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 2015  gennaio 11 Domenica calendario

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA

Si discute sui tempi ma non sulla sostanza. Secondo l’estroverso sindaco Boris Johnson «raggiungeremo il picco degli 8,6 milioni di residenti nel 2016». Invece, secondo il gruppo di studio di «First London», l’associazione indipendente di studio che lo affianca nel progettare il futuro economico e sociale londinese, il traguardo con il record di abitanti sarà tagliato già in febbraio (previsione ripresa dal Financial Times ).
Cambia poco. Londra sta per superare i livelli demografici toccati nel 1939. Alla vigilia della seconda guerra mondiale la città si riempiva perché era in piena fase di industrializzazione e c’erano migliaia di fabbriche che assumevano operai. Oggi il trend, dopo il decremento dei decenni successivi, è ritornato in salita vertiginosa. E per ragioni diverse.
L’architetto sir Terry Farrel, quello che ha disegnato sul Tamigi la nuova sede del servizio segreto di James Bond (ripresa in fiamme nell’ultimo Skyfall ) sostiene che negli ultimi cinque anni, il dopo crisi finanziaria, a Londra si sono insediate 500 mila persone. Che un altro milione lo farà da qui al 2025. Che nel 2030 i londinesi saranno più di 10 milioni. E nessuno lo discute. Le strategie urbanistiche della città, nero su bianco nel documento della municipalità «Homes for London», sono fondate proprio su tali numeri.
Ciò che attrae di Londra, lo rivelano tutte le ricerche, sono la sua «ingegnosità» nel reinventarsi per competere con gli «hub» di ricchezza orientali (Singapore, Shanghai, Tokyo), la sua apertura alla cultura, al turismo, al business, alla innovazione tecnologica, poi la sua internazionalità che assorbe cervelli di ogni continente e investimenti. Non è un caso che, nella classifica (del 2012) con le percentuali più alte di laureati, sia al primo posto mondiale (il 53% della popolazione ha il titolo in tasca, poi Stoccolma con il 44 e San Francisco con il 43).
Attrae professionisti perché li fa inventare e creare. E non ci sono soltanto la City, la finanza, le banche, immagine vera ma scontata. Per andare oltre il crollo del 2008 Londra ha puntato su servizi e tecnologie. Il turismo ha generato 200 mila posti di lavoro. L’hi-tech con le sue start-up conta ora 382 mila addetti (15 mila meno di San Francisco che ne ha 397 mila compresa la mitica Silicon Valley). Oggi, dichiara soddisfatto Boris Johnson, Londra vale il 21,6 per cento (238 miliardi di sterline, 300 miliardi di euro) del Prodotto interno lordo britannico. Con questa dinamica nel 2025 sarà la sesta città al mondo, ma la prima in Europa, per il pil (in testa Tokyo, New York, Shanghai, Los Angeles e Pechino). E la sesta (ma sempre prima in Europa) per numero di famiglie con reddito superiore ai 20 mila dollari (qui compare Milano al 24° posto). Che cosa sarebbe il Regno Unito senza la sua capitale?
La fotografia economica e demografica è straordinaria ma con molte contraddizioni. Il ceto medio si sposta nella cintura esterna. Ma arrivano ricchi e super ricchi. Così il disegno della città muta. Per sostenere la sua esplosione Londra ha bisogno di costruire 42 mila unità abitative all’anno (lo spiega il piano della municipalità). Un immenso cantiere dal centro fino alla cintura verde: 195 mega progetti (e 236 nuovi edifici sopra i venti piani) sono già in fase di realizzazione, quello di «One Nine Elms», riva sud del Tamigi a ridosso della sede de servizio segreto, prevede 18 mila residenze. I prezzi della case sono alle stelle, ben oltre i livelli (40% in più) del periodo pre-crisi. È la Londra dei record. Quella che però allontana il 28 per cento delle sue famiglie povere.
Fabio Cavalera
@fcavalera