10 gennaio 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - CHARLIE HEBDO IL GIORNO DOPO
REPUBBLICA.IT
PARIGI - Parigi il giorno dopo i due sanguinosi blitz contro gli è una città ancora sotto shock, dove si disseminano le voci e gli allarmi incontrollati. Alla paura che ancora domina tutto il Paese e alla caccia a Hayat Boumeddiene, compagna del terrorista ucciso nel blitz al supermarket kosher, si associa il desiderio di risollevarsi, e la pressione dell’onda montante della solidarietà - con la preparazione della manifestazione di domani a Parigi che si preannuncia oceanica e con la partecipazione dei maggiori leader europei. La partenza dovrebbe essere alle 15 da Piazza della Repubblica, l’arrivo a Place de La Nation. Almeno 1.350 uomini saranno dispiegati in città per garantire la sicurezza del corteo. Marine Le Pen non sarà a Parigi, ma marcerà a Beaucaire, una cittadina provenzale di 16mila abitanti dove il sindaco, aderente al Front National, ha organizzato una marcia per gli attentati di Parigi. La scelta, spiega il partito di estrema destra, è una "risposta politica" all’"esclusione" di cui è vittima il Front National, che non è stato invitato alla grande marcia repubblicana di domani nella capitale francese.
Boumeddiene forse in Siria. È caccia a Hayat Boumeddiene, 26 anni, compagna di Amedy. Secondo la radio Europe 1, che cita informazioni confidenziali, la donna non si troverebbe in Francia, ma in Siria, dov’è arrivata nei primi giorni di gennaio dalla Turchia. La compagna di Amedy Coulibaly, spiega la radio, ha preso il 2 gennaio un volo Madrid-Istanbul in compagnia di un francese noto ai servizi di sicurezza. Aveva un biglietto per il volo di ritorno il 9 gennaio, ma non si sarebbe presentata all’aeroporto. Anche la radio Rtl, citando fonti proprie, conferma l’informazione, aggiungendo che la Boumeddienne sarebbe stata vista attraversare la frontiera turco-siriana l’8 gennaio.
Durante le lunghe ore dell’assedio al supermercato kocher, si era parlato dell’azione di un uomo e di una donna, identificati successivamente in Amedy Coulibaly e la Boumeddienne. Al telefono con l’emittente francese Bfm-tv, Coulibaly si era detto affiliato allo Stato Islamico e aveva minacciato di uccidere tutti gli ostaggi se fosse stato torto un capello ai fratelli Kouachi, barricati in una tipografia di Dammartin en Goele, 40 km da Parigi, dalle prime ore del mattino. Dopo il blitz delle teste di cuoio, scattato in contemporanea in entrambe le critiche situazioni, mentre un video catturava il momento in cui Coulibaly si lanciava arma in pugno contro gli agenti finendo crivellato, Hayat "non figura tra le persone decedute o ferite" nel negozio. La presenza della donna sul luogo in realtà non è mai stata accertata. Fonti giornalistiche ieri hanno riportato che la donna sarebbe riuscita a fuggire confondendosi tra gli ostaggi scappati dal negozio dopo il blitz.
La giovane si era convertita all’Islam nel 2009, quando aveva conosciuto Coulibaly. Per lui aveva lasciato un lavoro da cassiera e aveva indossato il velo integrale, come testimoniano le foto della coppia. Insieme erano andati a vivere a Bagneux, a sud di Parigi, non lontano dalla zona di Montrouge dove giovedì mattina, il giorno dopo la strage a Charlie Hebdo, Coulibaly ha freddato una donna poliziotto a colpi di kalashnikov. Hayat era stata interrogata dall’antiterrorismo nel 2010 durante il processo al suo compagno, implicato in un piano per l’evasione del terrorista algerino Smain Ait Ali Belkacem, condannato all’ergastolo per gli attentati del 1995. Davanti agli inquirenti, Hayat aveva giustificato gli attentati di Al Qaeda ricordando "gli innocenti uccisi dagli americani".
Ora per le autorità Hayat è certamente in fuga, probabilmente armata. Si è scoperto che Hayat Boumeddiene nel corso del 2014 ha avuto oltre 500 contatti telefonici con Izzana Hamyd, moglie di Cherif Kouachi, che è in stato di fermo da mercoledì. I legami, definiti "costanti e consistenti" dagli inquirenti, tra i fratelli Kouachi e Amedy Coulibaly, passavano evidentemente anche attraverso le loro compagne. Di vita e di jihad.
