science: Cosa rende la sessualità degli animali un argomento di studio interessante per uno scienziato?
Lisa Signorile: La biologia della riproduzione è una delle più antiche branche della biologia moderna. Osservare i meccanismi di riproduzione degli animali selvatici ha portato, nel tempo, a riuscire a farli riprodurre in cattività e quindi selezionarli per la domesticazione. Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che la riproduzione “del più adatto” è la base dell’evoluzione e, di conseguenza, i meccanismi riproduttivi sono la chiave per capire come le specie si evolvono in natura. Tra le prime cellule osservate al microscopio, nel XVII secolo, ci furono proprio gli spermatozoi, un po’ per curiosità e per la semplicità nel procurarsi la “materia prima”, e un po’ per l’importanza biologica che essi rivestono.
PS: Indubbiamente la riproduzione sessuata comporta un notevole spreco di tempo e energia Per quale ragione è emersa nel corso del processo evolutivo?
LS: Come tutti i single sanno, da soli ci si annoia poiché non c’è varietà. Lo scambio di materiale genetico (la riproduzione sessuata) tra due individui rimescola il loro DNA come se fosse un mazzo di carte. La diversa posizione e “colore” dei geni – o degli assi e dei re – può portare alla vittoria o alla sconfitta della partita. La posta nel gioco dell’evoluzione è la più alta possibile, al di sopra della portata di qualunque casinò: non è solo la sopravvivenza dell’individuo, ma la trasmissione dei caratteri che fanno di noi stessi ciò che siamo, un’informazione che nessuno vuole perdere. Di conseguenza, se rimescolare le carte aumenta la nostra probabilità di vincere, e di passare, almeno in parte, i nostri geni, si intuisce come il sesso non sia affatto tempo sprecato: la maggior parte delle specie viventi è, infatti, disposta ad affrontarne i costi pur di vincere alla slot-machine dell’evoluzione. Per strano che possa sembrare, persino i batteri si scambiano materiale genetico ed è il motivo per cui, a volte, diventano resistenti agli antibiotici: il mutante sopravvive e passa i suoi geni “buoni” agli altri batteri, scambiandoli come figurine alla ricerca della combinazione vincente.
PS: Sappiamo bene che nell’uomo la sessualità non ha uno scopo esclusivamente riproduttivo. Qualcosa di simile si può notare in altre specie del regno animale?
LS: Molte specie sociali usano il sesso per vari scopi, come rinforzare i legami all’interno del gruppo o esprimere dominanza. Tipiche specie che usano il sesso in questo modo vario e articolato sono gli scimpanzé, i bonobo, i delfini e, naturalmente, gli Homo sapiens. Ma essere una specie sociale, non è sufficiente. Solo quelle più intelligenti, almeno dal punto di vista antropomorfico, usano l’atto riproduttivo per ribadire concetti sociali.
PS: Quali specie si rivelano particolarmente sorprendenti in tema di comportamento e fisiologia sessuale?
LS: Davvero tante. Basta osservare bene e, in rapporto alla nostra specie, ci si imbatterà sempre in qualcosa di insolito. Si va dai serpenti giarrettiera che fanno orge in cui il rapporto tra maschi e femmine può essere di cento a uno o più, e di conseguenza alcuni maschi si “travestono” per avvicinarsi inosservati a una vera femmina; agli uccellini stupratori della Nuova Zelanda, gli hihi, che brutalizzano le compagne dei loro vicini di nido; alle iguane marine che diventano “eiaculatori precoci” per riuscire a riprodursi anche se non sono maschi dominanti, giusto per fare qualche esempio.
PS: Dei comportamenti sessuali presenti in natura fa parte l’omosessualità, osservabile di frequente In molte specie. Cosa può dirci la scienza al riguardo?
