Costanza Rizzacasa D’Orsogna, Corriere della Sera 10/1/2015, 10 gennaio 2015
SAPETE COS’È INNERNET? L’AVETE ADDOSSO
Lo chiamano Innernet — da «inner», cioè interiore — ed è il web che ci portiamo addosso. Perché se quello passato è stato l’anno della casa connessa, home smart home, col frigorifero che parlava con la lavatrice e chissà che si dicevano («Ti prego, nascondile la crema di balsamico, che poi non riesco a toglierla», un nuovo senso al vecchio adagio, «Se queste mura potesseroparlare»), nel 2015 sarà connesso l’individuo. Tecno-ossessivi del bioritmo, a cominciare dal neonato ottimizzato, col biberon che calcola l’angolo perfetto cui inclinarlo e il ciuccio che analizza la saliva. E poi le calze intelligenti, il reggiseno che misura il tono muscolare, il Gps nella suola delle scarpe e il microchip da impiantare nel cervello per svegliarci di buonumore ogni mattina. Lo spazzolino che grida «Carie, carie, carie» e la cintura che avverte quando stai perdendo peso (tu che pensavi bastasse cambiar buco). Neanche il gatto sarà lasciato in pace. Nel 2015 non solo la realtà sarà aumentata, ma anche la persona.
È la vita assistita, l’esistenza accelerata, dove per fare non c’è bisogno di pensare. È il «lifelogging», l’archivio digital del sé. Tutto è registrato, mo-nitorato, pubblicato: siamo diventati batterie. Gli algoritmi che abbiamo creato per servirci sono in realtà nostri padroni, chiosa Nicholas Carr ne «La Gabbia di Cristallo»: non sappiamo più far niente da soli. Ci twitteremo l’encefalogramma (che più piatto di così non è mai stato), stellineremo il selfie dei calcoli renali. Sarà connesso perfino Murakami, che terrà online una rubrica di consigli. Pazienza se l’app che salverà la Terra non s’indossa, ma è la stampante 3D del cioccolato. Staccami la spina