Gianni Clerici, la Repubblica 13/1/2015, 13 gennaio 2015
AEREI, GHIACCIAI E MARKETING. IL TENNIS NO LIMITS DI RAFA, NOLE
& CO –
Giunge da Sydney una foto, certo invidiabile per noi che siamo in inverno. Non si tratta, come parrebbe al lettore distratto, di una gara tra motoscafi, ma di un paradossale palleggio tra Roger Federer e Leyton Hewitt, che stanno a bordo delle due imbarcazioni, insoliti marinai armati di racchette.
La baia di Sydney era un tempo famosa per l’imbarazzante presenza di squali, magari bianchi, colore subacqueo per nulla innocente, causa l’insaziabile appetito di quella specie. Chissà se, come la maggior parte di noi animali, non avrebbero afferrato volentieri una palla. Quello sì, sarebbe stato un record, il pescecane con la palla tra i denti. Non si creda tuttavia che la foto rappresenti una irripetibile stravaganza. Prima di questa, la pattinatrice olimpica Sonia Henje si era esibita sul ghiaccio di St. Moritz con la mia amata Suzanne Lenglen. Il solito Federer, brand ormai in grado di vendere qualsiasi oggetto, si era issato, beninteso in ascensore, per i 321 mt dell’hotel Burj al-Arab di Dubai, con lo scopo di un palleggio, al termine del quale Agassi era riuscito a far precipitare una palla, resa pericolosa dalla gravitazione. Meno eccentrica sarebbe stata, ma comunque storica, la presenza di un rettangolino verde e di due giocatori in abiti immacolati quali Nadal e Federer nel mezzo del sacro Santiago Bernabeu: peccato che il buon Roger fece un passo indietro. Ma il maiorchino si rifece nel 2013, scambiando (?) due palle con Djokovic su un barco- ne in Patagonia, con il ghiacciaio Perito Moreno sullo sfondo. Un’altra foto, della quale detengo fieramente l’autografo, era stata offerta dal sindaco di New York, David Dinkins, il giorno in cui riuscì a far cambiare rotta ai quadrimotori che soverchiavano con il loro rombo il suono delle corde delle racchette, a Flushing Meadows. Sembra incredibile, ma i due purtroppo ignoti tennisti appollaiati sulle ali di un biplano riuscirono a sopravivvere, mentre si dissolse. Rimane, come ipotesi futura, una fune tesa tra il Centre Court di Wimbledon e lo Wimbledon Museum. Ma, temo, l’iter aereo sarà ancor meno percorribile di quello del tabellone.