varie 13/1/2015, 13 gennaio 2015
ARTICOLI SUL TUMORE DI EMMA BONINO DAI GIORNALI DEL 13 GENNAIO 2015
PAOLO CONTI, CORRIERE DELLA SERA -
Radio Radicale, ore 14.40 di ieri, Emma Bonino parla in diretta. La voce è diversa da quella di sempre, così sferzante e sicura. Stavolta, dopo poche parole già si spezza. Poi, alla fine, i singhiozzi, controllati a fatica: «Recentemente mi sono sottoposta a dei controlli medici di routine che però hanno evidenziato la presenza di un tumore al polmone sinistro. Si tratta di una forma localizzata e ancora asintomatica, ma ciononostante richiederà un trattamento lungo e complesso di chemioterapia che è già iniziato e che durerà almeno sei mesi. Non sono intenzionata a interrompere le mie attività perché da una passione politica non ci si può dimettere, però è chiaro che le mie attività dovranno essere organizzate in base alle esigenze mediche cui è necessario dare in questo momento una priorità assoluta».
Emma Bonino ha raramente parlato di se stessa, della sua vita privata meno che mai. Infatti il racconto è faticoso per una donna da battaglia politica, abituata a mille polemiche nel nome degli ideali. Non a parlare di destini personali. Vengono ancora ricordate, come casi unici, sporadiche interviste in cui raccontò la dolorosa fine del suo lungo rapporto sentimentale con Roberto Cicciomessere quando lui esaurì la sua passione per la politica e, parallelamente, per lei.
Stavolta Emma Bonino sa che la sua decisione di parlare di se stessa, della sua malattia rappresenta una scelta umana e contemporaneamente molto politica, nelle ore in cui il suo nome è una presenza fissa su tutte le liste di possibili candidati al Quirinale. Poi chiede ai media di «rispettare questa situazione, senza mettersi a fare indagini o robe varie» e ringrazia quattro giornalisti (Antonella Rampino, Giovanna Casadio, Stefano Folli, Stella Pende) che le sono stati vicini «nel limite delle loro possibilità». Quindi si rivolge nel modo più intrinsecamente «radicale», per spirito e metodo, «a tutti coloro che in Italia e altrove affrontano questa o altre prove. Vogliamo solamente dire che dobbiamo sforzarci di essere persone e di voler vivere liberi fino alla fine. Insomma, io non sono il mio tumore e voi neppure siete la vostra malattia, dobbiamo solamente pensare che siamo persone che affrontano una sfida che è capitata».
L’ultima richiesta è ai radioascoltatori perché «l’affetto e l’incoraggiamento si trasformino in iscrizioni ai radicali e al Partito Radicale». Nemmeno ora rinuncia all’ironia: sa bene che i radicali «possono essere simpatici o meno, non li avete mai apprezzati moltissimo, ma le battaglie che portiamo avanti magari oggi sembrano marginali ma invece sono fondamentali per la vita di tutti e per la democrazia, in particolare in questo momento così difficile per tutti». Infine il saluto più struggente: «Buon giorno e buon anno a tutti».
Emma Bonino ha scelto la stessa strada percorsa, con gli annunci pubblici del proprio male, da personaggi come il premio Nobel per la Letteratura Nadine Gordimer, dell’ex premier israeliano Ehud Olmert che nel 2007 convocò una conferenza stampa per chiarire che si sarebbe curato ma senza lasciare l’incarico, o della ex campionessa di tennis colombiana Catalina Castano. Tutti personaggi pubblici, esposti, dotati di quel «coraggio» suggerito da papa Francesco a Marco Pannella durante la sua telefonata dell’aprile scorso.
