www.cinquantamila.it/fiordafiore 11/1/2015, 11 gennaio 2015
Hayat Boumeddiene, la compagna del killer del supermarket kosher, è fuggita in Siria • Il sermone di Coulibaly agli ostaggi nel supermarket kosher • Coulibaly aveva in programma una strage di bambini ebrei • In Francia sono state attivate altre cellule terroristiche dormienti • Oggi a Parigi sfileranno contro il terrorismo almeno un milione di persone • La bambina-kamikaze che ha fatto una strage in Nigeria • È morto Francesco Rosi Hayat Boumeddiene Hayat Boumeddiene, la compagna del killer del supermarket kosher, Amedy Coulibaly (si sono sposati cinque anni fa secondo il rito islamico, non riconosciuto dalle autorità francesi), nei giorni degli attentati in Francia era ricercata dalla polizia ma è riuscita a fuggire: il 2 gennaio è arrivata in Turchia e dall’aeroporto avrebbe raggiunto Sanliurfa al confine con la Siria
Hayat Boumeddiene, la compagna del killer del supermarket kosher, è fuggita in Siria • Il sermone di Coulibaly agli ostaggi nel supermarket kosher • Coulibaly aveva in programma una strage di bambini ebrei • In Francia sono state attivate altre cellule terroristiche dormienti • Oggi a Parigi sfileranno contro il terrorismo almeno un milione di persone • La bambina-kamikaze che ha fatto una strage in Nigeria • È morto Francesco Rosi Hayat Boumeddiene Hayat Boumeddiene, la compagna del killer del supermarket kosher, Amedy Coulibaly (si sono sposati cinque anni fa secondo il rito islamico, non riconosciuto dalle autorità francesi), nei giorni degli attentati in Francia era ricercata dalla polizia ma è riuscita a fuggire: il 2 gennaio è arrivata in Turchia e dall’aeroporto avrebbe raggiunto Sanliurfa al confine con la Siria. «Dopo è scomparsa», dice un funzionario turco. Di origine algerina, sei fratelli, la madre è morta nel 1988, quando aveva sei anni. Avrebbe cambiato leggermente il cognome per farlo suonare più francese, da adolescente ha lasciato la famiglia e ha rivisto il padre solo per presentargli Amedy. La foto diffusa dalla polizia mostra la ragazza di 26 anni con i lunghi capelli neri. Nell’album della coppia è quasi sempre coperta dal velo. Come racconta in un interrogatorio del 2010, si considera molto più religiosa del marito anche se è per lui ad aver scelto di votarsi alla fede («mi ha dato molti libri da leggere»). Lascia il lavoro di cassiera, resta in casa. «Non ho neppure partecipato al matrimonio perché l’Islam non obbliga la donna a farlo. È andato mio padre per me. Amedy non è fervente, gli piace divertirsi, non indossa i vestiti tradizionali. Dovrebbe andare a pregare in moschea tutti i venerdì, è già tanto se si presenta ogni tre settimane». La donna non è mai stata condannata o accusata formalmente. Gli investigatori l’hanno sempre convocata per cercare di ottenere informazioni su Coulibaly, come nell’indagine sul piano per far evadere Smain Ait Ali Belkacem, in carcere a vita per gli attentati alla metropolitana di Parigi del 1995, organizzati dal Fronte di salvezza islamico algerino. Amedy viene condannato e quando esce di prigione torna a vivere da lei. (Frattini, Cds) Coulibaly 1 Amedy Coulibaly, il terrorista asserragliato nel supermercato ebraico a Porte de Vincennes, nelle ore concitate del sequestro e dell’assedio ha trovato il tempo per arringare i suoi ostaggi. Un discorso a volte sconnesso di cui è conservata la registrazione. La radio francese Rtl verso le 15 telefona all’interno dell’Hyper Cacher. Coulibaly alza il telefono e senza rispondere butta giù. Ma riattacca male la cornetta e così i giornalisti registrano il suo «sermone», carico di retorica e di rancore verso la società in cui è cresciuto: «Ogni volta, loro, cercano di farvi