Piergiorgio Odifreddi, la Repubblica 11/1/2015, 11 gennaio 2015
SE IL NUMERO CHE VALE DI PIÙ È LO ZERO
È uscito il nuovo romanzo di Umberto Eco, Numero zero , ma purtroppo non parla di numeri. Anche perché i numeri sono già così interessanti di per sé, che non richiedono invenzioni letterarie per diventarlo. E i numeri sono interessanti non soltanto collettivamente, come classe, ma anche singolarmente, come individui.
Si può addirittura dimostrare facilmente, per assurdo, il teorema che “tutti i numeri sono interessanti”. Supponiamo infatti che l’enunciato sia falso: allora esisterebbero dei numeri non interessanti, e il più piccolo sarebbe molto interessante, in quanto “più piccolo numero non interessante”. Poiché questa è una contraddizione, l’enunciato non può essere falso, e dunque dev’essere vero.
Benché tutti i numeri siano interessanti, qualcuno lo è più di altri, e il più interessante di tutti è forse proprio il numero zero. Il quale, benché sia il primo della lista, è anche l’ultimo arrivato, essendo stato scoperto, o inventato, soltanto verso gli inizi della nostra era da Indiani e Maya. E il suo interesse risiede anche nell’essere una versione matematica del silenzio letterario, del vuoto fisico e del nulla filosofico. Benché sia un numero come tutti, lo zero si usa nei countdown (“ due, uno, zero”) ma non nelle enumerazioni crescenti.
Eccetto che per i prequel quali i “numeri zero” dei giornali, come d’altronde Eco ben sapeva.
Piergiorgio Odifreddi, la Repubblica 11/1/2015