Anche stavolta Emma Bonino ha deciso di governare pienamente la propria vita, sorprendendo gli altri. Il campo d’azione era completamente diver so, ma si ritrova la tempra della donna che, nel giugno 2008, si prese gioco della stampa italiana dichiarandosi, con tanto di intervista, innamorata di un fidanzato segreto «che non è italiano e non è un politico». Pochi giorni dopo svelò la bufala, era un test sulla stampa italiana: «Se parlo del vertice Fao non mi fila nessuno, se m’invento un fidanzato i giornali fanno grandi ragionamenti sociologici, mi telefonano, mi dedicano mezza pagina».
Stavolta è purtroppo un’altra storia, ma la tempra è la stessa. Sono in tanti a farle gli auguri. «#ForzaEmma esempio di politica come passione. Un abbraccio anche da me e da Montecitorio», scrive la presidente della Camera, Laura Boldrini, su Twitter. Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni: «Ministra e donna coraggiosa. Da tutti noi forza Emma». Messaggi e incoraggiamenti anche dall’ex radicale Daniele Capezzone, da tempo Forza Italia, dai deputati del M5S, da Nichi Vendola e da Renata Polverini, da mille altri. Tutti parlano di nuova battaglia. L’augurio generale è di una grande vittoria .
Paolo Conti
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P.CO., CORRIERE DELLA SERA -
Marco Pannella è appena rientrato a Roma da Parigi, dove ha partecipato all’immensa marcia di domenica. Risponde al telefono con tre o quattro cavernosi colpi di tosse dal suo ufficio di via di Torre Argentina, sede Radicale: «Sì, ho saputo dell’annuncio di Emma alla nostra radio. Non l’ho potuta sentire, ero in viaggio in aereo. Ora i miei colleghi e amici mi stanno raccontando, qui alla sede del partito».
Lui ed Emma Bonino. Un solo impegno di una vita insieme, e ora in parallelo anche nella malattia. Un altro colpo di tosse: «No, le parallele nella mia mente sono due linee destinate a non incontrarsi mai. Semmai, qui è una congiunzione assoluta, perché la situazione è identica…». Pannella non è tipo da tirarsi indietro quando gli chiedi il quadro clinico: «Io di tumori ne ho due. Uno è al fegato che, secondo l’ultima Tac sembra battuto. E poi c’è l’altro cancro, quello uguale a quello di Emma, al polmone. Nove giorni fa mi sono sottoposto a una nuova Tac e tra tre giorni dovrei sapere come stanno le cose».
Un altro colpo di tosse. Ha fumato 100 Celtic al giorno per una vita. Nemmeno il cancro al polmone l’ha fermato. Ha dirottato su 60 toscanelli alla grappa: «Autorevoli specialisti mi hanno avvertito: per carità, nelle sue condizioni non smetta di fumare, potrebbe essere molto peggio. L’ho anche dichiarato e non mi è arrivata nessuna smentita, nemmeno una presa di distanza di un qualsiasi medico». Ha già esposto questa sua tesi. Tanto fumo avrebbe impedito, nella sua lunga vita di uomo che il 2 maggio 2015 supererà la boa degli 85 anni, al proprio corpo di ammalarsi. Una specie di antidoto, e vista l’età raggiunta vai a capire quanto abbia avuto torto e quanto, invece, ragione.
Domanda inevitabile. Con quale animo si continua a lavorare e a vivere con due tumori addosso, e come pensa che potrà farlo Emma Bonino? «Papa Francesco mi ha detto una cosa importante ad aprile, quando mi chiamò al telefono per chiedermi di sospendere lo sciopero della sete per protestare contro le condizioni dei carcerati. Mi assicurò che mi sarebbe stato vicino contro “questa ingiustizia”, disse proprio così…. E poi mi disse: “Ma sia coraggioso, eh!”. Ecco, questo richiamo al coraggio, , questo bisogno di essere coraggiosi, mi sembra molto importante. E credo che valga un po’ per tutti».
