Fabrizio Roncone, Style 1-2/2015, 14 gennaio 2015
MI SONO DIMESSO PER FAR POSTO A SALVINI UNICA ALTERNATIVA A RENZI
(vedi appunti)
[Roberto Marone]
L’idea era questa: chiediamo a Roberto Maroni cosa pensa della Lega Nord guidata da Matteo Salvini.
Dubbi: dirà di no. Conosce la politica (già da ragazzo, a Varese, con l’estrema sinistra, eskimo e Clarks, il manifesto piegato dentro La Gazzetta dello Sport), è furbo, diplomatico (negli anni di Pontida, lui aveva il compito di gestire ogni trama di governo: da qui, il soprannome Richelieu) capace di grandi sorrisi (anche quando Umberto Bossi in canottiera, furioso e sprezzante, urlava: «È solo un baciapile!») ma con un notevole senso dell’opportunità (nel 2012, dopo lo scandalo che travolse il tesoriere leghista Francesco Belsito, s’intestò lesto l’operazione pulizia all’interno del partito; poi puntò con successo alla poltrona di governatore della Lombardia).
Dirà di no.
E invece dice sì, certo, va bene. «Qual è la prima domanda?».
Questa: cosa pensa di Salvini, il personaggio politico del momento, l’uomo che sta facendo risalire la Lega nel grafico dei sondaggi?
Matteo Salvini è l’uomo giusto al posto giusto. Interpreta una politica fatta di proposte concrete: no euro, lotta all’immigrazione clandestina, meno tasse per le imprese e le famiglie. Non ha paura di metterci la faccia ed è un gran lavoratore. Sta portando la Lega oltre i suoi insediamenti tradizionali e naviga su consensi mai raggiunti prima. Sono soddisfatto e rivendico il merito di averlo lanciato alla guida della Lega, dimettendomi da segretario prima del tempo e anticipando il Congresso che lo ha eletto.
C’era la Lega di Umberto Bossi che andava a Pontida con la sceneggiata delle ampolle e tutti i discorsi sulla Padania, e c’è la Lega di adesso che è molto nazionalista. Non coglie, anche lei, un filo di contraddizione?
Nessuna contraddizione. La Lega di oggi, che guarda al Sud, è la naturale evoluzione della Lega delle origini, quella della Padania....
Presidente...
Guardi, io ho vissuto tutta la storia della Lega, fatta di passione, di notti passate ad appendere manifesti, di progetti ambiziosi e di sconfitte brucianti, di responsabilità di governo, di militanti straordinari. E voglio dire che se il partito è ancora qui, dopo tanti anni, con lo stesso nome, un motivo c’è: noi rappresentiamo ancora la speranza che le ragioni dei cittadini onesti prevalgano sugli interessi dei soliti noti.
È comunque innegabile che Salvini stia portando velocemente il partito su posizioni di destra e non è un mistero il flirt politico con il Front National di Le Pen.
Salvini e la Lega non sono di destra. Destra e sinistra sono categorie del passato, care a certi pseudo-intellettuali nostalgici dei tempi di Enrico Berlinguer. Il mondo è cambiato, la web-generation avanza e noi interpretiamo il futuro. Questo fa paura a molti, ed ecco allora che scatta la scomunica. Ma chi considera Salvini un estremista è mosso dal solito strabismo politico, per cui se uno è di sinistra può dire tutto, altrimenti è un fascista-razzista-xenofobo-brutto-cattivo. Quanto a Marine Le Pen, consiglio prudenza nei giudizi sommali, visto che si candida a essere il nuovo presidente della Francia e gli ultimi sondaggi dicono che potrebbe pure farcela.
Lei, presidente, che secondo numerosi osservatori fu un ottimo ministro dell’Interno, non prova imbarazzo quando vede la Lega scendere in piazza accanto agli estremisti violenti di Casa Pound?
Nessun imbarazzo a scendere in piazza con chiunque condivide le nostre idee: sono loro a sostenere le nostre battaglie, non il contrario. E quanto alla violenza, beh, mi pare che i centri sociali che a Bologna hanno quasi ammazzato Salvini dicano bene dove sta la delinquenza.
Cosa pensa del rapporto che Salvini spera di accendere e rendere stabile con la Russia di Vladimir Putin?
Penso che con le sanzioni alla Russia, l’Europa stia cercando il modo migliore per suicidarsi. Putin farà a meno dei nostri prodotti, ma il danno per le imprese italiane che esportano in Russia sarà enorme: solo per la Lombardia supera già i 50 milioni di euro...
Piccola domanda tra gossip e politica: va bene che eravate abituati a Bossi in canottiera, ma cosa ha pensato quando ha visto lo foto di Salvini nudo sul settimanale Oggi?
Ho pensato: era ora, finalmente si è tolto quella
felpa...
Torniamo a essere seri: il futuro del centrodestra è assai indecifrabile. Salvini può davvero aspirare a essente il leader?
Matteo è di fatto un candidato alla leadership della coalizione alternativa al renzismo. Non lo dico io, lo dicono i numeri: la vittoria in Emilia e il consenso altissimo certificato da tutte le rilevazioni.
Qual è la sua valutazione sulla stagione di Silvio Berlusconi: davvero siamo al tramonto?
Nutro per Silvio Berlusconi un affetto sincero, ho condiviso con lui responsabilità istituzionali che mi hanno consentito di lasciare un segno nella mia azione di governo, sia al welfare, con la legge Biagi e la riforma delle pensioni, che all’Interno. Detto questo, penso che per lui sia giunto il tempo di un atto di generosità: passare la mano a una nuova generazione di politici che sappia continuare la rivoluzione politica che iniziò con lui giusto 20 anni fa.
La sensazione è che Salvini debba però guardarsi anche da una certa ostilità interna alla stessa Lega: Bossi sostiene che ancora solo Berlusconi sia in grado di riaggregare il centrodestra. Flavio Tosi invoca primarie di coalizione e si propone come candidato.
Non c’è ostilità dentro la Lega: è sana competizione. Io la penso come Tosi: con le primarie di coalizione possiamo dare ai nostri elettori la possibilità di scegliere il candidato premier che sfiderà Matteo Renzi. Berlusconi adesso è contrario, ma penso che cambierà idea.
Parliamo di Lombardia: la mano della criminalità che cerca di stritolare la regione, lo scandalo Expo.
Fatti di cronaca gravi, certo, su cui la magistratura deve fare chiarezza in tempi rapidi. Fatti che però non devono offuscare l’eccellenza della Regione che ho l’onore di guidare: abbiamo la spesa pubblica pro-capite più bassa d’Italia con i servizi migliori, una sanità tra le prime d’Europa, politiche concrete a sostegno delle imprese e dei giovani, investimenti cospicui nella ricerca, sistemi di aiuto alle persone fragili...
Maroni, qual è il suo giudizio su Matteo Renzi?
Ha qualità: è brillante, svelto e pieno di energia; e difetti: è inaffidabile, ricordo l’hastag #enricostaisereno, più permaloso di Giulio Tremonti e narcisista. Ma sta cercando di rinnovare la politica, e questo, beh, è un merito indiscutibile.
Maroni, il suo futuro: tra cinque anni, cosa immagina di fare?
Chiudo con la politica. Voglio realizzare il sogno che coltivo da ragazzo: fare il giro del mondo in barca a vela.