13 gennaio 2015
Adriana Andrea Stadie, 44 anni, sua figlia Sophie Annette Stadie, 15 anni, e il suo compagno Alvaro Alonzo Cerda Cedeno, 35 anni
Adriana Andrea Stadie, 44 anni, sua figlia Sophie Annette Stadie, 15 anni, e il suo compagno Alvaro Alonzo Cerda Cedeno, 35 anni. Tutti e tre abitavano in una villetta a Misano Adriatico, ma da tre mesi non riuscivano a pagare l’affitto: gli dava una mano il padre naturale della ragazzina, un uomo di San Marino che ha un’altra famiglia e non ha mai voluto riconoscere Sophie. La Stadie, argentina, brava pasticcera, non trovando un lavoro s’arrabbattava nelle fiere o facendo da interprete per i carabinieri, situazione che l’aveva fatta piombare in una cupa depressione per cui era in cura nel centro di igiene mentale di Rimini: cionostante, più di una volta aveva provato a tagliarsi le vene. Il compagno, originario dell’Equador, aiuto cuoco, ad agosto era rimasto disoccupato. Sophie, studentessa all’Istituto per geometri di Rimini, da novembre non andava più a scuola. Il padrone di casa, non vedendoli da una quarantina di giorni, chiamò i carabinieri che martedì 13 gennaio, sfondando la porta, trovarono un gran disordine, luci e televisione accese, un odore nauseabondo, e i tre cadaveri putrefatti. Madre e figlia erano stese sul letto matrimoniale: le scarpe ai piedi, abbracciate, una distesa sulla schiena e l’altra di fianco. Il Cerda Cedeno era all’ingresso, in un lago di sangue, un profondo taglio sul polso sinistro. Trovato morto pure l’amatissimo Yorkshire di famiglia. In principio s’è pensato che a uccidere madre figlia e cane fosse stato l’uomo, che poi s’era suicidato. L’autopsia però non ha rivelato segni di violenza sulle donne. Per capirci qualcosa bisognerà aspettare i risultati degli esami tossicologici, che arriveranno fra un mese. Tra le ipotesi: la donna s’è avvelenata e ha avvelenato pure la figlia e il cane, il Cerda Cedeno, rincasando dopo il lavoro e trovando tutti morti, s’è tagliato le vene. Altra ipotesi: Adriana e Alvaro hanno pianificato tutto assieme, decidendo che lui sarebbe rimasto a vegliare la fine. L’unica cosa certa, infatti, è che l’uomo è stato l’ultimo a morire, dopo aver coperto i loro corpi, con un lenzuolo, fin sopra al volto. Primi di dicembre in una villetta bifamiliare in via Vanzetti a Misano Adiarico, Rimini.