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 2015  gennaio 11 Domenica calendario

Gli Stati Uniti (oltre all’India) sono l’unica democrazia dove proliferano le dinastie politiche

Gli Stati Uniti (oltre all’India) sono l’unica democrazia dove proliferano le dinastie politiche. Alle prossime elezioni presidenziali del 2016 mancano meno di due anni e sia i democratici che i repubblicani sono alla ricerca del candidato che possa avere maggiori possibilità di successo. Mentre Hillary Clinton, diventata nonna, si prepara a tornare in pista per i democratici, Jeb Bush, viene incoraggiato dal fratello maggiore, l’ex presidente George W. a tentare l’avventura, buttandosi nella mischia, per ottenere la nomination da parte dei Repubblicani. Ci vuole spiegare la ragione per la quale negli Usa sono ricorrenti le dinastie politiche? Teresiana Eliodeni terry420@hotmail.it Cara Signora Eliodeni , I l problema non è esclusivamente americano. La famiglia è ovunque il luogo dove si trasmettono, da una generazione all’altra, esperienze, competenze, ambizioni, amicizie. In alcuni casi, come nella Roma papale del Rinascimento, il fenomeno è definito nepotismo, ma vi sono anche circostanze in cui la provenienza da una stessa famiglia rappresenta una garanzia. Può sorprenderci che questo accada in un Paese democratico dove tutti gli uomini, secondo la sua Costituzione, «nascono eguali», ma ci sorprenderebbe meno se ricordassimo che negli Stati Uniti vi è sempre stata, sin dalla loro fondazione, una aristocrazia della politica e degli affari. Alla Casa Bianca il primo esempio è quello di John Adams, successore di Washington dal 1797 al 1801 e padre di John Quincy Adams, sesto presidente dal 1825 al 1829. Vi saranno molto più tardi, tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, due Roosevelt, Theodore e Franklin Delano. Appartenevano entrambi a quel gruppo di olandesi che si erano installati a Manhattan prima dell’arrivo dei coloni inglesi, ma erano lontani cugini. La terza dinastia, quella dei Kennedy, è la più nota e la più sfortunata. Comincia con il padre Joseph, ambasciatore degli Stati Uniti a Londra prima della Seconda guerra mondiale, e continua con il figlio John, eletto alla presidenza, nel 1960, assassinato a Dallas nel novembre 1963. E vi sarebbe stato forse un secondo Kennedy alla Casa Bianca se Robert non fosse stato ucciso a Los Angeles nel giugno del 1968 durante la sua campagna elettorale. Anche il fratello Edward, senatore dal 1962 sino alla morte nel 2009, aveva ambizioni presidenziali, ma portava sulla coscienza il ricordo di un brutto incidente automobilistico in cui la sua giovane compagna aveva perduto la vita. Nelle primarie del suo partito per le elezioni presidenziali del 1980, dovette cedere il passo a Jimmy Carter. Il caso più recente è il più spettacolare. Se Hillary Clinton e Jeb Bush verranno scelti dalle Convenzioni dei loro rispettivi partiti, saliranno sul ring la moglie di un presidente e il figlio di Bush senior, al tempo stesso fratello del successore di Clinton; entrambi accompagnati da un gran numero di famigli e scudieri delle due casate. Mi sono limitato alla Casa Bianca, ma le dinastie esistono anche nelle città e negli Stati Uniti, da quella dei Dailey, sindaci di Chicago, con un intervallo, dal 1955 al 2011, a quella dei Cuomo, Mario e Andrew, governatori dello Stato di New York dal 1983 ai nostri giorni.