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 2015  gennaio 10 Sabato calendario

IL PIEMONTE CEMENTIFICA 6 CAMPI DI CALCIO AL GIORNO

A partire dal 1991 il Piemonte ha perso ogni giorno l’equivalente di sei campi di calcio. All’inizio il consumo irreversibile di terreno agricolo sacrificato alla cementificazione ha avuto come epicentro le province di Torino e di Asti. Nell’ultimo decennio sono state le province di Cuneo e Biella ad avere avuto, in proporzione maggiore consumo di suolo. E dallo scempio non sono stati risparmiati i terreni agricoli più pregiati, quelli della prima, seconda e terza classe che, sostanzialmente, sono adatti ad ospitare un’ampia scelta di colture. E poi c’è un altro dato da analizzare: «Le nuove costruzioni aumentano, anzi possiamo dire che iniziano ad assumere una crescita che di potrebbe definire impetuosa a cavallo tra il 2000 e il 2001 proprio quando la popolazione inizia a calare per poi mantenere una dinamica demografica relativamente stabile», spiega Igor Boni, amministratore Ipla (istituto per le piante) che ha elaborato la carta delle capacità del consumo di suolo del Piemonte. Oggi il cemento occupa 180 mila ettari, erano 125 mila nel 1991. «Questi numeri - spiega Giorgio Ferrero, assessore regionale all’agricoltura - dimostrano la necessità di un intervento legislativo perché la speculazione non si ferma».
SPECULATORI ED ENTI LOCALI
Del resto perché la speculazione dovrebbe fermarsi? «La trasformazione da terreno agricolo ad edificabile infatti aumenta, naturalmente, il valore di quelle aree». Si parte da un rapporto di 1 a 10 che può arrivare anche dino ad 1 e 50, cioè se per esempio, un ettaro di terreno agricolo vale 100 euro il suo valore schizza a 1000 o a 5000 dopo il cambio della destinazione d’uso e questo, «naturalmente è un incentivo all’urbanizzazione». Senza dimenticare che per anni i «comuni hanno incassato gli oneri di urbanizzazione e anche quella che adesso si chiama Imu, cioè hanno beccato i soldi dalla devastazione del territorio», prosegue l’assessore». Se questo è stato lo scenario si spiega allora perchè anche i terreni più pregiati siano stati sacrificati. E poi ci sono i danni ambientali: l’arrivo del cemento provoca anche un’erosione di 30 milioni di tonnellate di terreno l’anno con un aumento del 25% dei costi di produzione e la perdita di 600 mila tonnellate di carbonio organico con un danno enorme alla fertilità.
LA CLASSIFICA DEI TERRENI
Lo studio dell’Ipla individua 8 classi. La prima raccoglie i suoli che sostanzialmente sono adatti ad ospitare un’ampia scelta di colture agrarie. Sono solo il 4,8% in tutto il Piemonte e hanno perso 1915 ettari. In proporzione la stessa percentuale di incidenza sui terreni di seconda e terza classe che sacrificano oltre 13 mila ettari. Mano a mano che aumentano gli ostacoli naturali si riducono le coltivazioni possibili anche se in alcuni casi (i vigneti di Langhe e Roero, ad esempio) aumenta il loro valore economico.
LA HIT DELLE PROVINCE
Ires Piemonte, poi, in una ricerca curata da Fiorenzo Ferlaino mette in evidenza come «le province a maggiore connotazione paesaggistica» siano anche quelle «dove maggiore è stato il consumo di suolo su tessuto discontinuo». Asti, in primo luogo (Monferrato astigiano) ma anche il Vco (area del laghi), la provincia di Biella (prealpi biellesi), quella di Cuneo (Alta pianura e Langhe e Roero), l’alessandrino. Le province urbane di Torino e Novara percentualmente hanno un’incidenza più bassa. La presenza del distretto del riso invece, renda la provincia di Vercelli «virtuosa» perché capace più di altre di contenere «il dispiegarsi di un’urbanizzazione diffusa».
Maurizio Tropeano, La Stampa 10/1/2015