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 2015  gennaio 10 Sabato calendario

L’ISLAM CI CONQUISTERÀ FACENDO PIÙ FIGLI DI NOI

È il numero che fa la forza. La potenza distruttiva degli integralisti islamici, di cui alcune cellule hanno dato tragica prova in questi giorni a Parigi, si abbina paradossalmente alla loro potenza riproduttiva. Sono infatti moltissimi i musulmani in Europa, e la loro quantità aumenta non tanto per una capacità di conversione, quanto per una tendenza demografica che va controcorrente rispetto ai fedeli di altre religioni, come quella cristiana. Si tratta di uno strano cortocircuito tra nascita e martirio, tra la predisposizione a mettere alla luce nuove vite, e la disponibilità a dare la propria vita per la supremazia dell’Islam. Un mix esplosivo, che potrebbe sintetizzarsi, riprendendo il motto di alcuni iscritti ai social network, molto arrabbiati dopo la strage di Charlie Hebdo: «La mamma del musulmano è sempre incinta, e spesso lo è anche la mamma del terrorista". Anche in prospettiva futura, il numero della popolazione musulmana nel nostro continente è previsto in costante aumento, e rischia di trasformare l’Europa in un’appendice del mondo arabo, un’Eurabia appunto. Al momento sono circa 41,5 milioni i musulmani che vivono nei Paesi europei, il 5,6% della popolazione totale (742,5 milioni). La loro presenza è concentrata soprattutto in Francia (un numero che oscilla tra i 3,5 e i 4,5 milioni, a seconda delle stime), in Germania (4 milioni) e nel Regno Unito (quasi 3 milioni). Consistente, se si considera il totale degli abitanti, è anche il loro numero in Stati come il Belgio (650mila, il 6% della popolazione), l’Olanda (1 milione, il 5,5%) e la Svezia (500mila, il 5%). Un po’ più sfumata è la percentuale di cittadini musulmani nei Paesi mediterranei, che pur geograficamente si affacciano in modo diretto sugli Stati dove è radicato l’Islam: in Spagna i fedeli islamici sono 1 milione (il 2,3% della popolazione), in Grecia 500mila (circa il 4%), in Italia 1 milione e mezzo (il 2,6%). In tutti questi Paesi, però, si prevede addirittura un raddoppiamento della loro presenza nell’arco dei prossimi quindici anni. In base a una stima del Pew Research Center, nel 2030 i musulmani rappresenteranno infatti circa l’8% della popolazione europea; e solo in Italia diventeranno più di 3 milioni (in pratica, il 5,4% del totale). La deriva è tanto più preoccupante se si considera lo stallo demografico del nostro Paese, ormai da tempo a natalità zero. Così, da qui a un quindicennio, i musulmani italiani saranno il doppio, mentre i cristiani diminuiranno sensibilmente (visto che la somma complessiva degli abitanti resterà pressoché invariata). Davanti a questi numeri e alla luce degli attacchi terroristici a Parigi, è inevitabile la reazione di paura e di rifiuto che i cittadini europei hanno nei confronti della massiccia presenza musulmana. Questo sentimento attecchisce soprattutto in quei Paesi dove l’immigrazione di stranieri provenienti da Paesi a fede islamica è figlia di dinamiche storiche legate al colonialismo e alla successiva decolonizzazione, e quindi radicata da almeno tre o quattro generazioni. Se in Francia già due anni fa il 74% dei cittadini si diceva spaventato dall’Islam e in Gran Bretagna il 77% della popolazione auspicava una riduzione dell’immigrazione, in Germania oggi circa il 60% degli intervistati - secondo un recente sondaggio - ritiene l’Islam estraneo all’Occidente e se ne sente minacciato. A fronte di questi indicatori di diffidenza, aumentano nondimeno le cifre dei musulmani europei partiti verso l’Iraq e la Siria per combattere nelle fila dell’Isis. Si tratta di circa tremila persone, quasi tutte di origine araba più alcune convertitesi di recente all’Islam. Anche qua il triste primato va alla Francia, con oltre mille persone; seguono il Regno Unito con 750 e la Germania con 600. Belgio e Svizzera offrono il loro contributo di jihadisti rispettivamente con 400 e 300 combattenti; dal nostro Paese, stando ai numeri forniti dal ministero dell’Interno, sarebbero partite invece una cinquantina di persone. Tra questi, sono molti i jihadisti di ritorno, cioè coloro che, dopo aver combattuto in Medio Oriente, rientrano in Europa e si nascondono nei nostri Paesi, pronti a portare la guerra santa anche da noi, creando cellule terroristiche o dando luogo a pericolose azioni isolate. Il timore è che, quanti più ne nasceranno (tra di loro), tanti più potrebbero morire (tra i nostri). La guerra di religione e lo scontro di civiltà sono diventati anche una questione demografica.