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 2015  gennaio 10 Sabato calendario

“COMPUTER E TABLET GRAZIE ALLO SPONSOR” L’ULTIMA SFIDA DELLA SCUOLA DIGITALE

ROMA.
Altre quindici aziende private, dopo Enel e Ducati, sono pronte a investire nella pubblica scuola italiana, a finanziarne la tecnologia: connessioni internet veloci, tablet, personal computer. I tecnici del ministero dell’Istruzione stanno vagliando la qualità delle loro offerte e contemporaneamente hanno chiuso — ieri sera — le “simulazioni di adesione” all’operazione Protocolli in rete. Ottomila presidi per 3.500 plessi scolastici hanno compilato il facsimile che consentirà ai loro istituti di essere finanziati — per il processo di digitalizzazione in corso — da aziende, fondazioni, associazioni. L’iniziativa è partita il 17 dicembre scorso con una lettera inviata dal ministero dell’Istruzione agli Uffici scolastici regionali. Nella seconda metà di gennaio i primi avvisi saranno pubblicati: le scuole potranno aderire ai bandi e, successivamente, saranno pubblici gli elenchi degli istituti beneficiati dal privato.
La Buona scuola, che sarà decreto a febbraio, vuole far crescere le classi 2.0 e — notizia delle ultime ore — prevederà subito nelle bozze il Piano digitale progettato nell’era Monti. Si scopre dalle ultime rilevazioni che la situazione digitale scolastica sta migliorando. Ci sono veri e propri buchi: la connessione veloce è il più visibile. Ci sono deficit inaccettabili nel Sud. La tecnologia leggera, tuttavia, si sta diffondendo nei licei, nei tecnici, nei professionali del paese. Nel marzo 2013 l’ex ministro Francesco Profumo, citando l’Ocse, parlava di quindici anni di ritardo informatico rispetto alle scuole inglesi, oggi il 95 per cento dei dirigenti scolastici italiani ha risposto al questionario tecnologico sottoposto. Otto scuole su dieci, si è scoperto, hanno un protocollo di dematerializzazione degli atti: la carta da trasformare in digitale. Il registro elettronico, sebbene di diffusione recente (2012) e mai obbligatorio, è presente in classe nel 58 per cento dei casi. A volte è ancora accompagnato dal registro di carta, ma su questo fronte si sta registrando un successo. Metà delle scuole italiane ha avviato un canale di comunicazione con le famiglie via mail. Solo un terzo, però, archiviano documenti in modalità elettronica. È gradualmente migliorato anche il rapporto numerico studenti-computer: è di 7,8 (fine 2013) quando solo l’anno prima era di 11,3. Nella secondaria superiore la performance migliora: sei studenti per ogni computer, otto l’anno prima.
Un problema, abbiamo visto, è la connessione veloce al web. Solo una scuola elementare ogni dieci la possiede, una su quattro tra le superiori. Il 75 per cento dei collegamenti viaggia a velocità medio bassa, spesso sufficiente a mettere in rete solo l’ufficio di segreteria o il laboratorio tecnologico. In una scuola su due (46%) la connessione non raggiunge le classi. È su questo versante che il governo sta investendo: rete larga e accessibile ai computer, sempre più spesso “own property” (portati da casa dagli studenti). Come ricordano le pagine della “Buona scuola” ci sono problemi anche sulla scelta delle lavagne multimediali: «Abbiamo investito in tecnologie troppo pesanti, le Lim hanno ipotecato l’uso delle nostre risorse per innovare la didattica e ingombrato le nostre classi spaventando alcuni docenti», si legge. Sono 44.805 le Lim certificate nelle classi del paese, ma i loro acquisti — costano tra i mille e i duemila euro — si andranno riducendo. Uno studente su due non le ha mai viste all’opera, causa impreparazione degli insegnanti. Questo è il vero gap italiano: il formidabile ritardo tecnologico di docenti spesso over 45.
Corrado Zunino, la Repubblica 10/1/2015