Di coraggio ne ha, a giudicare dall’ incapacità di modificare il ritmo della sua vita nonostante la malattia. Anche nella dieta: «Suggerisco a tutti di leggere il testo “Digiuno, autofagia e longevità” di Ulisse Franciosa. Bisogna mettere alla prova il corpo per vivere a lungo. Adesso basta, mi aspetta una riunione. Ma che nessuno dimentichi questa evocazione positiva del coraggio.».
P.Co.
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MATTIA FELTRI, LA STAMPA -
La libertà non è soltanto una dichiarazione di diritto spesso sterile: è una fatica quotidiana e forse una conquista che non si raggiunge mai.
Per questo la libertà è soprattutto un’attitudine, una predisposizione cocciuta come quella che ci tiene aggrappati alla vita – con le nostre idee, le nostre speranze – come se la vita non dovesse finire mai. Ieri Emma Bonino ha compiuto un altro passo lungo questa strada accidentata e buia, prendendo il telefono e raccontando a Radio radicale, cioè al mondo, che è malata. Ha fornito i dettagli con una precisione clinica a supporto di una freddezza traballante e poi commossa: un tumore al polmone sinistro, una forma localizzata e ancora asintomatica che comporta un trattamento già avviato di chemioterapia della durata di sei mesi. Non c’è dissimulazione né ricorso al feticcio così ondivago della privacy, ci sono le cose come stanno, dette a brutto muso, senza gli addolcimenti sempre tanto disumani. Siamo uomini dice Emma, non siamo le nostre malattie, voi non siete le vostre malattie, io non sono il mio cancro. Continuerò la mia attività politica, dice, perché da una passione non ci si dimette, ma la mia attività, dice ancora, sarà necessariamente condizionata e contenuta dalle esigenze mediche. Una cosa non facile, dice.
Certo che non è facile. Non è facile vivere con la tensione della libertà, una tensione tradita ogni santo giorno, ma ci si prova. E’ la libertà di Emma Bonino di fare i conti senza infingimenti con un’altra stagione della vita, che la vede di nuovo e come sempre fra le candidate al Quirinale; è la libertà regalata a noi giornalisti di evitare il pettegolezzo, la mezza frase scritta o la farisea indulgenza concessa in altri casi; è la libertà della trasparenza praticata e non issata sull’altarino della retorica; è la libertà di fare di sé una conseguenza della propria politica, evento raro in partiti diversi da quello radicale; è forse e semplicemente la libertà di non girare attorno alle cose, in un tempo in cui giriamo attorno a tutto. Perché quello che c’è da imparare – da Emma Bonino, da Parigi – è che, come disse alla fine Bettino Craxi, la nostra libertà equivale alla nostra vita.
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FRANCESCO GRIGNETTI, LA STAMPA -
Scoprire di avere un tumore al polmone, eppure continuare nella propria vita a testa alta. La radicale Emma Bonino, ex ministro degli Esteri, una delle candidate naturali alla carica di Capo dello Stato, ha divulgato la sua situazione clinica in un’intervista a Radio radicale. «Recentemente - ha detto - mi sono sottoposta a dei controlli medici di routine che però hanno evidenziato la presenza di un tumore al polmone sinistro». La diagnosi sembra precoce e fa ben sperare. «Si tratta - ha spiegato ancora - di una forma localizzata e ancora asintomatica, ma ciononostante richiederà un trattamento lungo e complesso di chemioterapia che è già stato iniziato e che durerà almeno 6 mesi».
Emma Bonino però, anche se costretta alle cure mediche, e quindi inevitabilmente starà lontano dalla politica attiva per qualche tempo, non dà un addio, ma un arrivederci. «Non sono intenzionata ad interrompere le mie attività perchè da una passione politica non ci si può dimettere, però è chiaro che le mie attività dovranno essere organizzate in base alle esigenze mediche cui è necessario dare in questo momento una priorità assoluta, cosa non facile anche per me».
