Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  gennaio 10 Sabato calendario

AMORE E FRATELLI AI TEMPI DEL TERRORISMO (ITALIANO)

Mara e Renato erano già marito e moglie quando lei fece irruzione nel carcere e lo liberò spianando il mitra. Erano insieme – forse – anche il giorno in cui lei rimase uccisa. Lui – forse – fuggì. Lo arrestarono di nuovo insieme a Nadia, la sua nuova compagna. Anche Sergio assalì un carcere per liberare Susanna: ci riuscì, ma sull’asfalto rimase il corpo di un innocente passante. Poi si sposarono dietro le sbarre.
Maurice, invece, uccise la persona sbagliata, perché pensava che fosse responsabile della morte di Barbara, la sua compagna uccisa in un conflitto a fuoco. Maria Rosaria, poi, preferì consegnarsi alla Digos piuttosto che essere coperta dall’“infame” Roberto, che stava facendo i nomi di tutti tranne il suo. E in carcere, dopo aver preso amorevolmente parte a decine di omicidi, si sposarono anche Giusva e Francesca.
Il blitz delle teste di cuoio al supermercato Hyper Cacher di Port de Vincennes a Parigi, tenuto in ostaggio per ore da Amedy Coulibaly, 32 anni e (forse) dalla compagna Hayat Boumeddiene di 26, sono per noi italiani un deja-vu di storie simili nemmeno troppo lontane. Storie di sangue e sentimenti mischiate ad amori e terrorismo che, come nel caso francese (quattro ostaggi uccisi), hanno lasciato sull’asfalto morti innocenti e, spesso, casuali.
Mara e Renato sono Mara Cagol e Renato Curcio. Fondarono le Brigate Rosse. Lui fu arrestato l’8 settembre 1974 a Pinerolo. Rinchiuso nel carcere di Casale Monferrato, fu liberato da un blitz guidato dalla moglie il 18 febbraio 1975. Mara morì il 5 giugno, in una cascina in provincia di Alessandria mentre teneva sequestrato l’industriale Vallarino Gancia, durante uno scontro a fuoco in cui rimase ucciso anche l’appuntato Giovanni D’Alfonso. Curcio fu riarrestato il 18 gennaio 1976 in via Maderno a Milano, insieme alla nuova compagna, Nadia Mantovani. Sergio e Susanna sono Sergio Segio e Susanna Ronconi. Lui, il comandante Sirio, spietato killer di Prima Linea, il 3 gennaio 1982, assalì il carcere di Rovigo alla testa di un commando e liberò Susanna. A terra, ucciso dallo scoppio di un’A112 imbottita di tritolo, rimase un anziano che stava passeggiando con il cane. Sergio e Susanna si sposeranno in carcere.
Maurice (Bignami) si dice fosse legato a Barbara (Azzaroni). Lei morì (insieme a Matteo Caggegi) a Torino nel febbraio 1979 in uno scontro a fuoco con la polizia in un bar di periferia, mentre preparava il ferimento di un esponente del Pci.
Per vendicare quelle morti, Prima linea organizzò una goffa vendetta in un altro bar di un’altra periferia: nella sparatoria che ne seguì rimase ucciso lo studente Emanuele Iurilli, 18 anni, che stava rientrando da scuola. Ma non finì quel giorno. Maurice e gli altri uccisero a luglio il barista Carmine Civitate credendolo responsabile della delazione all’origine della prima sparatoria. Sbagliarono clamorosamente. E lo scoprirono solo al processo. Maria Rosaria Roppoli si presentò nel 1980 alla Digos declinando le proprie generalità, affermando di essere la donna brigatista di cui Patrizio Peci, il primo grande pentito delle Br, non voleva parlare. La presero per pazza, ma i magistrati – che conoscevano la sua identità – rassicurano la polizia: “Dice il vero. Trattenetela”.
Coppie rosse, ma la più famosa coppia italiana è nera: Giusva Fioravanti e Francesca Mambro. Decine di omicidi targati Nar (nel gruppo militava anche Cristiano, fratello di Giusva), una condanna definitiva per la strage di Bologna e un matrimonio celebrato dietro le sbarre. Sono liberi. E stanno ancora insieme.
Stefano Caselli, il Fatto Quotidiano 10/1/2015