Valerio Cappelli, Corriere della Sera 10/1/2015, 10 gennaio 2015
KRISTINE, STELLA DELL’OPERA: AMO PUCCINI E IL CINEMA
[Intervista a Kristine Opolais] –
La cantante lettone paragonata alla diva Anna Netrebko «Un’infanzia dura ai tempi dell’Urss, poi il successo»
L’hanno definita «la nuova Netrebko», perché poco più di un mese fa a Monaco di Baviera ha sostituito Anna Netrebko nella Manon Lescaut. «In realtà abbiamo poco in comune», dice Kristine Opolais. La nuova stella della lirica ha l’agenda piena fino al 2020, soprattutto Londra, Monaco (ci vive col marito direttore d’orchestra Andris Nelsons), Vienna e il Met di New York, dove in questi giorni sta provando La Bohème di Zeffirelli.
In Italia ha cantato due sole volte, entrambe alla Scala: I Pagliacci, e Il giocatore di Prokofiev: «Ho avuto successo, ma so quel che succede e non è bello essere fischiati quando diamo il massimo di noi stessi. Tanti cantanti hanno paura del vostro magnifico teatro. In ogni caso spero di potervi tornare con Riccardo Chailly, che come me è pucciniano. Non abbiamo mai lavorato insieme, mi ha fatto un’audizione e ha avuto belle parole per me, mi ha invitato tante volte a cantare nei suoi spettacoli. Purtroppo a Milano hanno rinviato una Butterfly in autunno e non ero più disponibile». Idee chiare, parole schiette: «Sì, ho una personalità forte.
Adesso mi chiedono di fare cd.
Ma la mia priorità è cantare dal vivo, non incidere musiche che non vanno bene per la mia voce solo per far contento qualche discografico. Ci sono cantanti che pagano di tasca propria per incidere un disco». Kristine, della sua sostituzione last minute ha parlato tutto il mondo della musica. «I paragoni non reggono. Anna Netrebko e io siamo diverse fisicamente, oltre che per la voce e il modo di stare sul palcoscenico». In effetti, Kristine, che a novembre compirà 36 anni, è bionda, ha una certa somi- glianza con Nicole Kidman, ed è un soprano lirico.
Dicono che Anna abbia lasciato quella produzione perché il regista Hans Neuenfels ha accentuato gli aspetti negativi della protagonista. «Non so perché Anna sia andata via.
Quel che è certo, nulla di quella fantastica regia, senza un’ombra di glamour, disturba la musica». Voleva fare l’attrice: «Sono sicura che un giorno reciterò in un film. È stata mia madre, che cantava ma non aveva il destino dalla sua parte, a spingermi all’opera. Non ne sapevo niente, ascoltavo pop e rock. Poi ho cominciato ad amare la Callas, Renata Scotto, Mirella Freni.
Ho fatto due soli anni di Conservatorio, mi sono trovata male alle lezioni di teoria e ho continuato privatamente. La voce ha avuto uno sviluppo rapido».
Lei è lettone, come il grande mezzosoprano Elina Garanca, che ci raccontò di aver sofferto la fame ai tempi dell’Urss. «Sì, anche la mia famiglia ha avuto problemi economici, avevamo perso tutto, so quanti buoni piatti si possono preparare con una cipolla». Prosegue: «In Occidente non sapete cosa vuol dire non avere niente sul piatto. Ho visto tante brutte situazioni attorno a me, ringrazio Dio che ha cambiato la mia vita. Dopo il crollo del regime sovietico, ero ancora una bambina. Camminavo per strada con mia madre, e mi accorgevo che per una ragazza era pericoloso. La criminalità dilagante, la corruzione… Sul palco i registi mi chiedono: come fai a immedesimarti così bene in queste storie tragiche? Per forza, le ho sperimentate sulla mia pelle».