Un intervento commovente, che si conclude con un appassionato e appassionante appello «a tutti coloro che in Italia e altrove affrontano questa o altre prove: voglio solamente dire che dobbiamo tutti sforzarci di essere persone e di voler vivere liberi fino alla fine, insomma io non sono il mio tumore e voi neppure siete la vostra malattia, dobbiamo solamente pensare che siamo persone che affrontano una sfida che ci è capitata». Coraggiosa e trasparente come sempre, Emma Bonino. Che per l’appunto non dimentica anche in questa dolorosa occasione il suo impegno nei radicali. E quindi: «Spero che il vostro affetto si traduca in iscrizioni al partito. Forse è arrivato il momento di dirvi che le battaglie che portiamo avanti magari oggi sembrano marginali ma invece sono fondamentali per la vita di tutti, per la democrazia, in particolare in questo momento così difficile per il mondo».
Si scatena un diluvio di incoraggiamenti sui social network. «Siamo vicini a Emma Bonino in questo difficile momento. Le inviamo sentiti auguri di pronta guarigione», dichiarano ad esempio i deputati del MoVimento 5 Stelle, generalmente mai pietosi con gli altri politici. «Anche se le nostre idee sono agli antipodi, in un momento come questo voglio solo dire ForzaEmma», scrive Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale. A sinistra sono in tanti con lei, dal sindaco di Roma Ignazio Marino, a Nichi Vendola, a Marina Sereni. Scrive Laura Boldrini, presidente della Camera: «Esempio di politica come passione. Un abbraccio anche da me e da Montecitorio».
Ma è dal centro cattolico e da destra, dove non hanno mai amato la Bonino e i radicali, che giungono altrettanti auguri. Daniele Capezzone: «Le parole di Emma Bonino per incoraggiare chi affronta la sfida del cancro rendono più forti e meno sole tante persone. Grande merito a lei». Nunzia De Girolamo: «La malattia si combatte guardandola in faccia, non avendo paura di parlarne. La battaglia più importante. Il coraggio di sempre». Gianpiero D’Alia: «Un abbraccio». Renata Polverini: «Un’altra battaglia da vincere col carattere e la determinazione di sempre: ce la farai».
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GIOVANNA CASADIO, LA REPUBBLICA -
ROMA .
Il primo malessere si è manifestato durante il viaggio in Indonesia alla vigilia di Natale. Ma, appreso di cosa si trattasse, Emma Bonino non ha esitato a fare il gesto radicale, trasformando il personale in politico, dichiarando la sua malattia in diretta a Radio Radicale, commossa ma trattenendo le lacrime: «Ho un tumore al polmone. Ho iniziato una chemioterapia di sei mesi». C’è tutta la storia politica di Bonino, le sfide - dall’arresto per l’aborto clandestino autodenunciato nel 1975 alle lotte per i diritti umani e civili - nell’annuncio di pochi minuti di ieri. Prima, aveva telefonato al Quirinale per informare il presidente Giorgio Napolitano. Una questione di rispetto istituzionale. È questo l’altro elemento importante della decisione di rendere pubblica la malattia: farlo sapere chiedendo al tempo stesso che i media non speculino, non frughino nelle vicende più intime. Perché «il personale è sì politico ma - come ripete - il privato non è pubblico».
Napolitano era in visita alla camera ardente del regista Francesco Rosi, e l’ha richiamata nel pomeriggio. Il capo dello Stato fu uno dei convinti sostenitori della nomina di Bonino a ministro degli Esteri del governo di Enrico Letta. «Massima trasparenza se sei un personaggio politico» è il motto di Emma. E quindi, ora che il suo nome era finito - come sempre dalla fine degli anni Novanta - nella lista dei candidati per il Colle, ha voluto evitare che il frullatore girasse impazzito.