Ricostruendo i legami tra i protagonisti dei tre giorni più lunghi per la sicurezza in Francia, le autorità giudiziarie hanno inoltre arrestato 13 persone vicine ai fratelli Kouachi. E secondo la Procura, dell’ambiente familiare del minore, Cherif, fanno parte "terroristi jihadisti, attualmente in Siria e Yemen".
Migliaia in strada anche oggi. Ma intanto già oggi in molte città i francesi sono scesi in piazza. Sono 700.000 le persone che hanno partecipato ai primi cortei. Lo ha reso noto il ministro dell’Interno Bernand Cazeneuve. Tra i centri dove si è registrata la maggiore partecipazione: Tolosa, con 80.000 persone; a Pau, nel sud-ovest, sono 40.000; 30.000 a Nantes; in 22.000 hanno manifestato a Orleans, nel centro della Francia, e altri 23.000 a Nizza, nel sud-est, e 20.000 a Besancon.
Strage Charlie Hebdo, Francia in piazza tra rabbia e dolore
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Allarmi continui. Gli allarmi continuano a susseguirsi, così come le smentite. Il Crif, organizzazione-ombrello della comunità ebraica francese, ha rilanciato in un tweet la segnalazione di una sparatoria davanti alla sinagoga di rue Clovis Hugues, localizzata proprio in quel 19mo arrondissement dove a metà dello scorso decennio agiva la cellula della "filiera irachena" che reclutava aspiranti jihadisti e di cui fece parte Cherif Kouachi, uno dei due fratelli protagonisti del massacro alla redazione di Charlie Hebdo. Poco dopo, la stessa Crif ha annunciato che si è trattato di un falso allarme: secondo fonti di polizia riprese dai media francesi, erano solo petardi. Come pure un falso allarme è scattato a Disneyland Paris, per una donna che in un albergo ha urlato di essere Hayat Boumeddine, la compagna in fuga del terzo terrorista della cellula, Amedy Coulibaly. Era uno scherzo, la donna è stata fermata dalla polizia. Episodi che spiegano bene quale atmosfera di allerta continua si respiri in Francia il giorno dopo i blitz che hanno eliminato la minaccia immediata degli assassini di Charlie Hebdo, ma non hanno allontanato la paura del nemico nascosto in casa.
Massima sicurezza. Imponenti misure di sicurezza sono in preparazione per la grande manifestazione di domani, quando nel centro di Parigi il popolo francese avrà al suo fianco, tra gli altri, Angela Merkel, David Cameron, Matteo Renzi, Mariano Rajoy e Petro Poroshenko per una grande espressione di unità, identità e solidarietà. Significativa la presenza del premier turco Ahmet Davutoglu. Il presidente francese Francois Hollande, che ieri si è rivolto in tv alla nazione, ha incontrato in mattinata i membri chiave del governo francese per individuare le misure da adottare perché nel Paese non si ripetano gli attacchi terroristici che per tre giorni hanno tenuto in scacco la sicurezza fino all’epilogo di ieri, quando i blitz delle teste di cuoio hanno posto fine alla minaccia dei fratelli Kouachi e di Amedy Coulibaly. Per domani saranno prese "misure del tutto eccezionali, ha detto il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve: per l’evento sono mobilitati 2000 poliziotti e 1350 militari, a Parigi e nella regione limitrofa.
IL LIVEBLOG
Presenti al vertice il premier Manuel Valls, i ministri della Difesa Jean-Yves Le Drian, dell’Interno Bernard Cazeneuve, della Giustizia Christiane Taubira e della Cultura Fleur Pellerin, oltre a rappresentanti dei servizi di sicurezza. Il governo ha deciso di confermare ancora per il fine settimana il massimo livello di allerta antiterrorismo del piano Vigipirate in tutta la regione di Parigi, l’Ile-de-France. Al termine della riunione ha parlato il ministro dell’Interno Cazeneuve: "Vogliamo mantenere l’alto livello di vigilanza del governo. Siamo esposti a rischi. È importante che il programma Vigipirate (il dispositivo di sicurezza antiterrorismo) sia rafforzato. Manteniamo tutti i dispositivi degli ultimi giorni, anzi li stiamo rafforzando nei confronti di alcune istituzioni e luoghi di culto. È stato deciso un primo dispiegamento di mezzi supplementari di 300 militari e affineremo il dispositivo". Poi, riguardo alla marcia per la Repubblica di domani, il ministro ha garantito che "sono state prese tutte le misure perché la manifestazione si svolga nelle condizioni di sicurezza necessarie. Tutti i dispositivi sono stati presi. Ma il dettaglio si avrà questo pomeriggio".
