U.R., la Repubblica 13/1/2015, 13 gennaio 2015
TRE LETTERE E POI IL RITORNO A CASA. GRASSO SI PREPARA ALLA SUPPLENZA
E un minuto dopo aver firmato le tre lettere con le sue dimissioni, Giorgio Napolitano si chiuderà alle spalle il portone del Quirinale. Così, mentre il segretario generale Donato Marra andrà di persona a consegnarle ai tre alti destinatari della gran rinuncia del capo dello Stato — i presidenti di Camera e Senato e il presidente del Consiglio — Napolitano e la moglie Clio saranno già sulla strada verso il vecchio appartamento di vicolo dei Serpenti, nel rione Monti. Da giorni, poi, è tutto pronto a Palazzo Giustiniani, dove l’ormai ex inquilino del Colle avrà il suo ufficio da senatore a vita e presidente emerito della Repubblica. Dalla tarda mattinata di domani dunque il Palazzo più alto della nazione sarà ufficialmente “sede vacante”. Lo stendardo personale del capo dello Stato Giorgio Napolitano (che ha adottato lo stesso di Ciampi) in cima al Torrino ammainato, in attesa dell’arrivo del successore. Il Quirinale si “trasferisce” a Palazzo Giustiniani, che sarà la sede del presidente della Repubblica supplente, il capo del Senato Pietro Grasso. Il Colle, ovviamente, non chiude. Uffici, personale, uomini della sicurezza, il lavoro di ogni giorno continua. Ma il cuore politico-istituzionale si sposta altrove, almeno fino alla fumata bianca per il nuovo inquilino. Anche il segretario generale del Quirinale Donato Marra farà la spola con Palazzo Giustiniani, sarà al fianco di Grasso, e nel palazzo di via della Dogana Vecchia potrebbero essere distaccati anche alcuni funzionari del Colle per lavorare con il neo presidente. Che è sì un supplente ma ha nelle sue mani tutti i poteri di un “vero” capo di Stato, scioglimento delle Camere compreso. Davanti Palazzo Giustiniani, che sale al rango a tutti gli effetti di sede della presidenza della Repubblica italiana, monteranno la guardia i corazzieri.
Non è la prima volta nella storia del nostro paese, però mai un capo dello Stato aveva lasciato il suo mandato con cinque anni di anticipo. E siccome appunto non ci sono precedenti, il cerimoniale è al lavoro per sciogliere certi rebus del protocollo. Soprattutto uno: il passaggio delle consegne fra presidente della Repubblica vecchio e nuovo. Per evitare qualcosa che possa evocare la faccenda dei “due papi” in Vaticano, con Francesco e Benedetto XVI. Sarà Giorgio Napolitano, presidente per nove anni ma oramai dimissionario, a salire per un’ultima volta al Colle ad accogliere il suo successore, a officiare la tradizionale cerimonia del congedo e del benvenuto al successore davanti ai vertici istituzionali? Oppure toccherà a Pietro Grasso, presidente “in carica”, anche se come supplente e per alcuni giorni, fare gli onori di casa al Quirinale al nuovo inquilino? Di sicuro per ora c’è che Napolitano, da senatore a vita, parteciperà all’elezione per il suo successore. ( u. r.)