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 2015  gennaio 11 Domenica calendario

LA CADUTA DELL’«EROE» PETRAEUS «RIVELÒ ALL’AMANTE FILE TOP SECRET»

DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK Da «eroe» di due guerre, Iraq e Afghanistan, che molti già vedevano proiettato verso la Casa Bianca sulle orme del generale Eisenhower, a imputato che rischia l’incriminazione e la galera per aver dato informazioni top secret alla sua amante, Paula Broadwell, quando era capo della Cia.
Sembra non avere fine la caduta negli inferi del generale a quattro stelle David Petraeus: una caduta iniziata poco più di due anni fa, il 10 novembre del 2012, quando l’uomo che aveva comandato le operazioni militari americane tanto in Afghanistan quanto in Iraq fu costretto a dimettersi dalla guida dei servizi segreti per quello che all’inizio sembrò solo uno scandalo a sfondo sessuale.
L’Fbi inciampò quasi per caso in una vicenda che si rivelò ben presto esplosiva, quando i «federali» ricevettero la denuncia di un’intima amica di Petraeus, Jill Kelley, che aveva avuto minacce anonime via email per la sua relazione col generale. Gli investigatori risalirono facilmente alla Broadwell, funzionaria della Difesa e autrice di un libro su Petraeus. Paula, che aveva frequentato per anni il generale durante la preparazione del suo saggio, ammise di avere avuto con lui una relazione e consegnò agli inquirenti i suoi computer.
All’atto delle dimissioni, Petraeus ammise la relazione, autoaccusandosi: «Ho dimostrato un’estrema mancanza di giudizio visto che sono sposato da 37 anni».
Obama, rieletto da appena tre giorni e già in piena tempesta, cercò di chiudere il caso rendendogli l’onore delle armi e rassicurando al tempo stesso l’America: il generale, disse, non ha rivelato segreti «che possano in alcun modo avere un impatto negativo sulla sicurezza nazionale. Gli Usa sono più sicuri grazie allo straordinario lavoro fatto da Petraeus negli anni passati. Spero che lui e la sua famiglia riescano a lasciarsi alle spalle un incidente che resterà come una semplice nota a piede di pagina nella storia di una carriera straordinaria».
Ma due anni dopo quella nota è diventata un macigno che rischia di portare all’arresto dell’uomo che nel 2007 in Iraq e nel 2010 in Afghanistan guidò la controffensiva Usa contro Al Qaeda e i talebani.
Obama aveva giudicato Petraeus non colpevole perché l’indagine del Pentagono non era approdata a nulla, e infatti era stata chiusa poco dopo le dimissioni del generale. Ma quella dell’Fbi è andata avanti e dall’esame dei computer della Broadwell è venuto fuori che l’amante del generale era in possesso di molti documenti classificati.
Petraeus (che dopo le dimissioni si è dato alla carriera del conferenziere ed è diventato partner di KKR, il gigante del «private equity») ha negato di essere stato lui a fornirli, ma gli investigatori federali sono convinti del contrario. Sono certi di avere prove sufficienti e hanno chiesto al ministro della Giustizia, Eric Holder, di incriminare formalmente il generale.
Holder, che dipende direttamente dal presidente Obama, ha preso tempo: l’esplosivo dossier giace da più di un mese sul suo tavolo. Un tentativo di evitare un processo dirompente raggiungendo un accordo extragiudiziale è fallito per il rifiuto del generale di accettare un patteggiamento che implicherebbe comunque un’ammissione di colpevolezza.
La Casa Bianca sta ancora cercando di disinnescare il caso, ma il rinvio delle decisioni sta irritando sia gli investigatori che i difensori del generale. Al Federal Bureau of Investigation fanno notare che fin qui Obama ha seguito la linea dura con chi rivela segreti di Stato e aggiungono che funzionari di grado più basso sono stati incriminati per molto meno delle colpe che vengono attribuite a Petraeus: se non venisse perseguito si creerebbe una situazione ingestibile.
Sull’altro fronte il senatore repubblicano John McCain, che ha sempre parlato di David Petraeus come di un vero eroe americano, chiede che vengano cancellate le ombre sostenendo che il Paese ha bisogno dei lucidi consigli del generale.
M. Ga.