Emergenza permanente. Con la morte degli assassini si è chiuso il capitolo di sangue aperto mercoledì scorso con l’irruzione a Charlie Hebdo, non quello di una emergenza percepita ora come permanente. Per la prima volta dalla seconda guerra mondiale, nella grande sinagoga di Parigi venerdì sera non si è tenuta la funzione per lo Shabbat. La sinagoga ieri era stata evacuata dopo che Amedy Coulibaly era entrato in azione, verso mezzogiorno, entrando arma in pugno in un supermarket kosher di Porte de Vincennes, sud di Parigi, uccidendo subito quattro persone e prendendo 16 ostaggi, poi usciti indenni dall’incubo.
Paura di nuovi attacchi. Aleggia la paura di nuovi attacchi, dell’azione di quanti fanno parte della rete del terrore che ha espresso personaggi come Cherif e Said Kouachi e Amedy Coulibaly, riconducibili alla cosiddetta "filiera irachena" che intorno al 2005 arruolava potenziali jihadisti facendo base nel 19mo arrondissement parigino. Risuona la minaccia proferita in video da Harith al-Nadhari, figura di altissimo profilo di Al Qaeda nella penisola arabica, a cui i fratelli Kouachi si sono detti legati, di nuove azioni in Francia se l’Occidente non smetterà di attaccare l’Islam. "Voi non sarete al sicuro finché combatterete Allah, il suo messaggero e i credenti".
NEANCH’IO SONO CHARLIE
Non siete Charlie.
E neanche io.
Charlie ha espresso idee profondamente libere, e offensive per altre religioni.
Io no.
Voi no.
Voi siete quelli che si dichiarano laici e poi vanno a sposarsi in chiesa, perché mamma ci tiene.
Voi siete quelli che non vanno a messa ma il figlio lo fanno battezzare, perché si fa così. E poi lo mandate a catechismo.
O peggio, a messa ci andate.
Non siete Charlie.
Né io né voi abbiamo la libertà di Charlie, o il suo coraggio.
Noi viviamo in un paese in cui la libertà di espressione di Charlie non esiste.
E se la pensate diversamente, se credete che in Italia esista la libertà di espressione, andate a vedervi le classifiche sulla libertà di stampa.
Quello di Charlie, per cominciare, è un dramma che ha luogo in un paese laico.
Il vostro paese non lo è. Se foste Charlie, avreste fatto qualcosa in questa direzione.
Io non sono Charlie.
Perché il mio diritto di satira non l’ho mai esercitato in faccia a pericolosi integralisti.
E come me, nessuno dei miei colleghi.
Perché se fai la battuta sbagliata ci puoi anche lasciare la pelle. E noi alla pelle ci teniamo. Abbiamo il mutuo.
Non dite che siete Charlie, colleghi.
Che da noi ci sono i dieci comandamenti di Benigni. Non i dieci comandamenti di George Carlin.
Non dite che siete Charlie, gentile pubblico, che poi mi arrivano minacce di morte se dico in televisione che uno con il camper sta nei coglioni.
Da queste parti, uno come Charlie ce lo sogniamo.
Anche per questo siamo pronti a indossare il dolore altrui, sentirci paladini di una libertà che non abbiamo perché semplicemente non ce la siamo guadagnata. A noi è sempre andata bene così, siamo gente che prende volentieri le scorciatoie. Odiamo facile, sbandieriamo facile. Poi manifestiamo, cambiando foto del profilo.
Perché dico queste cose impopolari? Che non mi porteranno alcun giovamento? Perché in mezzo a tutto questo coro di sdegno, e improvviso falso coraggio, credo sia doveroso per rispetto verso Charlie, che qualcuno vi dica chiaramente:
-col cazzo che voi siete Charlie.