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 2015  gennaio 10 Sabato calendario

ALESSANDRO GASSMAN: «A 50 ANNI FACCIO LA RIVOLUZIONE»

Lei, Alessandro Gassmann, nel nuovo film di Francesca Archibugi, Il nome del figlio, interpreta benissimo il ruolo di Paolo, cinquantenne- tipo dei nostri giorni, un po’ affarista senza scrupoli, innamorato di una bella moglie di cui alla fine non sa nulla, superficiale, pronto a giocarsi gli affetti piùcari per il gusto dello scherzo. Perchéle vengono cosi bene i ruoli di questo tipo, diciamo...
... dei tipici furbetti italiani, lei dice? Perché odio profondamente quel tipo umano. L’ho studiato a lungo. E poi ho avuto in casa un maestro del genere come mio padre. In fondo, nel film di Francesca, se al mio posto metti mio padre Vittorio Gassmann e sostituisci Jean Louis Trintignant a Luigi Lo Cascio ritrovi l’archetipo di Il sorpasso, il capolavoro assoluto di Dino Risi.

Domanda inevitabile. Le pesa ancora “quel” confronto?
Tutti noi somigliamo ai nostri genitori. In un mestiere pubblico riconoscibile, ci sono vantaggi e svantaggi. Certo, non c’èmai un’imitazione. Semmai un naturale proseguimento. Mi pare normale.

Si ètrovato bene con una regista donna, sul set?
Speravo di girare un film con lei. Amo la sua dolcezza sognante ma determinata, sa quello che vuole.Ha amalgamato cinque attori diversissimi. Valeria Golino, passata per Hollywood e tornata in Italia maturando come donna e svelandosi regista di talento. Luigi Lo Cascio, sempre alle prese con ruoli serissimi e qui finalmente libero di mostrarsi simpatico, s’è tolto una bel-la zavorra... Micaela Ramazzotti ci ha stupito con un monologo pazzesco, interpreta un animale quasi indomabile. Rocco Papaleo, che lavora tantissimo, forse troppo, gliel’ho anche detto, ma che qui doveva assolutamente esserci, perche èperfetto. E poi ci sono io. Lavorare con Francesca, insomma, èstato il coronamen- to di un sogno, come mi capitòcon Nanni Moretti e Caos calmo.

Possiamo parlare di una commedia all’italiana?
Per anni si èequivocato sul termine, definendo così film che piacevano un po’ a tutti e non davano fastidio a nessuno. La vera commedia all’italiana, invece, era l’esatto contrario: non piaceva a tutti e irritava molti. Qui Francesca prende in giro quella certa sinistra col maglioncino di cashmere, autoreferenziale, chiusa in un piccolo mondo dorato che non esiste piu...

E’ il personaggio di Lo Cascio. Uno snob rosicone, represso, con la puzza sotto il naso.
Appunto, quel “certo” modo di una “certa” sinistra italiana, che io non ho mai frequentato, di ritenersi superiore. Ma rispetto a chi? A che? Èquello che ha distrutto un’idea politica... E il bello è che, a fare questo discorso, èuna regista di sinistra.

Lei politicamente oggi come si colloca?
Non mi sento rappresentato. Movimento Cinque Stelle? Non voteròmai per chi urla, anche se sono d’accordo con lui. Il Pd? Non è piu un partito di sinistra. Alle ultime elezioni ho votato Tsipras. Ho letto il programma, era il piu vicino alle mie idee.

E Matteo Renzi? Non la convince?
Mi piacque all’inizio. Il fatto che Massimo D’Alema fosse furioso mi parve un ottimo segnale. Mi attirava la sua energia, il pragmatismo, quel suo andare controtendenza rispetto a una politica italiana che impaluda tutto, dove alla fine non capisci niente ed esce fuori il “Paese della Super- cazzola”. Ma poi non ho piùamato il Renzi dei continui annunci, delle promesse per placare gli animi. Alla fine si stava meglio quando si stava peggio, col mondo diviso a meta. I comunisti che mangiavano i bambini e i fascisti...

In questo film si piccona l’ipocrisia della famiglia italiana, quel nascondere nel nome del perbenismo.
Sono scandalizzato che si stia, in Italia, ancora a discutere sul diritto delle persone dello stesso sesso di sposarsi. Se anche gli omosessuali vogliono infognarsi nell’inferno quotidiano della famiglia, perche non offrire loro questa possibilità...

Parla lei, che ha un’unione felice...
Mi ritengo fortunatissimo. Da 22 anni vivo con una donna che almeno si finge ancora interessata a ciò che dico. Io sono tuttora interessatissimo. La vita èfatta di incontri.

E con suo figlio Leo?
Si rende conto di essere anche lui fortunato, ringrazia sempre e comunque tutti; mi riempie di orgo- glio per questo.

A febbraio compie cinquant’anni. Cambieràqualcosa?
Ho deciso di lavorare meno scegliendo di piu. Sono sempre stato ipercinetico e iperattivo. Saròsu Raiuno a marzo con la ripresa di Una grande famiglia. Affronteròdue mie regie teatrali, Qualcuno volo sul nido del cuculo per il Teatro Bellini di Napoli e a settembre La pazza della porta accanto, un testo di Claudio Fava su Alda Merini con Isabella Ragonese protagonista. E poi c’e il mio nuovo incarico di ambasciatore di buona volontà per Unhcr - l’Alto commissariato delle nazioni unite che si occupa dei problemi per i rifugiati. Con il direttore della fotografia Federico Schlatter e il fonico Marco Grillo gireremo un documentario sugli artisti nelle zone di guerra. L’ho detto, voglio scegliere. Fare meno come persona, come attore. Ho persino smesso di fumare. Rivoluzione nella mia vita, a cinquant’anni.