Danilo Taino, Corriere della Sera 11/1/2015, 11 gennaio 2015
Dal punto di vista demografico, la popolazione di religione musulmana non sta per conquistare il mondo o l’Europa
Dal punto di vista demografico, la popolazione di religione musulmana non sta per conquistare il mondo o l’Europa. È però quella che cresce di più a livello globale, con un aumento annuo dell’ 1,5% , contro lo 0,7% della popolazione non musulmana. La differenza nel tasso di crescita è una ragione strutturale della «dinamicità» – in negativo e in positivo – dell’Islam in questi tempi. L’analisi più approfondita di queste tendenze è stata realizzata dal Pew Research Center (americano) nell’ambito del progetto Forum on Religion and Public Life. Il primo dato interessante riguarda la curva demografica della popolazione musulmana: nel 1990 si trattava di 1,1 miliardi di persone, il 19,9% del totale degli abitanti della Terra; nel 2010 il numero saliva a 1,6 miliardi , il 23,4% del totale; e sulla base degli andamenti demografici attuali i musulmani saranno 2,2 miliardi nel 2030 , cioè il 26,4% della popolazione mondiale. I rapporti numerici tra sunniti e sciiti dovrebbero rimanere stabili, nei prossimi vent’anni: come oggi, tra l’87 e il 90% dei musulmani sarà sunnita (attorno ai due miliardi nel 2030 ) e il 10-13% sciita. La distribuzione geografica dell’Islam invece cambierà. Il Paese con più musulmani oggi è l’Indonesia (205 milioni) che nel 2030 sarà però superata dal Pakistan, che ne avrà 256 milioni. Oggi, il 62,1% dei musulmani vive nella regione Asia-Pacifico ma nel 2030 questa quota scenderà al 59,2%; salirà invece la quota degli islamici che vivono nell’Africa subsahariana, dal 15 al 17,6%. In Europa, oggi vive il 2,7% del totale dei musulmani e Pew prevede che la percentuale non cambierà. Ciò significa, però, che nel Vecchio Continente i musulmani passeranno da 44 a 58 milioni, cioè dal 6% della popolazione del 2010 all’ 8% del 2030 . Con quote che in alcuni Paesi saranno piuttosto significative. In Italia i musulmani raddoppieranno: da 1,6 milioni (2,6% della popolazione) a 3,2 milioni (5,4%). In Francia passeranno dal 7,5 al 10,3% (6,9 milioni). In Belgio dal sei al 10,2% . In Gran Bretagna dal 4,6 all’ 8,2% . In Germania dal cinque al 7,1%. Non un ribaltamento demografico totale. Una chiara crescita relativa, però: che dovrà trovare risposte politiche.