Corriere della Sera 11/1/2015, 11 gennaio 2015
Tra gli esperti del settore sta diventando ormai una certezza: i giovani medici sono sempre meno attratti dal «mestiere» di chirurgo dei trapianti e già si temono i contraccolpi della difficoltà di garantire un ricambio adeguato
Tra gli esperti del settore sta diventando ormai una certezza: i giovani medici sono sempre meno attratti dal «mestiere» di chirurgo dei trapianti e già si temono i contraccolpi della difficoltà di garantire un ricambio adeguato. «I giovani che vogliono fare chirurgia sono già pochi — denuncia Franco Citterio, presidente della Società italiana dei trapianti — . Quelli che vogliono dedicarsi ai trapianti poi sono pochissimi, perché la nostra è una vitaccia e richiede notevole disponibilità e sacrificio. Operiamo pazienti molto complessi, in situazioni complicate. È una chirurgia difficile. In cambio, siamo trattati esattamente come i dermatologi. I trapianti sono sempre stati visti come un fiore all’occhiello, ma non sono mai stati sistematicamente favoriti e incentivati». Conferma Alessandro Nanni Costa: «Il personale chirurgico dei Centri trapianto è in calo. I giovani non vogliono fare questa attività, perché è di precariato ed è difficile. Ci sono problemi proprio nel numero delle équipe: in sostanza nel 2014 meno persone sono state più efficienti e hanno fatto più numeri nel sistema trapianti. Questa però è una rete di eccellenza: vogliamo stabilizzarla?».