LS: Sono state osservate almeno 1.500 specie di animali con comportamenti omosessuali. Condizionamenti culturali anche da parte degli scienziati, tuttavia, hanno portato in passato a minimizzare o nascondere questa tendenza e, di conseguenza, se ne sa ancora poco. Ultimamente si è scoperto, per esempio, che gli albatros di Laysian formano coppie lesbiche permanenti, anno dopo anno. Dal momento che non c’è differenza nell’aspetto di maschi e femmine, la scoperta è stata possibile solo analizzando il DNA di questi uccelli. Molti altri uccelli formano coppie omosessuali, come i cigni neri australiani e le sterne di Dougall, di solito perché il rapporto numerico tra maschi e femmine non è pari. Anche tra i mammiferi l’omosessualità non è infrequente, come si può vedere tra gli arieti delle montagne rocciose, che preferiscono caparbiamente altri maschi nel 10% dei casi, ma anche tra le puzzole europee, i leoni, i delfini e molti primati. Il perché ciò accada è ancora oggetto di studio, ma sembra una miscela di cause genetiche, fisiologiche ed embrionali.
PS: Nella biologia della riproduzione, sembra proprio che la natura si sia sbizzarrita ideando svariate tipologie di organi genitali e di modalità dell’atto riproduttivo. Quali le ragioni evolutive?
LS: Gli animali vivono in ambienti diversi, hanno forme corporee differenti, fisiologie diverse e adattamenti sociali spesso unici. Di conseguenza, se vogliono riprodursi, devono tenere conto di tutti questi fattori e “inventare”, evoluzionisticamente parlando, gli organi riproduttivi più idonei a partire dal materiale a disposizione. Se sei uno squalo, ad esempio, ti può tornare utile evolvere un organo intromittente perché la femmina spesso non ti vuole e le correnti marine portano via lo sperma. Allora evolvi dei “tubi” per il trasferimento interno del liquido seminale, ma ti tocca partire dalle pinne pelviche, che sono due, e quindi ti ritrovi alla fine con due emipeni, destro e sinistro. Se invece costruisci l’organo intromittente a partire dalla cloaca, esso avrà quasi sempre la forma di un dito di guanto rovesciato, ma poi per tener ferma la femmina ti toccherà inventarti ornamentazioni esterne che si incastrino perfettamente con i genitali di lei, poiché lei ha sempre ragione, in questi casi. E se lei non ha intenzione di fare figli con te ed evolve una cloaca (che funziona da vagina) ramificata e convoluta per decidere chi deve essere il padre, ecco che ti tocca inventarti un pene lunghissimo che segue il labirinto delle vie femminili, e per giunta con uno scovolino alla punta per ripulire il liquido seminale dei competitori, come nel caso di alcune anatre. E cosi via...
PS: Perché un libro sul sesso, potendo invece soffermarsi sulle infinite forme e adattamenti degli animali?
LS: Perché per la nostra specie sociale il sesso è un argomento di cruciale importanza, come dimostra l’immensa diffusione di video e gadget in tema. Siamo ossessionati dal sesso, a differenza di altri grandi primati come gorilla e orangutan, e in modo più simile a scimpanzé e bonobo. La spiegazione del nostro interesse per il sesso, al di là della mera necessità, risiede nella nostra struttura sociale. I gorilla formano un harem e devono mostrare forza fisica per difenderlo, più che abilità riproduttiva. Gli oranghi sono solitari e si interessano al sesso solo quando è necessario. Noi e i bonobo viviamo in gruppi, ma i bonobo si accoppiano con chiunque passi a tiro, noi no: formiamo coppie non del tutto chiuse e dobbiamo costantemente dimostrare al partner e a tutti gli altri di essere “un buon partito”, geneticamente parlando. I maschi della nostra specie si sono spinti al punto di evolvere un pene sproporzionatamente grande rinunciando anche all’osso penico, solo per dimostrare la qualità dei loro geni ed essere scelti, esattamente come una coda di pavone. Parallelamente, le femmine hanno sviluppato seni più grandi del necessario e caratteristiche come la voce acuta e pochi peli, per andare incontro alle preferenze maschili. Visto dunque l’interesse, parlare di sesso rende più facile parlare di argomenti complessi come l’evoluzione e la biologia della riproduzione. È un buon modo per veicolare messaggi importanti, soddisfacendo anche qualche curiosità.