Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  gennaio 10 Sabato calendario

FACEBOOK È MORTO VIVA FACEBOOK

Di quando in quando, a scadenza regolare, leggiamo che qualche studio sembra indicare come Facebook stia vivendo una fase di declino. Un’autorevole indagine condotta dai ricercatori dell’Università di Princeton e pubblicata agli inizi dell’anno scorso affermava che avrebbe finito con il perdere l’80% dei propri iscritti per poi svanire «come la peste bubbonica». In un’altro, report, svolto da YouGov, si leggeva lo scorso giugno che la popolarità tanto di Facebook che del suo rivale Twitter era in picchiata, principalmente a causa di calo di interesse, preoccupazioni per la privacy e affaticamento da pubblicità.
A dispetto di tutte queste previsioni nefaste, gli utenti della piattaforma ideata dieci anni fa da Zuckerberg non sono affatto diminuiti: i visitatori del sito sono più numerosi che mai e continuano ad aumentare al ritmo di circa novanta milioni ogni mese. Cambia, però, il modo di usarlo.
GlobalWebIndex ha pubblicato un’analisi dettagliata sull’utilizzo dei social media in 32 mercati globali, il più ampio studio mai condotto sulle pratiche del consumatore digitale, basato su un campione di circa 170mila internauti. E stando all’indagine, Facebook è l’unico network che ha visto calare (in misura pari allo 0,5%) l’uso attivo dei propri utenti di età compresa tra i sedici e i ventiquattro anni. Dall’inizio del 2013 la condivisione di foto e l’invio di messaggi ad amici sarebbero diminuiti addirittura di circa il 20%. E benché più di quattro quinti (l’83%) degli adulti che navigano online abbiano un account di Facebook, solo il 47% di loro si considerano “utenti attivi” e tra l’inizio e la fine del 2014 il loro numero è diminuito di 100 milioni.
Simili dati non lasciano certo ben sperare per Facebook, che pur contando un maggior numero di membri (circa 867 milioni) a livello globale rispetto a YouTube (i cui iscritti ammontano a 656 milioni), viene visitato regolarmente “solo” dal 76% di loro, mentre YouTube è visitato regolarmente dall’85% di tutti gli adulti che dispongono di una connessione online, Cina esclusa.
I dati sembrano indicare che gli utenti si rivolgono a YouTube con uno scopo specifico in mente (per esempio guardare video divertenti, istruttivi o semplicemente bizzarri), e che Facebook fa fatica ad incoraggiare i propri utenti a usare attivamente la proprio piattaforma.
Il fenomeno può essere attribuito in parte al fatto che gli utenti di Facebook sono in media più attempati rispetto a quelli delle altre piattaforme social, e che un quarto di loro hanno più di 45 anni. Viceversa, più del 70% degli utenti di Tumblr e Instagram hanno un’età compresa tra i 16 e i 34 anni. E poiché di norma gli iscritti più maturi sono meno portati a pubblicare, condividere e interagire sulla piattaforma rispetto ai membri più giovani, non sorprende che i tassi di coinvolgimento siano leggermente inferiori. Ciò non significa affatto, però, che Facebook sia sul punto di scomparire. È il nostro modo di impiegare Facebook che è cambiato: tendiamo a essere più osservatori passivi (ovvero: stalker) che condivisori attivi. E come qualsiasi visitatore di Facebook vi confermerà, non c’è nulla di più irritante di quella manciata di amici che insistono a voler documentare con un apposito status o peggio, una foto ogni ora trascorsa in palestra, ogni rimostranza e ogni attimo di compiacimento. In realtà molti dei comportamenti sociali online si stanno velocemente diversificando: ci serviamo di piattaforme diverse per motivi diversi. E dal momento che ci destreggiamo tra molti account dislocati su siti e app diversi, è ovvio che Facebook non abbia più la massa critica di un tempo. Instagram, ci informa la ricerca, sta diventando l’app a cui sempre più spesso ci rivolgiamo per modificare e condividere foto, e ciò potrebbe spiegare il declino nel numero delle immagini che vengono pubblicate su Facebook. Inoltre molte delle nostre conversazioni si svolgono su apposite app come WhatsApp, Snapchat e Skype, lontano dai maggiori social network.
In compenso la app Messenger di Facebook, che ancora conta comunque più utenti di WhatsApp, estenderà le proprie funzioni sino a includere un servizio di trasferimento di denaro. Uno studente della Stanford University ha scoperto una stringa del codice relativo al modello attualmente impiegato dalla cinese WeChat per trasferimenti peer-to-peer protetti da pin. Facebook mira dunque a fornire nuovi servizi e a consentire ai propri membri non solo di spiare i propri nemici di infanzia, ma anche di acquistare beni e trasferire denaro.
Instagram e WhatsApp saranno pure in ascesa, ma non dimentichiamo comunque chi è stato ad acquistare entrambe: proprio Facebook. Zuckerberg sta diversificando gli obiettivi delle sue diverse piattaforme, estendendone la portata globale e intensificando la loro presenza nella vita di ciascuno di noi, spingendosi sempre più in profondità. Per questo non c’è ragione di pensare che, almeno di qui a breve, possa morire.
(Traduzione di Marzia Porta ©TheTelegraph)