credere che i musulmani sono terroristi. Io, io sono nato in Francia. Se non fossero stati attaccati altrove, io non sarei arrivato a questo punto... Penso a coloro che hanno avuto Bashar al Assad in Siria, uccisi per la loro religione. Torturavano le persone e noi abbiamo aspettato a intervenire per anni. Poi i bombardamenti, una coalizione con 50 mila paesi. Perché lo fanno, perché lo fanno? Chi li farà fermare? C’è stato il nord del Mali e c’è stata la Siria... un colpo montato in contemporanea... Non c’è stata alcuna azione violenta contro la popolazione in Mali... Devono fermarsi, devono smettere di attaccare lo Stato islamico, di stuprare le nostre donne, devono smettere di mettere in prigione i nostri fratelli per nessun motivo. Io dico che se tutte le persone si unissero insieme come hanno fatto per Charlie Hebdo , per eleggere il loro presidente... allora fate la stessa cosa, unitevi. Fate delle manifestazioni e dite: “Lasciate i musulmani tranquilli” e noi lasceremo tranquilli voi. Perché non lo fate? Toccateci. Ma da noi esiste la Legge del taglione. La conoscete molto bene. Allah dice nel Corano: “Ai trasgressori spetterà una pena uguale alla propria colpa”. Se toccate i nostri bambini, le nostre donne, i nostri combattenti, noi attaccheremo quegli stessi uomini che ci combattono. Adesso lo dico a voi: il vostro esercito non mette piede in Iraq perché sarebbero uccisi subito, in due minuti... Hanno provato in ogni modo a fermarci , in ogni parte, ma non ci sono mai riusciti. Allah è con noi. Come ha detto , lo conoscete no? Osama Bin Laden. Lui ha detto: “Non assaporerete mai la pace. Siamo noi che porteremo la pace in Palestina”» (Cds). Coulibaly 2 Amedy Coulibaly voleva fare una strage di bambini alla scuola materna ebraica di rue Gabriel a Chatillon-Montrouge. Solo il caso l’ha fermato. L’ha raccontato Elie O., ebreo di origine marocchina, uno dei sedici ostaggi dell’epicerie Hyper cacher: «Diceva che il giorno prima, giovedì mattina, avrebbe voluto sparare sui bambini della scuola ebraica di Montrouge. Per vendicare quelli palestinesi uccisi a Gaza». Ma c’è stato un imprevisto: un piccolo incidente con l’auto proprio quando stava parcheggiando davanti alla scuola. La giovanissima poliziotta municipale di guardia alla materna, si è avvicinata e lui le ha sparato. Uccisa a freddo. Aveva 20 anni, era stata assunta da venti giorni come stagista. E così il giorno dopo Coulibaly si è diretto alla Porte de Vincennes. Obbiettivo l’Hyper cacher perché «lì ci sono gli ebrei» (Martinetti, Sta). Allerta L’allerta in Francia resta al livello più alto per rischio attentati. Il ministero dell’Interno — rivela una fonte all’emittente americana Cnn — ha ordinato ai membri delle forze di sicurezza di girare sempre armati, di cancellare i profili su Facebook e altri social media perché nelle ultime ventiquattro ore sarebbero state attivate in Francia cellule terroristiche dormienti. Marcia La marcia repubblicana in programma oggi a Parigi riunirà anche il premier israeliano Netanyahu e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen. Saranno anche loro con il milione (minimo) di persone attese questo pomeriggio a Parigi, lungo i 2.300 metri di strada che separano place de la République e place de la Nation, a meno di un chilometro dal supermercato kosher dove l’altro ieri sono morti in cinque: quattro ostaggi, Yoav Hattab, Philippe Braham, Yohan Cohen e François-Michel Saada, oltre al terrorista Amedy Coulibaly. Un milione di persone, hanno calcolato in Prefettura, non ci stanno in due chilometri e mezzo e così sono stati studiati due percorsi quasi paralleli lungo i quali si biforcherà il fiume di manifestanti. Questa si annuncia come la