Il tumore si è installato nel polmone da sei mesi. È asintomatico e aggredibile, infatti l’ex commissaria Ue ha iniziato subito la chemio. Bonino vuole rendere esemplare il suo caso anche con quel messaggio a chi vive la stessa esperienza: «A tutti coloro che in Italia e altrove affrontano questa o altre prove voglio solamente dire che dobbiamo tutti sforzarci di essere persone e di voler vivere liberi fino alla fine, insomma io non sono il mio tumore e voi neppure siete la vostra malattia, dobbiamo solamente pensare che siamo persone che affrontano una sfida che è capitata». La libertà è la religione della leader storica dei Radicali, anima delle campagne di disobbedienza civile e per la liberazione delle donne che sono state lo spartiacque della modernità in Italia. «Io volevo trasmettere un po’ di forza...», è stata la sua preoccupazione mentre partiva il tam tam dell’apprezzamento, dei riconoscimenti, della solidarietà. Su Twitter è stato lanciato l’hashtag #ForzaEmma e si sono rincorsi i messaggi della presidente della Camera, Laura Boldrini («ForzaEmma, esempio di politica come passione, un abbraccio da me e da Montecitorio»), di Nichi Vendola, il leader di Sel («Farà anche questa battaglia difficile »), della vice segretario del Pd, Debora Serracchiani («Emma trasmette un messaggio di forza e consapevolezza, ha dignità e stile non comuni»), dell’attuale ministro degli Esteri, Gentiloni («Ministra e donna coraggiosa »), dei parlamentari dei 5Stelle e di quelli di Fratelli d’Italia. Tutti ad augurarle una pronta guarigione, a scommettere sulla sua sfida.
Ma Bonino non abbandona le battaglie politiche: «Non sono intenzionata ad interrompere le mie attività perché da una passione politica non ci si può dimettere, però è chiaro che le mie attività dovranno essere organizzate in base alle esigenze mediche cui è necessario dare in questo momento una priorità assoluta, cosa non facile anche per me». Alcuni cambiamenti ci sono già. Sono state annullate le lezioni che avrebbe tenuto, prima italiana, alla Scuola dell’Ena a Parigi sulle politiche europee spiegando la sua idea di “federazione leggera” tessuta con i tanti aneddoti sugli incontri con Spinelli, Sciascia, Delors, Kohl. Dovrà viaggiare meno, mentre ancora poche settimane fa era stata in Iran, poi in Algeria. Laica e anticlericale, nell’aprile scorso ha telefonato al Papa chiedendogli di convincere Marco Pannella a sospendere uno dei suoi ennesimi Satyagraha, lo sciopero della fame e della sete. Cosa che Papa Francesco ha poi fatto. Non si arrende mai, Bonino. Ieri ha voluto concludere alla radio con un appello e gli auguri: «Spero che il vostro affetto e incoraggiamento si trasformino in iscrizioni al partito dei radicali, che possono essere simpatici o meno, non li avete mai apprezzati moltissimo, ma forse è arrivato il momento di dirvi che le battaglie che portiamo avanti magari oggi sembrano marginali, ma invece sono fondamentali per la vita di tutti e per la democrazia. Vi ringrazio e spero che magari per una volta mi ascoltiate sul serio, buon anno a tutti».
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UMBERTO VERONESI, LA REPUBBLICA -
«VOGLIO solamente dire che ho un tumore al polmone». Solo Emma Bonino poteva iniziare così una dichiarazione coraggiosa per qualsiasi donna, e ancor di più per una grande politica, fra le italiane più quotate e ammirate ovunque nel mondo. In quel «solamente» c’è tutta Emma. C’è la sua ironia e il suo understatement piemontese, unita alla lucida razionalità che le fa mettere in chiaro come prima cosa che non sta annunciando una tragedia o una maledetta sventura, ma una malattia che, per quanto seria, è come tante altre.
