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 2015  gennaio 09 Venerdì calendario

UN CARABINIERE D’ALTRI TEMPI

Il luogotenente Alessandro Mazzanti, in altri tempi, sarebbe finito dritto dritto in copertina sulla Domenica del Corriere in un disegno di Achille Beltrame. Andava matto, il grande Beltrame, per le storie dei carabinieri. Il carabiniere che rischia la pelle per salvare un bambino da un cavallo imbizzarrito. Il tenente che, «disarmato, s’incontra sulle montagne di Burgos, nel Sassarese, col latitante Salis per indurlo a costituirsi». Il brigadiere che si cala legato a una corda in un crepaccio per tirarne fuori uno scalatore rimasto ferito cadendo nel baratro. La pattuglia che miracolosamente arriva in tempo per salvare un gruppo di emigranti siciliani clandestini rimasti sorpresi da una tempesta di neve sulle Alpi. E poi ancora carabinieri che mettevano fine agli incubi di questa o quella contrada abbattendo a fucilate ora un toro impazzito, ora un orso scappato da un circo, ora una tigre fuggita dallo zoo.
All’iconografia dei carabinieri generosi, salvatori, eroici, il Comando Generale dell’Arma dedicò quasi vent’anni fa un libro delizioso di Paolo di Paolo, Il carabiniere nell’immaginario popolare. Ricco per esempio di ex voto. Come una tavola del 1844 con un carabiniere che «con l’aiuto di un passante salva un devoto dalle acque». O quella del 1860 con un carabiniere che si precipita a soccorrere un uomo finito sotto le ruote di un carro. O ancora quella del 1898 che mostra un carabiniere che esce da una casa in fiamme con in braccio un bambino salvato dall’incendio.
Insomma, in altri tempi il nostro luogotenente Mazzanti della caserma di Vigonovo, in provincia di Venezia, avrebbe avuto diritto a uno spazio nell’iconografia degli eroi popolari. Perché, qualche notte prima di Natale, si è fatto davvero onore. Nel senso più antico e prezioso della parola. Quello un po’ smarrito in una società come la nostra sempre più distratta verso chi rischia la vita per quella degli altri.
Prendiamo la cronaca da La nuova Venezia firmata da Alessandro Abbadir. Dove si racconta di un appostamento notturno dei carabinieri nel tentativo di catturare il ladro che da settimane “succhiava” il gasolio dalle gru e dai caterpillar che stavano facendo dei lavori agli argini del Brenta.
A un certo punto, i militari «hanno visto una persona lungo l’argine del fiume che si dirigeva verso le autogru con in mano due taniche in plastica da 25 litri ciascuna e un tubo in gomma. L’uomo, dopo aver rubato il carburante, ha tentato di allontanarsi in bicicletta lungo le strade arginali, ma a quel punto i carabinieri sono usciti allo scoperto e si sono messi all’inseguimento del malvivente».

un grazie, presidente. Pare una cronaca da anni Cinquanta: «Il ladruncolo, resosi conto di non aver altra via di fuga, ha abbandonato a terra le taniche (con circa 50 litri di gasolio appena rubato) e la bicicletta, e si è gettato nel Brenta all’altezza della confluenza con il Naviglio. Ma la fuga ha rischiato di trasformarsi in tragedia. Il ladro, infatti, a causa della stanchezza e degli indumenti appesantiti dalle acque gelide, arrivato quasi a metà del letto del fiume, non è riuscito più a tornare indietro e ha cominciato ad annaspare. Poi, non riuscendo più a rimanere a galla, è scomparso nelle acque». A quel punto, prosegue Abbadir, «senza pensarci un secondo, il luogotenente Mazzanti ha deciso di intervenire. Si è tolto il giubbotto e si è gettato nel fiume. Ha lottato contro la corrente, il freddo e il buio ma alla fine è riuscito a individuare il ladruncolo ormai sott’acqua. L’ha afferrato e l’ha portato a riva, in salvo, dove i colleghi l’hanno tirato su. Quindi è risalito anche il militare».
In caserma, raccontano, i carabinieri gli hanno dato da bere qualcosa di caldo e dei vestiti asciutti. Poi, si capisce, gli hanno messo le manette.
«Hai rischiato la pelle per un ladro? Matto! Potevi lasciarlo annegare!», avrà detto qualcuno a Mazzanti. Scommettiamo, però, che quel carabiniere, la notte, dorme sogni sereni. Dirà che ha fatto solo il suo dovere: no, ha fatto di più. Ha ricordato a tutti, alla vigilia di Natale, che c’è ancora chi è capace di straordinari gesti di generosità. Gratuiti. E sarebbe bello se Giorgio Napolitano, prima di andarsene, lo chiamasse per dirgli: grazie.