madre di tutte le manifestazioni in Francia e la preoccupazione è altissima. Per la possibilità di nuovi attentati, per il rischio della presenza di uno o più folli su un milione e per la presenza di più capi di stato e di governo che a un G8. Senza aver avuto tempo sufficiente per prepararlo. Vige il divieto assoluto di sosta per le auto lungo i due itinerari. Saranno presidiati tutti gli obiettivi sensibili: luoghi di culto, scuole, redazioni di giornali, palazzi pubblici e rappresentanze diplomatiche. Tiratori scelti saranno appostati sui tetti, lungo il doppio tragitto e 5.500 poliziotti (di cui oltre 2.000 in borghese) e militari vigileranno sulla mobilitazione contro il terrorismo (Rosaspina, Cds). Bambina-kamikaze Una bambina di 10 anni ieri è stata fatta esplodere in un mercato di Maiduguri, capoluogo dello Stato settentrionale di Borno, Nigeria, uccidendo una ventina di persone e ferendone almeno cinquanta. L’attentatrice, ignara e telecomandata a distanza, è saltata in aria all’ora di punta, con i banchi affollati da donne e pargoli al seguito. Il corpo smembrato era irriconoscibile. Sebbene non ci siano ancora rivendicazioni la polizia nigeriana non ha dubbi: si tratta di Boko Haram, che a giugno dello scorso anno per la prima volta usò una donna in una missione suicida a Gombe, un altro Stato del nord della Nigeria dove i musulmani sono la maggioranza ma c’è una forte presenza di cristiani. [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno] Rosi 1 È morto a 92 anni, nella sua casa di via Gregoriana a Roma, il regista Francesco Rosi. Nato a Napoli il 15 novembre del 1922, da qualche tempo non stava bene, una bronchite lo aveva tenuto a lungo a letto. Rosi 2 Nel 1958 Rosi firma con La sfida «la prima eloquente prova della sua poetica. È un’inchiesta — in sintonia con l’energico mix tra spettacolo e sensibilità sociale che sostiene la scuola americana del dopoguerra e i film di Elia Kazan — sul mercato ortofrutticolo napoletano dominato dalla camorra. “Inchiesta” sarà la parola chiave del cinema di Rosi. [...] Dopo un capitolo anomalo come I magliari ( la presenza di Sordi porta il film un po’ fuori centro), irrompono sulla fertile scena dei primi Sessanta i due capolavori. Salvatore Giuliano nel ‘62 e Le mani sulla città l’anno dopo premiato con il Leone d’oro di Venezia. Effettivamente le due così incisive analisi dei mali italiani contemporanei — il malaffare intrecciato alla corruzione politica e agli interessi oscuri di apparati statali o di gruppi di pressione economici o di strategie segrete internazionali, nella Sicilia del dopoguerra e nella Napoli della speculazione edilizia — risultano tanto potenti in primo luogo grazie alla scelte di stile e di sguardo. Clamorosa prova: nella memoria visiva comune immagini del film sul bandito di Montelepre si sostituiscono a quelle della cronaca. Inizia dunque la serie di incontri con l’interprete per eccellenza del suo cinema, Gian Maria Volonté. Sarà il personaggio alter ego di Emilio Lussu, autore di Un anno sull’Altopiano cui si ispira il film Uomini contro destinato a entrare nella galleria del grande cinema antimilitarista sulla Grande Guerra. E poi Enrico Mattei, Lucky Luciano e Carlo Levi in Cristo si è fermato a Eboli. Per chiudere con il Cristo Bedoya di Cronaca di una morte annunciata da Gabriel Garcia Marquez. Intanto il regista sigla anche Cadaveri eccellenti (da Il contesto di Sciascia) e Tre fratelli dove all’alba degli anni 80 si disegna il malessere che percorre l’Italia di quella stagione. Chiude il suo contributo alla storia del nostro cinema nel ‘97 con un imponente adattamento de La tregua di Primo Levi, il romanzo del ritorno da Auschwitz» (D’Agostini, Rep).