Poi c’è la sua determinazione ad affrontare questa sfida con la stessa forza serena con cui ne ha affrontate molte di altra natura, perché, per usare le sue parole, il tumore è una prova che cambia le priorità dell’organizzazione della vita, ma non sfiora le passioni, quella politica prima di tutto. Ed è per trasmettere questa forza serena che Emma, vera donna di sinistra impegnata per la tolleranza, la libertà e la solidarietà, pare fare la sua dichiarazione. Il suo messaggio politico e umano — i due aspetti sono inscindibili in Emma — è racchiuso nella bellissima frase rivolta a tutti i malati di tumore: «Io non sono il mio tumore e voi non siete la vostra malattia. Siamo persone e dobbiamo sforzarci di vivere liberi fino alla fine». Questo è un punto fondamentale. In un primo momento la parola «tumore» innesca, in chi ne riceve la diagnosi, una rivoluzione che stravolge le dimensioni e gli equilibri del mondo intorno. È una reazione normale e probabilmente è successa anche ad Emma. Ma, dopo i primi momenti, si può evitare che la malattia diventi l’epicentro e la misura della vita, nella consapevolezza che il tumore ha cambiato volto negli ultimi cinquant’anni e la sua immagine di spettro della morte deve essere di conseguenza scacciata. Emma invita a vivere liberi prima di tutto dalla paura del cancro, e lei è libera perché ha fiducia nella scienza e nel pensiero dell’uomo. Non nasconde la ferita psicologica, certo, anche lei ha la voce spezzata dalle lacrime alla radio; ma ha fatto, accanto a me, infinite lotte per la libertà di ricerca scientifica e conosce e crede nell’impegno mondiale per la lotta ai tumori. Emma è una delle persone più libere di pensiero che io conosca, e anche in questo frangente lo sta dimostrando. Dimostra che ha già vinto il primo round della sua sfida perché è rimasta appunto la persona che è: una donna appassionata che chiede affetto, ne regala altrettanto, e allo stesso tempo chiede sostegno intellettuale alle sue lotte di sempre, che «oggi sembrano marginali ma invece sono fondamentali per la vita di tutti».
E ha vinto anche il secondo round, offendo se stessa come prova che il tumore non è una macchia sociale, che fa dei malati dei reietti. Ci vuole ancora gran coraggio a dichiararsi, ma per fortuna tutto il mondo si muove in questa direzione. Non più tardi del luglio scorso il numero uno della JP Morgan, Jamie Dimon, il banchiere più famoso di Wall Street, annunciò con una lettera ai suoi dipendenti di avere un cancro alla gola. La notizia scosse i mercati, ma il titolo di JpMorgan nelle contrattazioni a New York cadde appena dello 0,7%. Anche nell’altrettanto spietato e ricco show business aumentano le star, come Michael Douglas o Anastacia, che dichiarano pubblicamente di avere un tumore, cosa che non più di dieci anni fa li avrebbe esclusi da qualsiasi copione o palcoscenico. Cambia la cultura e un poco per volta cadono i tabù della malattia. Forza Emma, sono con te in questa tua nuova battaglia, che oggi ti sembra la più difficile.
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TOMMASO CIRIACO, LA REPUBBLICA -
TOMMASO CIRIACO
ROMA . «Da Emma arriva un esempio di coraggio. Affronterà la malattia con energia e passione. Ha sempre fatto così, di fronte a ogni sfida». Oggi Benedetto Della Vedova è sottosegretario agli Esteri per Scelta civica, ma la sua palestra politica è stata il Partito radicale. I suoi leader Marco Pannella ed Emma Bonino.
È stato un annuncio shock, senatore.
«Sì. Parlandone pubblicamente, però, Emma ha invitato chi vive la stessa esperienza a non arrendersi ».
C’è un dato politico in questo drammatico annuncio?
«Nella tradizione del radicalismo di Pannella il corpo è sempre entrato. Fin dall’inizio, con i digiuni e con le battaglie civili per l’aborto. Pure Emma l’ha fatto: anni fa finì in ospedale per un digiuno della sete. Insieme, Marco ed Emma, sempre fuori dai comportamenti di circostanza».
Bonino ha detto: “Io non sono il mio tumore”.
