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 2015  gennaio 11 Domenica calendario

“FONDAMENTALISTA SÌ. MA DELLA PACE”

[Intervista a Vauro] –
Vauro oltre a disegnare da sempre ha ormai un ruolo anche da polemista e opinionista. Soprattutto per la sua presenza fissa a Servizio Pubblico. E proprio nel programma di Michele Santoro, l’altra sera, indossava la maglietta con sopra scritto “Je sui Charlie”. “Ma come?” ha scritto ieri Il Giornale, Vauro non è quello che criticava Charlie Hebdo proprio per le sue vignette su Maometto?”. Le sue sono “lacrime di coccordrillo”. Vauro oggi risponde al quotidiano di Alessandro Sallusti con la vignetta che pubblichiamo in prima pagina: una matita fumante.
Quindi rivendichi tutto?
Siamo oltre il fondamentalismo religioso, siamo al ‘fondamentalismo vignettistico’. Ma pare che non si possano più criticare nemmeno le vignette.
L’accusa che ti viene mossa è l’ipocrisia.
Questi fondamentalisti non capiscono la differenza tra una critica e una raffica di mitragliatrice. I vignettisti non sono arruolati in nessuna guerra e possono criticare le vignette. Il pezzo contestato è uscito più di nove anni fa e non citava Charlie ma le vignette danesi. Sarò libero di considerare quei disegni diversi dalla satira? Mica sono andato a mitragliare i danesi. Che pensi di Charlie Hebdo?
Ci sono tantissime cose di Charlie che non mi sono piaciute. Come in qualsiasi giornale. A me non piace Forattini , ma mica voglio che sia sgozzato.
Come ti spieghi questo tipo di attacchi?
Non penso ci siano complotti, ma questi attacchi si ripetono da sempre e a volte contraddicendosi: ero uno sciacallo quando ho fatto le vignette su L’Aquila, poi si è visto chi rideva. Sono stato definito antisemita per la vignetta su Fiamma Nirenstein e ora sono un vigliacco perché non faccio le vignette su Maometto. Ma la causa di questo, al fondo, credo siano le posizioni molto nette che ho preso sulla questione palestinese.
Posizione ormai molto nota così come la tua collocazione di sinistra e antifascista. Che effetto ti fa vedere il Marais, il quartiere ebraico di Parigi, chiuso?
Qualsiasi voce venga chiusa mi fa un pessimo effetto. Non mi piace il clima da guerra dentro le nostre vite, mettere l’uno contro l’altro, la fine del ragionamento e del dialogo. Gli integralisti nostrani sono paragonabilissimi a quelli islamici. Per fortuna non hanno il kalashnikov.
Di chi parliamo?
Ho sentito uno stanco Giuliano Ferrara gridare: ‘Coglioni non avete capito che questa è la guerra santa!’. Vedo che la Santanchè vuole editare in Italia Charlie. Credo che questo sia un insulto e penso che loro, consapevolmente o no, siano conniventi con il terrorismo perché spargono un clima di terrore e creano il terreno alla guerra.
Qual è la tua alternativa?
Rivendicare la laicità, la libertà di pensiero, la capacità di dialogo, un’empatia con ‘l’altro’, con chi si può pensare sia diverso.
Ma questo, dicono, è buonismo.
Meglio il buonismo che il cattivismo della guerra. Io voglio dichiararmi un fondamentalista, ma della pace.
Cosa pensi di questo terrorismo?
Guerra e terrorismo sono sinonimi, nessuno dei due giustifica l’altro. Quando si apre il vaso di Pandora della violenza con l’assurda idea di regolarla, si ottiene questo. I terroristi sono dei criminali così come è criminale chi fa la guerra. Abbiamo fatto la guerra in Iraq e metà di quel territorio è dell’Isis. C’è un proverbio afghano che ho imparato là: la tigre si può cavalcare ma poi la tigre va dove vuole.
Hai qualche speranza, un po‘ di ottimismo?
Sì, vedere la Francia che in mezzo a tutto questo sta riscoprendo la laicità e la tolleranza mentre noi andiamo di nuovo alle crociate.
Manifesteresti oggi con Merkel e Renzi a Parigi?
No, quella è l’altra fiera dell’ipocrisia. Questa gente odia la satira e non ha mai fatto molto mistero di questo. Per fortuna che in Italia la satira si fa e non chiediamo il permesso a loro.
Salvatore Cannavò, il Fatto Quotidiano 11/1/2015