«Già con Luca Coscioni la malattia era oggetto di iniziativa politica. Non voleva essere visto come un malato, viveva quell’esperienza come un momento di iniziativa politica».
Prima l’annuncio del tumore di Pannella, adesso Bonino. Un doppio colpo durissimo per il mondo radicale.
«Un momento difficile. Senza voler essere apologetico, dico che l’iniziativa politica di Emma proseguirà con passione e amore per la libertà. Anche attraversando queste difficoltà, sarà la testimonianza della diversità radicale».
La notizia arriva proprio quando si parla della candidatura di Bonino al Colle.
«Una cosa è certa: se si esclude Napolitano, in tutti i sondaggi Emma è il personaggio più popolare di tutti. Pur essendo oggi, come spesso, lontana dalla ribalta ».
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VITTORIO FELTRI, IL GIORNALE -
Giù il cappello davanti a Emma Bonino, che ha sempre fatto politica coi radicali, qualche volta male (a nostro sommesso giudizio) e spesso bene, dedicando molta attenzione agli elettori e poca a se stessa. Nel momento più difficile della sua vita sta dimostrando carattere di ferro, nonché coerenza col proprio pensiero, al punto da lasciarci sbalorditi. Ha raccontato il suo dramma senza cedere alla tentazione di nascondersi per sfuggire alla verità, come fanno molti di noi, incapaci di affrontare la malattia.
La patologia di Emma, la donna di partito più conosciuta (e apprezzata), è grave, quella che suscita angoscia soltanto a nominarla: cancro. «Ce l’ho al polmone», ha detto con una lacrima che le scendeva dal volto magro. «E ci vorranno sei mesi di chemio per tentare di soffocarlo, evitando che sia “lui” a soffocare me».
Questo si chiama senso di responsabilità: parlare pubblicamente del proprio tumore significa prenderne atto e cercare di guarirlo, tenerlo a bada, resistere alle sue aggressioni. Significa altresì far sapere a tutti che l’alieno, come definiva il cancro Oriana Fallaci (che ne è morta dopo 10 anni di combattimenti, ciò che le ha consentito di finire il suo ultimo libro, Un cappello pieno di ciliege), non è invincibile, si può convivere a lungo con esso. Basta avere la forza d’animo di non soccombergli al primo attacco.
L’onorevole Bonino ha scelto il modo migliore per aiutare se stessa e l’umanità, facendoci capire di confidare nella modernità, cui si devono terapie adeguate, idonee a contenere la paura e a battere il nemico del secolo. Da lei, protagonista di tante lotte finalizzate a ottenere diritti civili, ci arriva un’altra lezione di coraggio e di stile, della quale le siamo grati, augurandoci di averla imparata ed eventualmente di essere capaci di metterla in pratica. Non è affatto strano che il buon esempio venga da due donne, Bonino e Fallaci, alle quali esprimiamo la nostra ammirazione.
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MARIA LATELLA, IL MESSAGGERO -
Siamo persone che devono affrontare la sfida che ci è capitata».
Prese una per una, ogni parola, ogni sillaba quasi, appare tipicamente emmaboniniana. «Affrontare una sfida». Quante ne ha affrontate nella sua vita, Emma Bonino? «Siamo persone», dice, e anche questo fa parte del suo lessico asciutto. Persone è un sostantivo plurale che implica riconoscimento, dignità: così lontano dalla ruffianeria retorica di certa politica. Fin qui ci siamo, è la Emma di sempre. Ma poi arriva quell’incrinatura della voce. E ci sono le lacrime. Le lacrime di Emma, le lacrime pubbliche, quelle non le conosciamo. Siamo a Radio radicale ed Emma Bonino ha appena raccontato di avere un tumore. Gliel’hanno trovato durante un check up. Un tumore al polmone sinistro : «Dovrò sottopormi a sei mesi di chemioterapia. Dovrò ridurre le mie attività, perché le cure mediche hanno la priorità, ma non mi fermerò. Non ci si dimette da una passione politica».
Non ci si dimette dalla passione e il tumore lo si affronta. Non da spavaldi, certo, perché Emma Bonino con gli anni e l’esperienza ha imparato a valutare le sue forze, ma neppure da pavidi. Quando dice: «Io non sono il mio tumore. E’ solo una malattia», sembra di leggere tra le righe: «Dai, fatti avanti, e vediamo chi la vince tra noi».
L’ultimo messaggio l’abbiamo scambiato giovedì scorso. L’avevo invitata a L’Intervista su Skytg24 e lei mi aveva risposto di essere a letto, malata. La discrezione non consente approfondimenti via sms, e poi ci aveva abituato alla minimizzazione delle difficoltà. Quasi un atteggiamento militare, non fosse stata lei la pacifista Bonino. Il 10 dicembre, nella sede di Aspen, ci eravamo ritrovate con Marta Dassù per un evento di Women in business. A tavola, Emma Bonino aveva solennemente annunciato di aver comprato la sua prima parure: camicia da notte, vestaglia... «Vado in clinica per qualche giorno. Normali controlli». Scherzava sulla vestaglia, ma erano battute velate di inquietudine. Perciò, dopo Natale, mi ero fatta viva per sapere com’era andata, con quello sfoggio di vestaglia nuova. «Tutto bene - mi aveva risposto - Parto per l’ Asia, ci sentiamo al ritorno». Invece niente Asia. Niente Tunisia dove il prossimo 28 gennaio la aspettavano per un convegno organizzato dal direttore di Reset-Dialogues on Civilizations, Giancarlo Bosetti, in collaborazione con l’Istituto di Cultura Italiana. Lei, l’ex ministro degli Esteri, la fondatrice di No Peace Without Justice, avrebbe dialogato con molti intellettuali tunisini. Pare sia particolarmente curiosa di incontrare Lina Ben Mhenni, la blogger di "A Tunisian Girl".
Quel mondo, il mondo arabo e in particolare il mondo delle donne arabe, è familiare e caro ad Emma Bonino. Quando, dopo la sconfitta alle elezioni del 2001, se ne andò al Cairo per imparare l’arabo, sono state proprio le donne egiziane ad accoglierla per prime con amicizia. «Dopo un grande dolore, uno si mette lì, piange un po’...», mi raccontò nell’intervista al Messaggero del luglio di due anni fa. Emma Bonino che piange? Non ci credevo. «Uhh...», rispose lei come dire: lacrime a piovere.
#FORZAEMMA
Quella risposta mi è tornata in mente, ieri pomeriggio, ascoltando le sue lacrime via radio. Emma Bonino piange per una sconfitta elettorale inattesa nella sua brutalità, ma poi fa la valigia, va al Cairo per cinque anni, torna e diventa l’unico ministro, l’unico, che sappia interloquire in lingua araba. Adesso deve vedersela con qualcosa di più complicato di una delusione elettorale, ma via Twitter, e non solo, tutti le dicono che ce la farà anche stavolta. Molti italiani, lo dicono i sondaggi dal 1999, lo dicono in queste ore i tweet e l’hashtag #forzaemma che da ieri viaggia su Twitter, molti italiani, dicevo, vorrebbero che lei e la sua valigia approdassero al Quirinale. Senza falsa ritrosia non si era sottratta alla domanda. «Il Quirinale? Ero pronta nel 1999, sarei pronta anche oggi», ha dichiarato poco tempo fa a "La Stampa". Per sicurezza di sé, per sfregio all’ipocrisia. E per ambizione, perché no. Emma Bonino è fatta così. «L’ambizione applicata a un uomo è una virtù, e a una donna no. C’è rimasto in giro qualche stereotipo, mi pare», replicò lei, soffiando gelida il fumo della centesima sigaretta, a chi le dava dell’ambiziosa. Gli stereotipi, ecco, non fanno per Emma. Ne farà a meno anche questa volta.
Maria Latella